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domenica 13 luglio 2014

Argentinità.

Prima regola dell'italo-spagnolo in caso di Mondiali: in assenza delle Nazionali di riferimento, parteggiare sempre per la squadra ispanofona. Specie se si lega ad un discreto numero di fatti, persone e vicissitudini del tuo presente. O immediato passato. O prossimo futuro, quel che é. Insomma, parrebbe piuttosto evidente che stasera io debba mettere da parte il rapporto conflittuale che ho da sempre con l'orgoglio argentino. Dimenticare un tizio che mi stava sulle palle, per esempio. O Maradona. L'appropriazione indebita delle origini del Tiramisú. Dimenticare - sí, ecco - anche l'accento e l'insistenza degli addetti ai call center di Málaga, in perenne combutta con la dueña la mattina dei giorni di festa. Dovrei pensare a Calamaro, invece, che guarda caso é in concerto a Madrid proprio la sera in cui , in un prossimo viaggio itinerante, io raggiungerò la Capital. Oppure a una canzone dei Negrita. Alla donna chiacchierona su di un autobus per Roses. Alla mia ferma, perenne, convinzione che lo Stato che ha dato le origini a Messi non sia altro che il risultato di una somma. Perché é così, tecnicamente, dai: Italia+Spagna = Argentina. La storia non mente, le locuzioni linguistiche neppure. "Valigia non é maleta, in Argentina, ma valija". Persino quello stesso orgoglio, adesso che ci penso, forse non é che eccesso di itañolitá. 




Di argentini, nella mia vita presente e passata, ce ne sono stati diversi anche in campo musicale. In attesa della finale dei Mondiali, giusto per darci una colonna sonora, ecco un campionario di quelli con cui più di recente ho avuto o avrò a che fare. 

Axel. Mi sa che l'ho già detto, ma la sua "Tus Ojos, mis ojos" é stato il mantra di un viaggio a Madrid. Il tormentone personale. L'ossessione. Il delirio che ancora fa ridere chi ha condiviso con me quell'avventura. Erano solo due mesi fa, eppure sembra già passato un secolo (profusione di sospiri). 




Lucas Masciano. Argentino D.O.C, apripista involontario del mio primissimo concerto de El Canto del Loco. Menestrello con la t-shirt di Diablito in un locale fumosissimo di Fuengirola. Lo rivedró Venerdí, dopo svariati anni. In proiezione un documentario in cui note e viaggio s'incontrano nel migliore dei connubi. Una canzone, scoperta da poco, che si é già guadagnata la mia approvazione.




El Pescao. Come non citarlo, lui che ha in Buenos Aires famiglia e seconda patria. Lui che ci ha vissuto. Che ci ha fatto nascere entrambi i figli. Lui che ha scritto una canzone intitolata "Azul Y Blanco" pensando ai colori di quella bandiera. Sará il nuovo singolo, e a me piace da impazzire. Se vincesse l'Argentina, ascoltarlo a Madrid pochi giorni dopo avrebbe davvero un sapore speciale. 



Sí, forse dovrei rispettarla, quella regola. Peró tifavo Italia. Avevo nella Spagna la seconda scelta. Poi simpatizzavo Cile per mere omonimie. Ancora, fino all'ultimo, sognavo un trionfo della Colombia. Quindi ci tengo a dirlo, prima che mi addossiate strane responsabilità: Deutschland, Deutschland über alles, gran bella cittá Berlino, oh quanto mi sta simpatica la Merkel. Che dite, può bastare? 
Buona finale a tutti!

giovedì 26 giugno 2014

Il morso di Suárez e la creatività dei social media

Siccome ride bene chi ride ultimo (ma anche chi ride e basta, se è per quello)  l'Italia ha seguito la Spagna nel suo triste destino mondiale. Ad eliminarci è stata la partita contro l'Uruguay, che - se non fosse intervenuta tutta una serie di effetti speciali- di per sè sarebbe stata avvincente quanto un inseguimento tra lumache. Poi, peró, é arrivato Suárez. E i community manager di tutto il mondo sono andati in brodo di giuggiole. Letteralmente. L'ormai celeberrimo morso a Chiellini li ha portati a dare il meglio di sé, ricordandomi perché non é poi cosí brutto fare della pubblicità sui social. Creativi, ironici e dannatamente sul pezzo, hanno sfruttato vicenda e trending topic per far parlare il web dei loro brand. Il risultato é stata una carrellata di assolute genialità davanti a cui non posso fare a meno di inchinarmi. Come conseguenza del mio entusiasmo (e nonostante l'abbiano ormai fatto in tanti) ho scelto di condividere le migliori con voi. Votazione della preferita richiedesi.

