domenica 17 giugno 2018

Talking about [Tra le altre cose] Twitter - 2018 Edition

Non so se sia stata colpa del mio tweet o se, tanto per cambiare, ho rovinato la sorpresa. Però qualcuno ha detto "cruzamos" e la vita ha sempre in serbo uno sviluppo surreale.

Quindi eccomi qui, nel buio di un teatro chiuso al pubblico. Il maxischermo restituisce le immagini degli spogliatoi ed io mi scopro emozionata come una bambina. Una birra. Lo lo lo lo lo lo. Il silenzio che cala all'improvviso. 

Mi fanno uno strano effetto, i Mondiali. É come se riscoprissi in una maglia l'appartenenza a una Nazione in questo caso neanche mia. Di colpo avverto il bisogno assurdo di urlare nel tifo tutte le ragioni di un amore che va ben oltre me. Un "goaaaal" racchiude il tramonto alle 22.00. La tapa gratis quando ordini da bere. Le persone che attaccano bottone al semaforo. Ma anche gli amici. Il vermut. La Tranca. La giustezza di una scelta di cui non mi pentirò mai.

O magari non è neanche questo. Forse è solo che in circostanze come i mondiali ti rendi conto di come basti una passione condivisa ad appianare ogni diversità. 

Insomma, dai, guardiamoci attorno: Con me ci sono presentatori. Direttori marketing di compagnie importanti. Alte cariche di aziende di tecnologia. E ancora influencer. Cameraman. Community Manager di account che più o meno tutti seguiamo. Eppure hanno il mio stesso pass. Eppure, mentre si incazzano con Ronaldo, sono esattamente identici a me. 

Io che lancio il cibo per aria alla prima rete della Spagna e valuto mentalmente di tartassare quella della RAE. Potrei farle domande tipo "ma è più giusto scrivere Goal o Gol?", "Mi dici un sinonimo di Imbécil per De Gea?" "Nel caso di Isco sarebbe più corretto dire che è guapísimo o hermoso?". Potrebbe essere divertente. O mettere a repentaglio l'integrità del mio naso. Dipende da come la si veda.
Intanto ragazze belle da fare invidia si muovono tra i tavolini rotondi, silenziose ma certo non invisibili, strette come sono nei loro tubini. Portano altri stuzzichini, bicchierini di gazpacho e frutta, mentre rido di una battuta scema con i ragazzi al mio fianco. 



Ci siamo appena conosciuti, tutti e tre, in una di quelle occasioni in cui chiedi prima il nickname di Twitter del nome. Non è poi così strano, in fondo: i retweet che precedono la stretta di mano trovano spesso la loro ragion d'essere in un paio d'occhi timidi. E uno sguardo veloce al profilo diventa lo spunto di conversazione che cercavi. 

Mi torna in mente quella frase, una delle più sagge che abbia sentito quest'anno. L'ha pronunciata Marianna quando ci siamo finalmente incontrate. Diceva che "Capisci veramente il senso dei social network quando esci dal virtuale". E in questo teatro, tra  decine di persone che si abbracciano, ridono e soffrono per la stessa partita - persone che d'un tratto non sono più nickname, né aziende, né ruoli-  riscopro di nuovo la sua verità.

E' finito così il TATGranada, il più grande congresso di Twitter nel mondo. Chi, come me, c'era anche l'altr'anno è stato piuttosto unanime nel ritenere quest'edizione complessivamente un po' sottotono rispetto alla precedente. Ed è vero, perchè negarlo: ci sono stati meno gadget. Meno premi. Nessun dirigente in visita da San Francisco. Eppure, a livello umano, si è confermato l'evento digital che preferisco in assoluto. 

Se l'adoro è per quello che imparo. Per le persone che mi permette di conoscere. Ma soprattutto per quella sua impronta meravigliosamente informale che, nonostante i contenuti di alto livello, lo fa somigliare più ad un raduno di fan che ad un incontro tra professionisti.




Questa è stata l'edizione in cui sono arrivata assieme al nuovo ministro delle scienze, e per poco non m'investiva un'auto coi finestrini oscurati. E c'erano elicotteri. Giornalisti isterici che correvano da tutte le parti. E un Premio Nobel d'economia. É stata l'edizione in cui continuavo ad incontrare Manuel Bartual uscendo dal bagno; e giuro che per poco non ho avuto un attacco di fangirling quando l'ho menzionato in un tweet, l'ha letto, e si è girato a guardarmi (per la verità un po' male). 

L'edizione in cui ho dato un volto alla ragazza che gestisce l'account della polizia Nazionale (un giorno l'avevo menzionata per denunciare l'assassinio di un unicorno). Quella in cui m'hanno portata a pranzare in un posto decisamente più economico della solita caffetteria con le paste fredde da un kilo a porzione. L'edizione de: 

- "Dato che sei Italiana, posso farti una domanda?"
- "Basta che non sia sul mondiale... "
- "No, non sono mica una così brutta persona"
- "Ah, meno male. Ah Ah Ah"

Peccato che poi mi abbiano chiesto di Salvini. 

Il TATGranada 2018 si è concluso in diretta su Canal Sur, lasciandomi con qualche follower in più, ancora più gente di Twitter Spagna ad allietarmi la Timeline (sul serio, prima o poi mi assumerete?  Perchè la mia immersione nella cultura aziendale inizia a non essere normale) e i ricordi di una splendida esperienza sciolti nel batido al cioccolato di Puleva. 

