domenica 2 dicembre 2018

Luci.

C'è odore di benzina e sogni inopportuni.
C'è una canzone che mi gira in testa e troppe note sul cellulare. El año más extraño de mi vida, o per lo meno uno dei. Ché con la valigia aperta sotto i piedi i bilanci son già facili da fare.


Non ricordo. Cosa è successo, quando è successo. Quando mai ho avuto un secondo per assimilare.

Lo farò in Italia, allora. Coi mantecados sbriciolati, la finale di X Factor, e la speranza della lotteria. In fondo è anche per questo che si torna, giusto? Per fare progetti e staccare la spina. Forse per ritrovarsi un po'.

L'altro ieri si sono accese le luci, in calle Larios. E così Málaga mi saluta, promettendomi finali da fiaba. Mi tira per il cappuccio della giacca, restituendomi una volta in più la capacità di sorprendermi davanti a ciò che ho già vissuto.



Perché come ve lo spiego ora? L’aspettativa scritta in migliaia di volti. I palloncini che si levano nel cielo, un attimo prima che la notte si cancelli per sempre dentro un’esplosione di watt.



Ci sono bande che suonano nei vicoli. Capriole di artisti di strada che indovini con la coda dell’occhio quando ormai già non sai più dove guardare. C’è Babbo Natale che si fa le foto con i bimbi. Un concerto in Plaza Constitución. Le bancarelle dello zucchero filato e il fumo delle caldarroste. C’è una cacofonia di accenti, e un albero pacchiano che augura buone feste a nome della città.

Natale a Málaga è la feria di inverno. E come alla feria mi sorprendo a dare palmas assieme alle signore di una certa. L’unica differenza è che al posto delle sevillanas ci sono i cori di villancicos, e io penso alle ragazze di VientoFlamenco. A un tendone senza riscaldamento. Al vin brulé.


Quindi no, questo sorriso idiota non me lo toglie dalla faccia nessuno. Nemmeno le signore che spingono all’impazzata. Neanche la marea umana che devo schivare con la strategia infallibile messa a punto in anni di concerti. Neppure il fatto che un partito politico abbia rovinato tutto mettendo il suo logo su quei palloncini.


Comunque sorrido. Da sola, per strada. Come la gente che mi sta simpatica a pelle. Che incrocia il mio sguardo e, senza conoscermi, sorride con me.


Sorrido perchè ogni volta, quando si accendono le luci, io ritorno un po’ bambina.


Perchè si spegne lo stress dentro alla meraviglia e importa solo essere qui, ora.

Con questa voglia di andare e restare al contempo. Con il bisogno di famiglia, film e ciabatte col pelo nella casa in cui sono cresciuta.

E assieme col malessere di rinunciare alla feria Sabor a Málaga, all’inaugurazione dell’opera dei Boamistura alla Termica, al Sofar del 16 Dicembre, all’accozzaglia di eventi che costruisce la mia vita qui.

Questa soddisfazione di andare, riposare, ascoltare musica bellissima in aereo. E già pensare, intanto, a quando tornerò. Nostalgia e futuro. Relax e frenesia. Dannata - e benedetta- bipolarità nazionale.


Arrivederci Málaga, ci rivediamo tra 26 giorni.

Volevo solo dirti che questi orecchini di luce ti donano un bel po’.


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