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lunedì 17 dicembre 2012

Patate fritte, limone e pepe.


Nuove frontiere della nostalgia. Ricordi che si smuovono assieme ad una busta di patatine San Carlo. Di quelle che afferri dalla dispensa in un attacco di fame. Ché dai: oggi te la meriti, la dose quotidiana di schifezze. Oggi che sei cresciuta come donna comprando il primo tacco 12 di tutta la tua vita. E hai scoperto – robe da matti!- che ci riesci pure a camminare.



Di botto ti riportano all'estate, quelle patatine. Il primo “crock” é già una strada con troppi tornanti. Il sole inclemente del Maggio murciano che ti bacia la faccia oltre il finestrino del bus. La nausea montava, un kilometro dopo l'altro, nello stomaco in subbuglio anche per l'emozione. Da Cartagena a Mazarrón, da Mazarrón a Lorca. Verso un altro concerto. Verso uno degli abbracci piú belli che, come poi tutto, ti dovevi sudare. Crock.



La marca era un'altra, é ovvio. Eppure lo rivivi ancora, il senso di stupore. Un chiringuito sulla spiaggia di Águilas. La pausa dovuta prima dell'ultimo treno. Te l'avevano portata, quella busta di patatine, assieme a del pepe nero e ad una fetta di limone. E meno male che c'era Inma, altrimenti saresti ancora qui a chiederti perchè.

Il fatto é – ti aveva spiegato – che nella zona di Murcia le patatine é usanza mangiarle cosí. Rovesci il sacchetto in un piattino, ci spremi sopra il succo di mezzo limone, e poi una spruzzata di pepe.

“Provale, prima di dire 'che schifo'”, mi aveva anticipata la mia amica.

Crock, cosí ho poi fatto. Certo che son strani.  Ma “che schifo”, non l'avrei pensato piú. Strano, quanto possa sorprenderti l'insolito. Strano, che mi venga in mente proprio ora.

A quattro giorni da un evento importante. Con la testa gonfia di idee regalo, e il portafogli giá alleggerito un   bel po'. Chissá come é nata, quell'usanza, poi. Chissá a chi é venuta in mente per primo. 

Comunque sia, la morale é una soltanto: se vedete qualcuno spargere limone e pepe su delle patatine in busta, o é di Murcia o é un filo- ispanico in evidente crisi d'astinenza. In ogni caso, insomma, qualcuno con cui vale la pena attaccare bottone. 

martedì 15 maggio 2012

Le sorprese di Cartagena.


Missione compiuta, decisamente. Ché ho iniziato a sorprendermi ancor prima di partire. E' successo quando Dani Martín ha pubblicato la domanda su twitter. Quella che sarebbe valsa il Grande Premio. Meglio, il Grande Sogno di qualunque fan. “Inviate alla mail che vi daró data e luogo di tutti i concerti dei tour Pequeño e Pequeños Teatros che ho dato in Spagna, ma fuori dalla Penisola”. I tre piú rapidi a rispondere in modo corretto si sarebbero aggiudicati un biglietto ciascuno. Un biglietto per due, cioé. Sei in tutto, a completare gli altri sorteggiati ad uno show. I tre piú rapidi, in definitiva, avrebbero assistito ad un suo concerto privato per sole 12 persone in studio di registrazione. Lí avrebbe cantato le canzoni che i presenti avessero richiesto. E, poi, avrebbe pure offerto loro un aperitivo. Tre possibilitá su piú di cinquecentomila persone. Vincere la lotteria senza giocarla – lo sapevo – era statisticamente di gran lunga piú probabile. Ma viaggiare tanto m'ha reso un'esperta in geografia. E qualcuno mi ha detto un giorno che, se visualizzi ció che vuoi, l'Universo complotta per fartelo ottenere. Vi diró una cosa: é vero.

E' che , vedete, ci sono due concetti che questo viaggio mi ha ricordato:
Il primo é che, se non ti aspetti niente, vivi meglio e t'emozioni di piú. Il secondo é che della Luna piena mi posso fidare. Lei é sempre in ascolto, quando chiudo gli occhi e le sussurro qualcosa.