In generale, le tematiche più ricorrenti sono state quelle delle fake news e dell'umanizzazione dei marchi, sia tramite strategie di marketing ad hoc che attraverso la nuova tendenza dei CEO di twittare come indemoniati dai profili personali (Ciaoo Jack ed Elon, penso che un po' tutti abbiamo pensato a voi). 

Come ormai dovreste aver capito, questo vuole essere un post più personale che professionale. Ma, se mai qualcuno volesse approfondire, non potevo non concluderlo riassumendo quelli che sono stati, a mio avviso, gli interventi più interessanti: 




1. Nathalie Piquot : 

La nuova direttrice di Twitter per Spagna e Portogallo ci ha ricordato le caratteristiche e i valori che rendono unica la piattaforma. Tra l'importanza di poter accedere a punti di vista diversi della stessa vicenda per poter dibattere ed evolvere (#SeeEverySide) c'è stato anche spazio per una frecciatina a Instagram: "Questa non è la piattaforma del 'guardami, guardami'", ha affermato la Piquot mimando il gesto del selfie; "Questa è la piattaforma del 'guarda questo, guarda cosa sta succedendo ora'. 




2. Manuel Bartual :

Personaggio dell'anno su Twitter,  il suo famosissimo "hilo" dell'estate scorsa ha viralizzato la "Twitteratura" portandolo ad essere paragonato nientemeno che a Orson Welles. A Granada, Bartual ha provato ad analizzare le ragioni di un successo che ha tenuto incollate alla Rete celebrities di ogni tipo, portato gruppi di giovani a incontrarsi appositamente per seguire insieme lo sviluppo delle vicende che raccontava sui social, e... addirittura insegnato a Iker Casillas come si fanno i  meme! Il periodo dell'anno (l'estate), la gestione dei tempi (il thread è durato in tutto una settimana), e il fatto di aver risposto letteralmente alla domanda "cosa sta succedendo?" di Twitter hanno decisamente avuto il loro peso sull'esplosione di un fenomeno che portato ora Manuel, tra le altre cose, a scrivere un libro. Il suo intervento ci ha anche offerto interessanti spunti di riflessione di natura sociologica come ad esempio il fatto che per le nuove generazioni fosse stata una novità assoluta il fatto di dover aspettare per sapere come va avanti una vicenda di finzione, abituati come sono a Netflix e ai contenuti on demand. 




3. Jesús Hernández

Professore all'ESIC, Hernández é stato protagonista della conferenza a più alta densità di nozioni  pratiche per chi si occupa di Marketing. Al centro del suo intervento c'è stata l'affermazione per cui il "funnel" tradizionale è ormai morto, sostituito dal "mobile engagement loop". In sintesi: oggi i contenuti si fruiscono via mobile, e in modo sempre più personalizzato. Una buona strategia non può quindi più prescindere dalla semplicità di fruizione,  dalla creazione di app dedicate - non bastano i website ottimizzati per la fruizione da smarphone - e dallo studio delle tendenze in fatto di contenuti. Creatività, pensiero critico e adattamento al cambio, assieme ad un approccio multicanale, sono le sole caratteristiche che ci permetteranno di affrontare l'evoluzione in corso. 





4.  Endesa

I social media manager di Endesa ci hanno svelato nei minimi dettagli le strategie alla base della loro efficace campagna digital per la Liga Endesa. La chiave: quando tutti tendiamo a pensare che per raggiungere il grande pubblico si debbano per forza organizzare eventi a Madrid o a Barcellona, Endesa ha puntato tutto sulle realtà locali. Una competizione tra paesini piccolissimi ha fatto sì che i cittadini si sentissero davvero coinvolti dall'iniziativa e la promuovessero di loro spontanea volontà, agendo da vero e proprio megafono per un marchio che a sua volta risultava più che mai umano. I numeri parlano chiaro: è stato un successo su tutta la linea. 




5. Marcos De Quinto 

Assistente personale del CEO di Coca Cola ed ex vicepresidente globale della compagnia, De Quinto ha iniziato il suo intervento con la domanda che tutti gli facevano essendo agli alti vertici di una multinazionale: "E nella tua azienda ti lasciano usare Twitter?". "E nella tua ti lasciano andare in bagno?", rispondeva allora. Per lui stare su Twitter è fondamentale per conoscere e capire cosa sta succedendo nel mondo, e ritiene che ogni dirigente dovrebbe farlo. Siamo ormai entrati, infatti, in quella che lui chiama "la terza ondata della trasparenza": in una prima fase, le aziende si limitavano a parlare dei loro prodotti. In seguito, hanno iniziato a parlare di sé stesse, dei loro valori. Oggi, però, non basta più: le persone vogliono saperne di più su chi le gestisce, su chi sono i loro amministratori delegati, quali sono i loro hobby, cosa amano, in cosa credono. 

Non è stato l'unico concetto interessante abbordato nell'ambito della conferenza. Il valore delle emozioni nel marketing è stato un altro punto fondamentale: "Se vendi il tuo prodotto dicendo che 'lava più bianco' - dice De Quinto - quando smetterà di 'lavare più bianco' o lo farà un altro per un minor prezzo, i tuoi clienti ti abbandoneranno. Se invece vendi un'emozione il legame durerà per sempre". Come si vende un'emozione? Con le storie, non con i dati. Tra l'altro apprezzerebbe anche Bartual, che ha ricordato che l'amore per le storie è ciò che ci distingue dagli altri esseri viventi.

Hashtag el año que viene, TATGranada! 


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