domenica 25 marzo 2012

Trailer onomatopeico di un viaggio senza "zzz".

Brumble brumble. Gnam Gnam. Glub glub. Ahahahah. Sigh, sob. Apuff. Driiiiiiin! Smack. Ahora que pequeño sale a caminaaar...Vuelve a tu sitio! Bla bla bla. Grrr. Nooooooo!! Taxiii. Gasp. Wow! Cliccheteclicchete. Rismack. Ahhh (sospiro). Gnam gnam. Mhm. Flash. Sniff.

Nel caso non l'aveste capito, é la cronaca di quest'ultimo viaggio ridotta a pillole di onomatopee. Ché twitter, la capacitá di sintesi, forse me l'ha sviluppata davvero. Insomma, sono tornata. Solo che come sempre, ai miei racconti, di suono ne manca uno. Sí, quello. Sempre lui: zzzzz.


Ecco: ho insultato Ryan Air in venti lingue, stamattina. Compreso l'aramaico antico, che negli intervalli tra le sveglie seminate per casa si incastrava a perfezione. Che, dico io: va bene mettere un volo che ti costringe in aeroporto alle cinque del mattino, ma per farlo proprio quando cambia l'ora un po' sadici bisogna esserlo, dai. Morale: due ore di sonno (non fanno otto neanche sommandole a quelle della notte prima) e fase Rem in aereo. Nello specifico, ho intervallato la promozione dei gratta e vinci o sigarette senza fumo con immagini di foglietti rosa su cui era stata appuntata in disordine tutta – e proprio tutta – la mia attivitá cerebrale. Con acquisti mentali di fantomatici orecchini. Con sirene della polizia che si scoprirono poi essere gli strilli di una bimba iperattiva due sedili piú in lá. Me lo ricordo perché é lei che, nel compenso, mi ha svegliata con frequenza maggiore. La si perdona solo perché é carina. Ma il mio istinto materno affoga nello "smettila subitoooooooooooooo" che volentieri direi.

Lo stile del post é quel che é, perció. Spero non me ne vorrete. Il fatto é che , come sempre, devo raccontarvi di speranze e di euforie. Di mezze delusioni che si trasformano in sogni realizzati. Di abbracci. Di regali. Di baci lanciati dal palco e incontri tra amici in piena stazione. Devo raccontarvi del passato, che in modo sempre piú assurdo sembra essere il legame piú forte col  presente di qualcuno che ammiro.  I vari “Ma tu l'hai mai visto dal vivo?!” , e il “pues vente!” che mi esce dal cuore. Di revival dell'erasmus, persino. Di Teatro Romano, calle Larios , e sabati pomeriggio sonnacchiosi. Dei gambas di Casa Vicente, Le Berenjenas con Miel di Pepa y Pepe, e l'immancabile moscatel del Pimpi. Delle mie scarpe nuove, dell'incanto di fiori e pois. Ma soprattutto dell'unione tra mondi che una volta di piú, con filo sottile, puó riuscire a cucirsi a perfezione solo lí. Magari trasformandosi in una collana.

Perché chi sono, io? Una specie di groupie? Un'amica con cui hai condiviso feste , resacas , affitto e segreti? Una figlia? Una turista? Una comunicatrice? Che cosa? Me lo chiedo e mi accorgo che le definizioni piú autentiche non funzionano mai per esclusioni. E forse, allora, in un certo strano senso, sono un po' Málaga anch'io. 



Málaga: La "mia" cittá, quella che odora di mare, di fritto e di fiori sbocciati . Quella in cui torno, e non mi sembra di essermene, in fondo, mai andata. Quella da cui parto, e giá vorrei tornare. Málaga, giá. Una volta di piú, mi sembra che con l'aereo si sia staccato dal suolo anche un pezzetto del mio cuore.

Ma mentre scarico le foto; mentre rivivo nella mente quell'abbraccio ("gracias guapa") l'assenza di quel “zzz”, vuoi o non vuoi, torna a pesare. Vi chiedo solo pazienza, quindi. Il tempo di un'accumulo di siestas. Poi, ve lo prometto, aggiorneró. 

2 commenti:

  1. questo prologo....è BELLISSIMO!!!!...alla faccia della mancanza di sonno!:-)
    besitos kit

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  2. ...sará mica proprio per quello?! :P grazie kit!!

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