venerdì 8 dicembre 2017

Natale nel quartiere

Sette Dicembre. Pennellate isolate di rosa nel cielo. 

Per le strade del quartiere i bimbi sono tutti un fermento. "Vamos a hacer el aaaarboool!", urlano saltellando accanto alle madri appesantite dai sacchetti. 

Ogni famiglia si trascina dietro il suo abete sintetico nuovo di zecca. Qualcuno in bilico sulla spalla, altri in una borsa un po' più grande del normale. Se ci guardi bene dentro, rami di verde saturo ti fanno da calendario anche  dai sedili posteriori delle auto. 


Tradizione. 

Era stato fin troppo facile sentire lo spirito natalizio nell'esagerazione accecante di Calle Larios. Solo che poi arrancavi in salita e, oltre il confine delle ultime luci, la strada tornava a spegnersi nella routine. Stasera no. Oggi, fedele alla tradizione, il primo vicino ha proseguito la scia luminosa sulla sua finestra. Un altro, un po' infreddolito, lo imita arrampicato su una scala. 

Calle Larios, Málaga

Nei negozi di decorazioni la fila alle casse è disumana e le commesse impazzite. C'è quella di Chollos, che urla con fare isterico qualcosa a proposito di un maglione con la renna in offerta. "É super spiritoso, perfetto per le cene aziendali", declama rivolta al nulla. Come se la gente indossasse DAVVERO 'na roba così kitsch davanti ai colleghi.
E poi ci sono quelle chine tra gli scaffali, che rispondono con un sorriso forzato all'ennesima cliente che chiede dove sia il muschio per il presepe.

Dei cinesi, poi, non ne parliamo.
Cestini pieni di pacchianate low cost mi sfilano davanti uno dopo l'altro mentre attendo il mio turno per pagare.

"Le pile per le luci sono queste, giusto?"
"No, quelle più piccole"
"Ma sei sic..."
Non faccio in tempo a concludere la frase. Il ragazzo alla seconda cassa dice qualcosa in cinese alla tipa che mi sta servendo. Dal momento che indica lo scomparto trasparente, deduco sia una roba tipo "sono quelle più grandi, si vede ad occhio". Che infatti era un po' quello che le avrei detto io. 

Lei sbotta. Indica la scritta sulla confezione e gli urla di rimando, in cinese velocissimo, qualcosa che interpreto come "c'è scritto qua che vanno quelle piccole, vedi?" (Incredibile come si capiscano le lingue solo con i gesti).
Lui alza le spalle borbottando con un sorrisino sarcastico, così la tizia inizia a picchiarlo.
Giuro. Lo picchia.
Schiaffoni su schiaffoni. Uno dietro l'altro. Sulla faccia. Sulla schiena. Sulle spalle. Lo spintona persino. 

"Uyuyuyuyuy qué mal genio!", esclama una signora dietro di me.
"No vea' la que se va a liá" , le fa eco un'altra, tutto sommato composta. 
"Tranquila chiquilla, tranquiiiiiila", si aggiunge un signore sul fondo. 
"Papá, ci manca la stella cometa!", conclude una bambina.

La cinese incazzata, nel frattempo, ha aperto lo scomparto per inserirci le batterie.

"Aveva ragione lui, no?", commenta l'andalusa alle mie spalle.
"Ej que", le fa un cenno d'intesa l'altro commesso, integrandosi di colpo nel contesto locale.

Lei, senza fiatare, butta tutto nel sacchetto con una cattiveria indescrivibile. Guarda per terra. Mi fa un conto troppo alto che poi corregge sbuffando.

"Le luci comunque sono bianche, giusto?", chiedo con un filo di voce. 
"SÍ, BLANCO. TODO BLANCO, CLARO. BLANCOOOO". 
Erano blu.  

Questo però l'avrei scoperto dopo, rientrata dal Girone Infernale dei Golosi.
Perchè al supermercato, manco a dirlo, la lotta per accaparrarsi un carrello è quella dei rifornimenti in tempi bellici.

"Ma siete chiusi tutto il weekend?", chiede sconcertata una signora.
"No, solo domani"
"Ahhh, perchè con tutta 'sta gente ..."
"Lei non ha idea, signora", scuote la testa affranto l'addetto in divisa, "NON HA IDEA".

Gruppetti di under otto corrono per tutte le corsie cantando "Feliz Navidaaad, Feliz Navidaaad", in assurda cacofonia con Jingle Bells che passa in filodiffusione. I genitori urlano di "tornare qui". I chicchi d'uva pre-confezionati nelle lattine per Capodanno finiscono nelle ceste assieme ai mantecados. "Ha da cambiarmi un euro?" "María José alla cassa cinque". 

E, in mezzo a tutto questo incommensurabile delirio, d'un tratto a me si riempie il cuore.

Perché é arrivata, Signori. É ufficiale. La mia parte preferita dell'anno ha finalmente fatto il suo ingresso nel quartiere. 

É la stagione in cui tutto è un possibile regalo. Quella delle idee su Pinterest. Del tipo che non butti il rotolo di cartone quando finisce la carta igienica perché potresti trasformarlo in un gufo. Anche se con il Natale, a conti fatti, non c'entra alcunché. 

É arrivata. Sa di pop corn al caramello. Di Ceci. Di bocconcini di formaggio con pezzetti di papaya, e tutte le cose piú strane di cui si possa avere voglia al Mercadona. 

Poi forse ha ragione chi dice che non ha molto senso passare la serata ad addobbare casa quando vivi da sola. In fondo ho l'albero più piccolo del mondo e un volo per l'Italia tra poco più di una settimana.

Eppure appendo le luci blu. Pulisco il glitter sparso dalle palline. E, guardandomi attorno con aria soddisfatta, scopro in un appartamento accogliente il riflesso stesso della mia felicità. 








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