1. MAC DONALD'S URUGUAY - I pionieri. 


2. SNICKERS: piú appetitoso degli italiani. 


3. LISTERINE - L'importanza dell'igiene orale



4. BIRRA MORETTI - Non ci resta che berci sú. 



4. Fox Italia - The Walking Dead.


5. Panini - Le figurine dei Mondiali. 



5. Barilla - Premio Creativitá moltiplicato 3. (Del resto, la loro campagna di real time marketing #CalcioBarilla è di per sè geniale già solo per il gioco di parole nell'hashtag)






Di votare la vostra preferita l'ho già detto, vero? Se poi ne avete notate altre, in giro per il web, segnalatemele! Ché, nel caso non si fosse capito, io con 'ste robe mi ci diverto molto assaje. 

venerdì 20 giugno 2014

Cose che ricorderò di questi Mondiali

Le estati Mondiali sono sempre le migliori. Sembra quasi che ognuna comprenda in sé tutte le altre, come una sorta di matrioska fatta di euforia. Strane, le cose che ti tornano alla mente con una manciata di partite. Nel mio caso sono dettagli sorprendentemente piccoli: le cannucce bicolori infilate in uno spritz (ricordo anche che giocava l'Uruguay). La canottiera azzurra di Reds. Le pizze al taglio. Sono i silenzi in mezzo a una telefonata. L'inno di Mameli stampato su un foglio a una lezione di chimica in quarta superiore. E assieme a tutto questo, quasi sempre, la sensazione indescrivibile di sentirmi viva. 

É che le estati Mondiali, che tu lo voglia o no, ti portano a fare i conti con quella che eri prima. Con i tuoi cambiamenti. Successi. Infelicitá. Ci pensavo stamani, percorrendo sotto un sole timido la strada che da casa mia porta all'ufficio. Persone che quattro anni fa popolavano il mio quotidiano oggi, semplicemente, non ci sono più. Si sono chiuse in altre vite. Geografie. Emozioni. Alcune hanno lasciato un vuoto più profondo di quanto allora fossi in grado di supporre; altre – triste a dirsi- quasi nessuno. Al loro posto, adesso, ci sono volti e storie che nel 2010 neanche conoscevo. E intanto qualcuno è morto. Qualcuno è nato. Intanto tutto – tutto, tranne i Mondiali – mi si è sgretolato attorno per ricostruirsi nuovo. Un abbraccio mentre Casillas alza la coppa. Uno sguardo fugace verso il cielo. 

E poi ci sono le canzoni. Giá, le canzoni. Un brano deve pur delinearlo, in fondo, il confine di una nuova era. Così nel mio 2002 ci sono stati l'arbitro Moreno, il caldo record, l'incontro privato a Cesena per ascoltare in anteprima il primo album solista di Cremonini. Nel 2006 l'ossessivo ricorrere di Seven Nation Army, il corso di spagnolo, la definitiva folgorazione per El Canto del Loco. Nel 2010, consegnata la tesi, mi sono fatta stordire dalle vuvuzelas dei vicini, dal waka waka di Shakira, dal Polpo Paul. Ma anche dal primo singolo solista di Dani Martín, anteprima del tour piú lungo, felice e completo che io abbia mai seguito in tutta la mia vita. E adesso sono qui, avvolta in quello stesso clima solenne che ogni quattro anni un evento calcistico riesce chissá come a infondere alla mia vita. C'é una canzone, anche oggi. A dire il vero, ce n'é piú di una. Del Mondiale 2014, tra dettagli ed eventi collaterali, questo é ad occhio e croce quello che ricorderó: 


1. Lo stacchetto di Sky a cura di Emis Killa, fastidioso come il peggiore dei tormentoni. Sul serio, toglietemelo dalla testa. Ora. C'é delirio al Maracanáááá (l'ho messa in testa anche a voi, vero? Mal comune...) 