Sembra di stare all'Universitá dopo un esame”, avevo scritto allora dopo aver premuto invio. “Tutti a confrontare le risposte; tutti a chiedersi se sia andata bene”. Quello che tacevo é che sono sempre stata una secchiona. Scrivevo male, okay, ordine scarso e calligrafia penosa. Ma i contenuti c'erano. E, per qualche ragione, sapevo che questa volta non sarebbe stato diverso. Lo sapeva la mia assurda calma, all'invio della mail che sapevo corretta. Prima che Dani scrivesse “suerte”. Prima ancora che avvertisse di leggere bene. Le mani mi tremavano, mentre l'adrenalina sfumava piano in una piacevole stanchezza mentale. L'indomani, il nome di Maria sulla mia casella di posta non faceva che confermarmi che non gioivo invano. Sono bastate le prime parole: “sei una delle fortunate vincitrici”. Le ho lette, e sono corsa fuori urlando, a informare me stessa, la mia gatta, e tutti quanti i vicini. Non avevo mai prenotato un volo cosí in fretta. Non avevo mai fatto la valigia con cosí poca concentrazione. E a Cartagena , allora, ci sono approdata tranquilla. Non importava se l'avessi visto o no. Non doveva essere per forza speciale, perché non era piú la fine del mio tour. In fondo, il concerto privato non me l'avrebbe tolto nessuno. E, prima ancora di rendermene conto, avevo giá ritrovato la passione che cercavo.

Trentacinque gradi. Il sole che colora il mio naso d'un rosso pomodoro quasi fluorescente, e una cittá inaspettatamente fantastica che ben si riassume nelle foto del mattino. Avevo fatto colazione intingendo una quantitá esagerata di churros nel cioccolato denso e tiepido di una cioccolateria artigianale vista mare. Avevo guardato un pavone lisciarsi la coda nel giardino di un castello ben curato. E ancora riso, riso molto, prima di scoprire quale fosse il suo hotel.




Due taxi. Il nostro preso di corsa, tra gli sguardi perplessi di un conducente giovane. “Mi pare che abbiate fretta, no?”. E poi il fiatone si calma, al bordo di un marciapiedi in mezzo al nulla. Un hotel quattro stelle contrasta con la cornice di case popolari. E, mentre le monetine del resto riempiono in progressione (troppo!) lenta le mani di Celine, ho la bella idea di girarmi verso destra. Dal furgoncino parcheggiato accanto, Iñaki ci guarda con espressione tra il curioso e il vagamente divertito. “Ehi, guarda un po' chi c'é!!”.

Scendiamo a ricongiungerci con Sil, Laura ed Inma, giusto in tempo per sentirle dire “Vamos con ellas”. Un saluto a ciascuno dei musicisti. L'in bocca al lupo per il concerto della sera. I “muchas gracias chicas” prima di partire per l'imminente soundcheck. E noi restiamo lí, ferme in un sottile raggio d'ombra, ad osservare le sagome al di lá del vetro oscuro della hall. Lo riconosco subito, quando scende. Dal modo in cui abbraccia un suo amico. Dalla camicia in jeans che tanto ama. Dalla siluette. Lo riconosco, insomma, e basta. Ma continua a sorprendermi il modo in cui, adesso, tutto ció mi sembri naturale.

Dani ci raggiunge in poco meno di un minuto. “Hola chicas!”. Due baci a tutte. Poi mi si avvicina e mi abbraccia a mia volta, stringendomi un po' piú forte per qualche secondo in piú. La sua mano sulla schiena e come sempre, dimentico tutto. Le paranoie che mi faccio quando non mi risponde su twitter. La sensazione stupida che possa indispettirsi per qualcosa che ignoro. Naaa. Ancora una volta é il suo calore, la risposta. L'affetto che, per quanto una persona possa essere brava a fingere, non si puó occultare dagli occhi e dai gesti. Il suo profumo mi avvolge in una nube di benessere. S'appiccica ai capelli, facendone un feticcio che un po' tutte annuseremo mezz'oretta piú in lá.

Ilaria, cómo estás? Ah, por cierto, felicidades!”

Ci metto un po' a capire a che cosa si riferisca. Non é il mio compleanno. Non mi sono sposata. Non ho trovato un lavoro serio. Non... poi ricordo: il concorso! Il concerto privato!

