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venerdì 24 aprile 2015

I libri più fotografati dagli spagnoli a Sant Jordi

Io l'adoro, la tradizione di Sant Jordi. E lo so che l'introduzione al post rischia di essere la stessa ormai da anni; però ci sono cose che una deve prevedere. Ad esempio, che qualcuno capiti sul blog per la prima volta. Qualcuno che non sappia nulla dell'usanza catalana di scambiarsi rose e libri nella giornata del 23 Aprile. Che ne ignori, magari, le origini miste, a metà tra la coincidenza nella data della morte di due autori e la leggenda di San Giorgio e il drago. Quel drago, sconfitto, avrebbe generato fiori rossi dal suo stesso sangue, salvando la vita ad una principessa. Ieri, in effetti, sarebbe stata la giornata perfetta per ascoltare gli Imagine Dragons. Solo che poi mi avreste rinfacciato (non a torto) l'ennesima tra le mie fissazioni.

Ma amo Sant Jordi, dicevo. E, se c'è un'altra cosa che l'ignaro visitatore saltuario probabilmente ignora, è che non sono mai stata del tutto normale. Così, ho deciso quest'anno di ampliare una ricerca che, se non erro, già avevo proposto. Munita di pazienza, excel, musica a palla e piattaforme ad hoc, ho visualizzato la bellezza di 100 foto postate su Instagram con gli hashtag #SantJordi, #SantJordi2015, #DíaDelLibro e (valga la ridondanza) #FelizDíaDelLibro. Perché? Perché oltre al fatto che non sono normale, volete dire? Niente, ero curiosa di scoprire quali fossero i volumi piú fotografati dagli spagnoli online nel giorno che, tra tutti, piú celebra la lettura.

Ecco cosa ho scoperto. 


I LIBRI 


- Albert Espinosa- El Mundo Azul. Ama Tu Caos

E' Espinosa, che peraltro gioca in casa, ad aggiudicarsi lo scettro di più instagrammato e – probabilmente – più venduto in occasione della giornata del libro. In Italia abbiamo iniziato a conoscerlo in qualità di autore della fortunata serie “Braccialetti Rossi”, per poi ritrovarcelo in classifica con best seller del calibro di "Se mi chiami mollo tutto...però chiamami" o "Bussole in cerca di sorrisi perduti". A Sant Jordi gli spagnoli hanno scelto, per la maggior parte, di regalarsi il suo ultimo lavoro “El Mundo Azul. Ama tu caos”: una storia che in qualche modo chiude la trilogia aperta proprio da Braccialetti rossi e continuata con "Braccialetti Rossi, Il Mondo Giallo". Il romanzo, ambientato in un mondo onirico e fantastico, narra le peripezie di cinque personaggi in lotta per ribellarsi ad una società che cerca di "ordinare il loro caos".


C'è stato, poi, anche chi ha approfittato di Sant Jordi per aggiudicarsi il precedente “Bussole in cerca di sorrisi perduti”, magari scontato o in edizione economica.


- Antoine De Saint Exupery – Il Piccolo Principe

Si sa: fotografare o citare Il Piccolo Principe fa sempre “cool”. Anche quest'anno gli instagrammers iberici non hanno voluto saperne, di togliergli il titolo di volume più esibito al mondo. Eccolo, quindi, sui social network in tutte le versioni ed edizioni possibili.

- Miguel De Cervantes – Don Chisciotte della Mancia

Un altro classico (in tutti i sensi!) delle foto di Sant Jordi. Non che ci sia da stupirsene, del resto: proprio la data della morte di Cervantes, curiosamente identica a quella di Shakespeare, ha fatto sì che si scegliesse il 23 Aprile per festeggiare i libri. Immortalare la propria copia del Chisciotte, quindi, non è tanto una pose o una banalità quando, nella maggior parte dei casi, il modo dichiarato di onorare le origini tutte spagnole della ricorrenza.

- David Martínez Álvarez Rayden – Herido Diario

Sicuramente uno dei maggiori successi letterari dell'ultimo periodo, in territorio iberico, il primo libro del rapper Rayden è apprezzatissimo soprattutto dal pubblico più giovane. Verrebbe da dire che dipenda dalla visibilità mediatica del personaggio, ma – per quanto non ne apprezzi il genere musicale – devo ammettere che Rayden, le parole, le sa usare molto bene. Ben venga, quindi, se un palco e un bel faccino portano le ragazzine a frequentare le librerie.