2. La figlia della mia migliore amica iniziata al ballo nella cornice del tavolino all'aperto di un ristorante gradese. Mia madre che dice, tutta seria: “ questa bambina ogni tanto ha le espressioni da ubriaca”. Lei che risponde: “me lo dicevano tutti, che non dovevo bere quel bicchiere di Primitivo quando ero in vacanza in Puglia”. Top.

3. Gli azzeccatissimi Jpeg condivisi sul web prima e dopo Italia-Inghilterra.



4. Le ore passate ad impazzire su Google nel tentativo di reperire frasi emozionalmente valide e/o universalmente condivisibili pronunciate da ciascun capitano di ciascuna delle 32 squadre in gara. Il conseguente mantra di “odio tutti i calciatori, odio le squadre minori, in una prossima vita voglio fare la fioraia”. La venerazione dei fanclub bimbominkieggianti di Thiago Silva, che “Guardaaaa, traducono le interviste come me!”. Nota bene: io dovrei essere una community manager seria. 

5. Lo spettacolo di Flamenco in teatro a Udine. Le selfie in camerino. Le risate nervose prima di entrare in scena. E Cristina Benitez. Dio, quanto balla bene Cristina Benitez! La pelle d'oca. La concatenazione di “Mucha Mierda” nei messaggi del cellulare. Il tecnico delle luci che accende riflettori gialli quando avrebbe dovuto esserci buio. Te possino. La pose da “altolá al sudore” che improvvisiamo soltanto per metá. 

6. Sirigu. Da dove esce? Chi é? Che fine ha fatto Buffon? Ma soprattutto: mica brutto, il tipo. 

7. I commenti calcistici di Cremonini su Twitter 






8. Sole, Cuore, Alta Gradazione. Ovvero: l'elevato effetto vinavil del nuovo singolo del Cile. Appiccicoso come un chupito di tequila quando ti si rovescia addosso, ma – a differenza di Emis Killa – tutto fuorché fastidioso. Sapete quando dicevo che anche quest'anno c'é una canzone, eccetera? Ecco.




9. Le scarpe bicolore dei giocatori della Nazionale. Le hanno messe per distinguere la destra dalla sinistra? Il progettista é daltonico? Mah. 

10. La festa del – hic-  vino. Reunion di trentenni che un tempo sono stati compagni di scuola alle medie. Calici pieni. Viali pieni. Senso di libertá nell'overdose di volti e colori nella notte tiepida. Chiacchierare fino alle due del mattino davanti a uno spritz e ad un ubriaco che origlia. Io che mi ricordo troppo tardi e con troppa poca preoccupazione che il mattino dopo dovrei anche lavorare. 

11. Il desolante adiós della Spagna. Alla seconda partita. Con zero goal segnati. Dopo una vendetta inferta con cattiveria dall'Olanda e lo stordimento causato da una squadra latina. Io che, nonostante il 2010, mi scopro stranamente felice. “Non si puó vincere sempre”, dico a chi mi conosce in quanto italo-spagnola. “Non si puó credere di poter vincere sempre” dico ai veri amici. “Ben gli sta”, dico a me stessa, pensando ad uno spagnolo che recentemente mi ha piuttosto delusa. Capitemi, sono una donna: la mia rabbia nei confronti di un singolo puó arrivare ad estendersi a tutt'una Nazione. 

12. Le ultime prove per il secondo spettacolo di flamenco. Io che, in un eccesso di sboronismo (o sboronitá?) mi offro volontaria per ballare anche le sevillanas. Sapendone due su quattro. Non provandole da svariati secoli. Pentendomene non appena mi viene assegnata una posizione in prima fila. Aiutomamma.

13. Le ventimilanovecentocinquantasei battute sul fatto che Il Cile (cantante) ha battuto la Spagna . Bene. Ci avete fatto un sacco ridere. Ah ah ah. Ora anche basta, peró. 





14. Felipe che viene incoronato Re e, per festeggiare, offre tartine e vino agli invitati. Come nei vernissage piú parchi di una qualche mostra d'arte collettiva. Tanta stima.
  
15. Il Doodle commemorativo del Polpo Paul su Google. Gli hanno fatto anche l'aureola, che teneri. 




16. I pronostici sempre azzeccatissimi di Dani Martín.


Ovviamente, mi riservo il sacrosanto diritto di aggiornare la lista nelle prossime settimane. Ma, nel frattempo: cosa ricorderete voi?