Muchas gracias! No sé por qué, pero te juro que sabía que ése lo iba a ganar”
E' che la gente ha fatto un gran casino. Dopo di te, che sei stata la prima, sono arrivate 800 mails, tutte di colpo, e tutte sbagliate. Gente che scriveva del Messico, di che so io cosa....un caos! E' che la gente, pur di essere rapida, non ha letto bene.”
Aspetta, aspetta: sono stata LA PRIMA?!”
Sí, la primissima.”
Lo dice con tanta naturalitá che non sembra neanche una cosa eccezionale.
Dios míos, qué honor!”

Mi sorprendo a rivivere la scena nella mente, in base a ció che dai suoi racconti capisco sia successo. Che faccia puó aver fatto quando ha visto il mio nome sulla prima risposta ricevuta? Quando tre minuti dopo giá sapeva (e a me l'ha detto dopo un giorno, mannaggia!) che avremo preso un aperitivo assieme? E poi tutti quei pasticci concomitanti nell'improvvisata casella di Gmail...d'un tratto capisco perché avesse scritto di “leggere bene”. Perché poi, di fronte a partecipazione esagerata, avesse rimandato l'annuncio dei vincitori, affidando alla sua agenzia quel compito un po' ingrato. Mi viene da ridere. Specie perché, quando aveva annunciato che il concerto sarebbe stato per 12 persone anziché per 10, io gli avevo risposto “ovvio, perché due biglietti in piú sono per me”. Anche se il tono era scherzoso, ora quella risposta fa venire i brividi un bel po'.



Che caldo avete qui, no?”, cambia poi argomento.
Demasiado”, é l'urlo di risposta corale.
...E io in maniche lunghe! E' che le temperature son cambiate tutto di colpo, da un giorno all'altro!”
E' perché sono arrivata io!!”, non riesco a trattenermi dal dire, con una voce un po' piú stridula di quanto vorrei. Lui si mette a ridere.

Quando sei arrivata, Ilaria?”
Mercoledí.”
Si ferma a pensare per qualche secondo.
Cioé l'altroieri?”
Mmm...sí , in effetti. L'altroieri. Non ci capisco piú niente nemmeno io coi giorni!”
E come sei organizzata? Ti fermi solo per il concerto e poi riparti?”

Mentre cerco di mettere ordine ai miei piani confusi sotto un sole sempre piú inclemente, Inma arriva in mio soccorso.
No, viene anche domani a Lorca. Le ospito tutte a casa mia!”
Davvero? Si fermano tutte a dormire da te? Qué guay!”

Mentre si ferma a parlare con altre tre ragazze sbucate da non so dove (forse un'auto, in effetti) cerco di ricordarmi quali erano le domande che avevo pensato di volergli fare. Ah, ecco, sí!

Dani, escucha, habías...”
Si volta a guardarmi cosí intensamente negli occhi che mi blocco di colpo, e  per un momento mi trema la voce.
..ehmm, dicevo: avevi poi ascoltato il cd che ti avevo regalato?”
Hombre, claro que lo escuché! L'ho fatto ascoltare anche ad Iñaki, é piaciuto un sacco pure a lui. Aaah, e ho ascoltato anche il singolo nuovo di Cesare, che mi avevi passato. Me encanta!”

Certo che se mi legge potrebbe anche rispondermi, peró. Ah, gli uomini: popstar o no, sottovalutano tutti l'importanza di un riscontro per vie tecnologiche. Comunque, sono troppo felice per addurre stupide lamentele infantili. Anche perché mi tratta in modo davvero troppo dolce per potersele anche lontanamente meritare. Sí, a me é soltanto la distanza, che mi frega in paranoie.

L'hai ascoltato? E' che te l'avevo passato ma non sapevo se poi l'avessi visto o...beh, comunque, sono contenta che ti piaccia.”

Lo so, é un intervento stupido: manco l'avessi composto io. Ma , a mia discolpa , continua a fissarmi. E continuano ad esserci anche trentacinque gradi.

Ma é uscito solo il singolo per il momento, vero? O anche l'album?”
No, no, solo il singolo! L'album esce il 22 del mese!”
Ah perfetto!”

Altre due chiacchiere con le nuove arrivate, foto di rito, e giá se ne deve andare. Non senza prima chiederci, peró, se per caso ci servano biglietti per stasera. Ed é giá solo la domanda, a dire tutto di lui. “Hasta luego chicas!”, “Buon concerto!”.