Herido Diario é una raccolta di poesie presentata come "una vita intera espressa e spalmata nell'arco di un anno con le sue quattro stagioni: la caduta dell'autunno e la sua botta, l'ipotermia dell'inverno e il suo cappotto, il disgelo, l'entusiasmo e l'allergia della primavera e l'estate e il suo distacco".

- Gli altri 

Le proposte più curiose postate a Sant Jordi, tuttavia, stanno secondo me nella quinta posizione ex aequo. Molto regalati e condivisi sono risultati essere, infatti, due volumi un po' insoliti: No sin mi barba di Carlos Suñé e Alfonso Casas e 813. Truffault di Paula Bonet. Nel primo caso si tratta dell'emanazione cartacea dell'omonimo portale di lifestyle maschile, in cui scritti e illustrazioni concorrono a formare quella che viene definita "la prima guida dell'attuale movimento barbuto". Nel secondo, la Bonet rende alla filmografia e alla visione di Francois Truffault un omaggio egregiamente illustrato. 

Molto letti risultano anche Teorema Catherine di John Green e l'immancabile Murakami con “Uomini senza donne”. Incredibile a dirsi, entrambi sono riusciti nel difficile tentativo di superare la sovraesposizione di Coelho, che appare comunque in foto con le copertine di Adulterio e Manuale del Guerriero della Luce.

LE IMMAGINI

Regalo, auto-regalo, lettura in corso o semplice consiglio letterario che fosse, la maggior parte degli utenti (42%) ha scelto di condividere il proprio libro per Sant Jordi limitandosi ad immortalarne la copertina. Il 20% ha, invece, celebrato la tradizione abbinandolo ad una rosa, mentre il 13% si é sbizzarrito con composizioni piú originali e creative. C'é stato, poi, anche chi ha voluto immortalarsi immerso nella lettura (7%) e chi ha approfittato di sconti e promozioni per fare una vera e propria scorta di romanzi: c'hanno anche ragione, vi diró. In fondo, perché limitarsi ad uno solo?!

Segno dei tempi il 5% che ha colto l'occasione per sperimentare la nuova app per i collage di Instagram, e soprattutto quei pochissimi – ma comunque in crescita - che hanno immortalato i libri sui rispettivi kindle.

Per quanto mi riguarda, le mie foto preferite tra tutte quelle che ho avuto modo di osservare sono, peró, sicuramente queste 4:

1. Poesie "stese" in giro per la città di Girona
Una foto pubblicata da Ma Angels (@espiadimonis_cat) in data:

2. I draghetti più dolci del mondo


3. Un collage particolarmente ingegnoso: momenti e ambientazioni diverse, stesso libro.
Una foto pubUna foto pubblicata da Osmar Demanuel Bermúdez (@oz287) in data:
4. San Giorgio, il drago, i libri: Sant Jordi allo stato puro. 

E voi, cosa avete (o avreste volentieri) comprato per la festa del libro?

sabato 21 marzo 2015

Se Cervantes avesse twittato.

Me l'hanno chiesto molte volte, se avessi intenzione di "twittare" un altro classico. La verità è che mi piacerebbe, ma non ne ho ancora trovato uno che si presti allo scopo quanto l'Odissea. Uno che renda altrettanto piacevole la rilettura, divertente la riscrittura, originale l'operazione. Certo è, però, che certi autori più di altri sarebbero stati perfetti per quel social network. Uno di loro è senza dubbio Cervantes. 


Così, in onore del recente ritrovamento dei suoi resti a Madrid (ne ho parlato qui), ecco come sarebbero state alcune delle frasi più famose del suo Chisciotte se, anzichè scriverle, le avesse twittate. A quale avreste regalato più RT?

(Qualche intruso si è insinuato in mezzo. Perdonateli, non sanno quel che fanno.)


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PS: Cervantes, scusa.



sabato 2 agosto 2014

L'incanto di Cuenca.

La cittadina di Cuenca è stata dichiarata patrimonio dell'umanità. Dovrebbe essere una ragione sufficiente a garantirne la fama nel mondo. I nostri connazionali, invece, sembrano non pensarla così. Te ne accorgi in Plaza Mayor, una sera che la brezza litiga con la tua gonna. Piacevole. Fresca. Fredda, anzi, nel contrasto col sudore di appena qualche ora fa. Lo prendi come l'ennesimo contrasto. L'essenza di un paese in saliscendi. Arroccato di marrone. Scoppiettante di colori come dentro ad un involucro di carta banale. Cuenca è così: l'incarnazione geografica di un concetto arcinoto. Chè le cose più belle, come lei, le devi conquistare. Poveri loro, perciò. Poveri quelli che non c'hanno provato. E mancano, adesso, a questi tavolini. Gremiti di turisti, affollati di etnie. Del tutto privi, però– beatitudine rara!- di qualcuno che parli la tua lingua madre.






