giovedì 17 maggio 2012

Lorca: molto piú che abbracci e canzoni.


(continua da qui)

“Ilaria, cómo estás?!”

Mi imprime due baci sulle guance, e al solito pare scontato dire che adesso “ bene”. M'hanno ascoltata, gli altri, quando la sua silouette é apparsa dietro i vetri opachi. Ormai, nel riconoscerla, ho raggiunto un livello di esperienza notevole. Cosí ora siamo qui, nella hall tanto grande quanto dispersiva di un albergo in toni freddi uguale a molti altri visti prima. L'emigrazione simultanea é avvenuta in tacito accordo. Un sms sul cellulare accompagna il mio aggrapparmi alle sue spalle. E, nonostante il caldo, i bicchieri mezzi pieni restano sul tavolino.

Sei un po' stanco di questo tour. Vero, Dani?”, azzarda il papá di Mar. Tra parentesi, l'unico ad essersi ricordato che quelle coca cole si dovevano anche pagare. Vabbé.

Un pochino, sí.”, ammette abbassando gli occhi, in un accenno di sorriso timido.
Si nota, sinceramente. Ma é normale, in fondo, é tanto tempo che va avanti”
E' che sono, quanto? Un anno e mezzo, ormai!”, si giustifica.
Quasi due anni”, non riesco a fare a meno di puntualizzare.
Ecco, sí, quasi due anni di tour, tanti kilometri, e iniziano a pesare”
Ti meriti un riposo. Fa' le cose con calma e ricarica le batterie”.

L'affermazione dell'uomo mi provoca un terremoto interno di consenso, approvazione e tristezza. So che deve finire. Dicevo anche di esserne quasi felice. Eppure, in quest'istante, vorrei non accadesse mai. E' a pochi metri da me, e vorrei soltanto dirgli che momenti come questo mi mancheranno un casino.

Adesso i miei piani sono di buttar fuori il disco nuovo per le feste di Natale del 2013”, ci informa. E, siccome non sono piú in grado di fingere un briciolo di sanitá mentale, mi scappa un “Uuuh, para mi cumpleaños! Qué guay!”.

Lui mi guarda negli occhi, tra il perplesso e il vagamente divertito. Poi riprende il discorso da dove l'aveva interrotto.

E il tour nel 2014. Ma con poche date in Spagna”.
E fuori dalla Spagna?”
Fuori dalla Spagna, molte di piú”.

Lo dice con tono troppo serio per pensare che abbia colto la mia illusione. Si riferisce all'America Latina, é ovvio. Le altre, peró , hanno capito eccome.

“Adesso é il nostro turno di conoscere Parigi, Roma..”
No, Roma no! Venezia, che mi viene piú vicino!”

Continua a fissarmi con un'espressione strana. Poi, ci informa della sua leggera fretta.

Bueno, chicos. Devo andare che sono d'accordo con un mio amico di berci una cosa assieme prima di andare al soundcheck. Tra parentesi, dovrebbe essere qua in giro ma io non lo vedo mica...dove cavolo...?”

Aspetta, Dani, possiamo farci qualche foto prima?” , inteviene Mar.
Hombre, claro! Cómo no!”

Sto finalmente rimettendo il cellulare in borsa quando mi accarezza dolcemente la spalla. Un gesto semplice che nel suo essere inatteso e immotivato quadruplica di botto il suo valore. Ho giusto il tempo di alzare gli occhi dalla borsa e ricambiare un sorriso, prima che posi con Inma e con Mar. Che, in realtá, la foto con me non sarebbe neppure stata necessaria. Avevo quella del giorno prima, in fondo. Ma, sebbene non avessi chiesto niente, quando le altre ragazze si allontanano mi avvolge con un braccio e mi stringe a sé. Il papá di Mar mi prende la macchina fotografica praticamente dalle mani, mentre sono troppo frastornata per capirci alcunché. Cioé, piú che frastornata, rilassata. Ma tantissimo. Appoggio la testa al petto di Dani ed é come se tutti i kilometri degli ultimi giorni, tutte le sveglie ad ore antelucane, dessero di colpo mostra di sé. Perché ci sono ben due flash a cui badare, altrimenti credo  che mi addormenterei.


Mio Dio, non so dove guardare, con tutte 'ste macchine fotografiche!”
Nel dirlo sono seria. Ma lui, chissá perché, si mette a ridere di gusto. Come se fosse una battuta incredibilmente divertente. Mah. Lo guardo con due punti interrogativi dipinti negli occhi. Della serie. “Cacchio ti ridi?!”. Ma poi, per qualche ragione, viene da farlo anche a me. Anche perché, in effetti, é comico che – in entrambe le foto – sia io l'unica a guardare sempre in camera. Quello abituato ai photocall, a onor di logica, dovrebbe essere lui.