Il taxi del ritorno ci scarica a El Batel, dove la gente giá si accalca davanti agli specchi dell'entrata. Lá, dove soltanto il giorno prima una famigliola inglese guardava il cartello di programmazione. “Déni Mártin”, diceva “ tomorrow...maybe we could buy tickets”. E io mi ero sentita orgogliosa. Ecco. Ecco un'altra cosa che mi sono scordata di dirgli. Dovrei prendere appunti, accidenti a me.

(To be continued...)

martedì 8 maggio 2012

Going to...Murcia, piú o meno.


Ero già in aereo, quando l'ho saputo. Seduta sull'astuzia scomoda di Ryan Air. Sull'idea economicamente perfetta di farci effettuare l'imbarco dopo circa un'ora di ritardo dichiarato. E poi, soltanto poi, solo una volta allacciate le cinture, annunciare che la torre di controllo li ha obbligati a un'altra ora d'attesa. Dicevano fosse una decisione dell'ultimo minuto, certo. Solo che a pensar male quasi sempre ci si azzecca. E a me nessuno toglie dalla testa che con un ritardo di due ore hai diritto a rimborsi e lamentele. Un ritardo di due ore sull'entrata in aereo, però. Studiare comunicazione aiuta a essere bravi nel fregare la gente. Guardare serie di avvocati fa il resto. Tra le postille in corpo 5 a bordo pagina e la mia insofferenza da eccessi di calore areoportuale, nonostante tutto, io li avrei applauditi davvero.

Comunque.



Me ne stavo lì, a dare calci alla mia borsa nel tentativo inutile di allungare le gambe un po' di più. L'aeroporto di Bologna già iniziava a sprofondare in un primo abbozzo di oscurità. E me l'ero chiesta, in effetti, da cosa dipendesse. Insomma, erano tutti in ritardo: Iberia, Ryan Air... Strano. Sì, strano. Però non sufficiente ad angosciarmi, ancora. Che ciò che a me seccava, più che altro,era posporre ulteriormente il mio re-incontro con Madrid. Pensavo al concerto a cui sarei andata il giorno dopo . Alle ore di fila che – allora non lo sapevo – m'avrebbero ridotto il volto a un pomodoro. Volevo i miei abbracci, il mio posto nel mondo, la mia ulteriore chance di sentirmi speciale. Ed era solo a questo che pensavo.

Solo che poi, seduta accanto a me sul boeing fermo in pista, una coppietta già isterica ha estratto l'iphone. La ricordo come fosse ieri, la voce stridula di lei, mentre leggeva ad alta voce le notizie sullo schermo. “Ma possible che capiti sempre a noi? Andiamo ad Haiti e succede quel casino, andiamo in Spagna e guarda tu!”. Ho pensato immediatamente di voler cambiare posto. Che magari portavano un po' sfiga, per dire. Ma intanto un terremoto aveva raso al suolo una località murciana. E il concetto di “sfiga” in certe circostanze, credo di doverlo rivalutare un po'.



E' passato un anno, da allora. E il mio tour personale si concluderà adesso proprio in quella città devastata. Lì, a Lorca, Dani Martín fará un concerto benefico. Il mio biglietto, il mio denaro, varrá un mattone del teatro che la natura ha reso impraticabile allo show. O magari le fondamenta di una scuola, chissá. Forse il cornicione di una finestra oltre cui una ragazza guarderá, domani. Chiamatemi melensa. Peró mi piace un sacco, l'idea di chiudere un ciclo cosí.

Tutto questo per dirvi che domani parto. Non ho grosse aspettative, da questo viaggio. Né voglio averne. Non saró in prima fila. Probabilmente, Dani, non lo vedró nemmeno. Forse mi importa piú di quanto dovrebbe. O forse, in altri sensi, non mi importa granché. Quello che mi aspetto é solo prendere il sole sulla spiaggia di Cartagena. Vedere dal vivo quella cattedrale bellissima che giá mi aveva affascinata a lezione di storia dell'arte spagnola. Mi aspetto di visitare un posto nuovo, di rivedere vecchie facce, di conoscere di nuove. Mi aspetto due concerti emozionanti, e poi mi aspetto una Paella a Valencia prima di tornare a casa. Mi aspetto che con i miei soldi mettano davvero quel mattone.



Il resto? Beh, il resto, se verrá, sará tutto regalato. Perché viaggio alla ricerca della capacitá di sorprendermi. Ed é solo se non ti aspetti niente, che la puoi davvero trovare. Ci si rilegge Martedí.