Sorrido. In lontananza arrivano le note di un tablao flamenco allestito in una delle tante piazzette che sembrano tirate fuori, tali e quali, da un racconto medievale. I negozi di souvenir, ormai, hanno le serrande abbassate. Un gitano che vende cartoline ci tiene a raccontarmi il suo concetto di cultura. M'ha detto anche del museo scientifico. Del panorama verdeggiante, un po' toscano, a cui s'affaccia un arco. Facciamo che una gliela compro, dai.



A metà strada tra Valencia e Madrid, Cuenca si raggiunge facilmente da entrambe le città. E, che tu scelga l'autobus o il treno, il panorama dal finestrino saprà già confermarti che, comunque, hai scelto bene. Ti regala laghi turchini. Distese di terra rossa. Campi di girasoli. Ti regala, in sintesi, gli scenari che ispirarono Cervantes. E a te sembra di vederlo, Don Chisciotte, tra un mulino qua e là e gli spazi di un immenso nulla. Trecentoquaranta incipit di storie ti scoppiettano in testa. Nascono e muoiono nello spazio di chilometri. Comprensive di ispirazioni troppo alte. Stimolate da stereotipi di Spagna. Terrorizzate (sì, davvero) dall'esagerazione del paragone. Strano, che le idee narrative partano dallo stesso posto. Che la letteratura tiri letteratura, come si dice facciano le ciliegie? Se invece fosse proprio qui che vivono le Muse?


Foto: Céline Bt. 

Nessuna risposta. Non ci sarà mai. Ci sarà, però, una cittadina che riunisce gli scenari che più amo. E vi diranno, se andrete a Cuenca, che non dovrete perdervi le casas colgadas. Vero, senz'altro. Sospese nel vuoto, ospitano uno dei musei di arte astratta più importanti di Spagna e d'Europa. Sono state costruite a partire dal XIV secolo– Dio solo sa come abbiano fatto - ed emanano un incanto da storie di fate. 





Vi diranno, anche, di non perdervi il castello. O la cattedrale, imponente e bianchissima nel contrasto con una schiera di edifici colorati.



Vi diranno “segui gli itinerari segnati sui cartelli”, “vai ai punti panoramici”, “non ti potrai sbagliare”. Io, però, vi suggerisco soprattutto di perdervi un po'. Perchè qui, nel centro storico di Cuenca, ne vale la pena mille volte più che altrove.

Ad ogni angolo ti si apre un po' di storia. Un quadro fatto di colori sempre nuovi. Ogni stradina è meraviglia, anche al di là del caldo e del male ai piedi. Chè se chiudi la cartina, anche solo per un minuto, puoi lasciarti soprendere dal profumo dei fiori. Da una stradina che non sembra portare a nulla, e invece si burla del concetto di “fondo cieco” con le sue visuali mozzafiato. Se cammini senza meta, se esplori senza seguire le frecce, magari incappi in un chitarrista bravo. Suona a ritmo di rumba e bulerìa. Un asiatico balla con la sua donna qualcosa che è tutto tranne che flamenco. E a te viene un sacco voglia di applaudire.





Tra i piatti tipici, da provare il Mojete: sorta di zuppa fredda a base di tonno, pomodoro, olive e uova, vi darà la giusta dose di energia necessaria ad affrontare la scalata. Una volta in cima, poi, potete scegliere di accomodarvi per cena ad uno di quei tavolini gremiti di turisti; Oppure scendere le scale, fare pochi passi, e andare alla ricerca di qualche taverna incantevole.



Io, ad esempio, vi consiglio L'Albero. L'ho scoperta per caso e, nonostante il nome italiano, è frequentata in modo pressochè esclusivo dalla gente del paese. Se già vi sembra di per sé un buon segno, sappiate che presenta anche un'offerta di ottime insalate e piatti tipici di Cuenca, per prezzi davvero più che convenienti. Il tutto, in un ambiente veramente suggestivo.


Ultimo consiglio pratico: se raggiungete Cuenca in treno da Valencia, arriverete quasi certamente alla stazione dei treni di alta velocità collocata fuori dalla città. Lì, i bus per il centro non passano così di frequente. Se viaggiate in compagnia, quindi, vi consiglio il taxi: la corsa costa circa 10 euro e ne trovate a decine appena usciti dall'edificio. Buona scoperta, e pensatemi un po'!