Vabbé, grazie mille ragazze. Scusatemi, chiamo un attimo il mio amico che non so dove s'é cacciato!”
Tranquillo. Grazie a te. A dopo e...buon viaggio per domani”.
Ha giá l'orecchio sull'Iphone, quando glielo dico.
Domani ho il volo alle nove di mattina. Da Madrid. Dio mio!”
Duetti con Tony Bennet, vero?!”, chiede qualcuno.
Sí, mi ha chiamato a collaborare in un disco che fa lui con artisti latini..”
Ma canti in spagnolo o in inglese?”, approfitto per domandargli.
Io in spagnolo, lui in inglese...Pronto! Oh, ma dove siete?!”

Al breve silenzio dall'altro lato della cornetta segue un'espressione leggermente preoccupata.
E perché non entrate,invece, che fuori c'é un sacco di gente?”
Mi fa tenerezza pensarci. E' cosí bello, il terrazzino, fuori. Di colpo mi sembra incredibilmente triste doverci rinunciare a beneficio della tranquillitá.
Ok, vi aspetto qui.”
C'é un matrimonio...”, affermo stupidamente indicando col braccio fuori.
Giá, por eso. Troppo casino. Ohhh, allí está!”

Ci congediamo, lasciandolo alle persone a lui care. Un saluto veloce cui segue un “Muchísimas, muchísimas gracias, eh?” urlato in direzione mia e di Celine. “De nada!”. E il sole ci sorprende, sempre piú inclemente, fuori. Ah, sí: dovevo guardare di chi era il sms.



Entrare al concerto di Lorca si rivela un' impresa piú complicata del previsto. Non che non fosse previsto, del resto. Perché, dai, parliamoci chiaro: non si puó organizzare uno spettacolo con posti a sedere e non numerare le sedie. Non se tale spettacolo é di qualcuno che piace (anche) alle ragazzine. Non se un paio di occhi azzurri genera isterismi – e vi giuro che é vero – soprattutto nelle over 40 dai gomiti appuntiti. Morale: le porte si aprono su di una marea umana. Un piede sconosciuto calpesta i lacci delle mie converse, rischiando di farmi capitombolare al suolo. Le seggiole in plastica bianca iniziano a volare per tutto l'auditorio. Lanciate. Scaraventate. Scambiate di posto di fronte all'impotenza degli uomini della security. Alla transenna della prima fila, in cui una fanatica in ansia di rissa mi riduce a sardina in scatola, scelgo per una volta il posto dietro. Tanto Celine é piccolina. Vedo alla grande. Dani mi vedrá. E almeno circola l'aria, grazie al cielo. Se non altro, da qui riesco a saltare.

Sopravvivo, non so come. Sono incazzata, accaldata, un po' delusa dall'organizzazione. Eppure, come sempre accade, i concerti piú sofferti sono quelli che ti godi di piú. Sará che eravamo tutti assieme. Cantare “María la portuguesa” a squarciagola ha piú senso , se lo fai in gruppo. E le occhiate divertite a commentare brani e gesti, le risate, le coreografie che improvvisiamo...non c'é prima fila in solitudine che riesca a equiparare tutto ció. O forse sará, invece, che Lorca era il mio ultimo concerto “grande”. Ne avvertivo la responsabilitá mentre lo trasformavo in festa. Mentre di ogni singolo brano facevo riassunto di vicende vissute. E persino Dani, in qualche modo, sembrava saperlo. Lui, che per metá concerto mi ha guardata negli occhi. Lui che ha regalato gesti in tutte le canzoni che in questi due anni hanno significato qualcosa per me. 

Eres. Io che allungo il braccio ad indicarlo dicendo che “quiero volar contigo”. Lui che fa lo stesso. E poi lo ripete, in occhiolino, anche nel ritornello successivo. Eres, come la prima fila nervosa al Teatro Coliseum di Madrid.

La Suerte de Mi Vida. L'occhio strizzato a fine canzone. La canzone con cui tante volte m'ha fatta sentire speciale .A Rivas, per esempio. A Valencia. A Zaragoza durante las fiestas del Pilar.

Aunque tú no lo sepas. Che, come al Palau de la Música di Barcellona, quel “cada día más flacos” lo fa misteriosamente sorridere guardando me. Io che, invece, sono piú che altro ingrassata. E che, perció, resta un messaggio difficile da decodificare.

Mira la Vida. Perché mai come questa volta “vuelve y te sorprende” . Anche se indicarmi in “que sin mí tú ya no eres” suona giusto un filino inquietante. Per dire.

Aquellas Pequeñas Cosas. La canzone che ho riscoperto in quest'ultimo periodo. La canzone che applico un po' a tutta la mia vita. La canzone su cui mi regala un altro sorriso.

Il sipario, metaforico, si chiude. Ora mi resta il concerto privato. Il modo migliore di congedarsi. La fine del tour perfetta con la canzone che ho in mente di richiedergli. E , come cornice, la cittá dove tutto é cominciato. Resta un capitolo solo. Un capitolo bello, ne sono certa. Poi – e lo faró! - dovró trovarmi qualcos'altro che mi sappia entusiasmare. 

Nel 2014 compiró  trent'anni, dannazione!

2 commenti:

  1. compirai 30anni...regalandoti il nuovo tour di Dani!:-))))
    come son sempre belle ed emozionanti le tue cronache dei concerti!
    besitos
    kit

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  2. Graazie Kit, sempre troppo buona! :)

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