martedì 10 aprile 2012

Quello che le groupies* non dicono.

*Groupie (dal dizionario di inglese) : "Ragazza che segue i gruppi nei concerti del tour". Il termine é qui usato nel suo esclusivo significato letterale.

Questa mattina si è rotto qualcosa. Ha avuto il suono di un sms. Il sapore salato di una lacrima sul labbro. Lo strascico brutale di un mal di testa orribile. E nemmeno così m'è stato subito chiaro.



“La fine del tour é il 2 Giugno al Calderón”, mi scriveva Celine, aggiungendo che i biglietti erano quasi sold out. Poi, all'ultima riga dello schermo del Nokia, chiedeva cosa io volessi fare. Anzi: peggio, chiedeva solo “andiamo?”. Domanda semplice, risposta diretta. I fronzoli, nell'urgenza, non sono affatto graditi. Ci ho messo meno tempo a motivarle il no con una scusa, che a spiegare a me stessa quel lieve fastidio.

Ché non c'entrava niente il fatto che fosse un festival, in realtá. Che i cinquanta minuti dell'esibizione di Dani non sarebbero stati sufficienti neanche a motivare il viaggio. Figuriamoci le file kilometriche fuori da uno stadio, indispensabili a vederlo un po' piú grande di un puntino. E certo, aveva detto che Cadiz non sarebbe stato l'ultimo; invece, come concerto vero, lo é. Aveva anche annunciato sorprese. Peró, no...non é nemmeno questo a farmi arrabbiare.

Il fatto é che ho ricevuto quell'sms, e la prima cosa che ho pensato é stata: “nooo, ancora?”. Mi sono sentita cadere nel baratro della pigrizia piú estrema, improvvisamente stanca come dopo una lunga maratona. Cercavo dentro me qualche frammento di motivazione. Di illusione. Di forza. Lo stretto necessario a non lasciare sola la mia amica. A fare quest'altra follia. A congedarci da una tappa della vita che, probabilmente, allo stesso modo non vivremo mai piú. Eppure, no...per una volta,non la sono riuscita a trovare. Non ne avevo voglia, questa era la triste veritá. Non avevo voglia di pianificare un altro viaggio in fretta. Di angosciarmi per giornate intere, chiedendomi se ne sarebbe poi valsa la pena. Di sopportare liti, sotterfugi, macchinazioni sottili. E poi aspettare un messaggio su twitter. Con il cuore in gola,come una ragazzina innamorata.

Sí, oggi s'é rotto qualcosa. L'ha fatto nel momento stesso in cui ho iniziato a chiedermi perché.



E m'é venuto in mente un video. L'avevamo girato fuori dalla Caja Mágica, laddove questo tour é cominciato. Io mi ero appena laureata. Avevo visto Parma scivolarmi via dal finestrino, il bagagliaio carico dei pacchi del trasloco. Mi lasciavo dietro molto piú dell'Universitá, dei tavolini del Dulcamara, delle notti fresche in Pilotta e del Fuori Orario dove andavo a ballare con Chiara. No. Io mi lasciavo dietro tutt' un pezzo di vita. E, alla resa dei conti, sapevo che non era passata, la sensazione che provavo quella sera. La sera in cui Laura si rendeva conto che non avrebbe mai dovuto dirmi di rinunciare ai leggings ed Eugenio provava a consolarmi dicendo che dovevo pensare prima a cercarmi il posto e il modo in cui essere felice. Poi, soltanto poi, cercare di conservare quella felicitá a tramite di un lavoro. Ho sempre pensato che fosse una delle cose piú sensate che mi fossero mai state dette. Ed é per questo che oggi quella serata ha assunto per me un tono catartico. Perché a volte penso che io, quella felicitá, sono andata piú o meno inconsciamente a cercarla corpo e anima in un tour. E forse, in fondo, l'ho fatto perché non sapevo cosa sarebbe stato della mia vita. Perché non volevo pensarci. Perché quella sensazione, quell'angoscia, l'idea di non riuscire a dare ordine al mio futuro...ecco, non é mai sparita. Ma io avevo bisogno di tapparla. Di non farci caso. Di proteggermi come avrei dovuto fare coi leggings in quella notte gelata. E allora, niente. Allora sono partita. Allora ho avuto l'idea di organizzare una stravagante consegna di premi fuori dalla Caja Mágica. Di girare un video.

Ed eravamo in tanti, dannazione. Eravamo una ventina di persone almeno. Amici che si ritrovavano, uniti dalla stessa passione. Dalla stessa volontá di godersi un'avventura , gioendo per le meraviglie che chiunque di loro potesse provare. Eravamo, al passato.

Ché oggi ripenso a quel gruppo e m'accorgo che non c'é piú. Al suo posto, solo rivalitá. Invidie. Odio pungente, tagliente, sottile. Odio ipocrita, di quello che fa piú male. Di quello che ti parlano alle spalle. Ti eliminano dagli amici di facebook. Ti tolgono il saluto senza che tu ne sappia la ragione. E quanto piú ti avvicini al cantante, allora tanto piú succede. E tra miriadi di sorrisi falsi inizi a chiederti dietro quale, davvero ,ci sia amore. Tra miriadi di baci sulle guance, ti cresce la paura folle che qualcuno arrivi al punto di metterti in cattiva luce addirittura con Dani.



Cambiano gli scenari, la lingua, il soggetto, e il Paese. Ma é dall'etá di quindici anni, ormai, che ci vivo in mezzo . Da piú di dieci anni, dannazione. Per meglio dire tredici, l'etá di un'adolescente che oggi scriverá a Dani di volere un figlio da lui. Sorrido, ma é un sorriso amaro. Com'é possibile, Dio mio? Com'é possibile che dopo tanto tempo, tutto ció abbia ancora il potere di rovinarmi tutto? Di togliermi un po' di voglia di andare ai concerti? Di soffocarmi letteralmente nell'orrore della perdita? Perché, davvero: se perdo questa passione, ormai, io perdo tutto. Io che non esco nei weekend, per risparmiare in vista del prossimo viaggio. Io che vorrei avere il tasto FF nella vita, per mandare avanti veloce le pause tra gli shows. Perché mi sembra cosí noiosa, l'esistenza in mezzo! Cosí priva di emozioni e di avventure! Cosí dannatamente piena di delusioni!

E poi ci sono i favoritismi. Le beneamine che vengono invitate a entrare in camerino. Ad assistere al soundcheck. Quelle che vanno ai concerti gratis mentr'io, essendo straniera, non posso nemmeno partecipare ai concorsi. Le piccole ingiustizie che – ironia della vita – sono la sola e unica cosa che riesce ancora a riunire il gran gruppo che eravamo. I piccoli fastidi che tutti avvertono e nessuno mai ha il coraggio di confessare.

Dovrebbe essere solo musica. Soltanto divertimento. Passione. Soltanto una strada verso la felicitá. Ma conto le volte in cui quello che l'attornia é riuscito a farmi piangere, e m'accorgo che son troppe per non porsi domande esistenziali.

L'altra sera, per qualche ragione, ho messo su una scala i miei incontri con Dani. L'osannazione pubblica di Madrid. Le dediche ai concerti. L'abbraccio prolungato di Zaragoza, con tanti baci impressi e la carezza dolce sulla guancia destra. Poi, lo sguardo di sorpresa ed entusiasmo con cui m'ha accolta all'incontro di Mallorca. L'altro elogio pubblico . L'abbraccio nel cui mezzo m'ha stretta un po' di piú. Il giorno in cui m'ha chiamata “cielo”. E poi, due giorni dopo, il modo in cui, imprevisto, m'ha detto “qué rica eres”. Barcellona, altra stretta dentro la stretta. Le piccole carezze circolari sulla schiena mentre chiacchierava. E infine Málaga...

Li ho pensati in ordine cronologico, e m'é sembrato che impercettibilmente la quantitá d'affetto che lui metteva in quegli abbracci sia andata progressivamente in calare. Poi ho capito che non era vero: lui non c'entra. E' solo il mio entusiasmo, quello che cala. E la cosa peggiore é che non é per la musica, né per i concerti, né (per niente!) per il suo modo di comportarsi con me. No, affatto. E' tutto il mondo attorno, come sempre. E' quello che le “groupie” non dicono. E' questa stanchezza dannata, che vorrei non essere di nuovo arrivata a provare.

Ho una voglia disperata del viaggio a Cartagena e Lorca. Perché voglio scoprire posti nuovi.Perché voglio assaggiare la paella fatta in casa da Inma mentre guardo il mare.  Perché confido, soprattutto, che riesca a chiarirmi le idee. Perché ho la sensazione che sará catartico almeno quanto la sera della mia laurea. E guardare fuori dal finestrino di un aereo, al ritorno, sará forse in un certo senso come dire addio a un'altra parte di vita. Anche se non ho ancora capito cosa faró domani.

4 commenti:

  1. c'è molta tristezza...c'è molta amarezza....ma forse è solo frutto del momento di passaggio che stai attravversando..la ricerca di un lavoro..ma soprattutto il sapere che il tour si fermerà per due anni...e il tuo inconscio,forse,non vuole dargli l'arrivederci...ecco perchè l'ultima data viene da te rifiutata.....
    non credo proprio che la passione ti lasciarà mai..e poi è il tuo essere buonabuona...dolce e sensibile a farti soffrire..tu non sgomiteresti mai per aggiudicarti un privilegio che ti dovrevve essere dovuto...ma this is the world of groupie!...non avvilirti..non abbatterti....
    un grosso bacio kittoso
    kit

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  2. Sei meglio di Freud!! Grazie Kit!! :)

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  3. ...poi mi racconterai tutto a voce! Quello che descrivi l'ho riscontrato anch'io...troppe volte...Noi che facciamo le cose genuinamente, con passione..verremo SEMPRE deluse. Beh, ti mando un bacione, di quelli tra amiche vere, e me ne vanto di avere un'amica che ha la stessa visione di un mondo che va vissuto, che ha capito "dove" sentirsi bene e non sopporta di non vivere la sua vita...A presto ;)

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  4. Essí, bisogna proprio che ce lo facciamo 'sto drink + chiacchierata ;) I need it! Besos Lauretta!! (Ah, e comunque sto giá molto meglio rispetto a quando ho scritto questo post. Ci tenevo a dirlo)

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