martedì 8 maggio 2012

Going to...Murcia, piú o meno.


Ero già in aereo, quando l'ho saputo. Seduta sull'astuzia scomoda di Ryan Air. Sull'idea economicamente perfetta di farci effettuare l'imbarco dopo circa un'ora di ritardo dichiarato. E poi, soltanto poi, solo una volta allacciate le cinture, annunciare che la torre di controllo li ha obbligati a un'altra ora d'attesa. Dicevano fosse una decisione dell'ultimo minuto, certo. Solo che a pensar male quasi sempre ci si azzecca. E a me nessuno toglie dalla testa che con un ritardo di due ore hai diritto a rimborsi e lamentele. Un ritardo di due ore sull'entrata in aereo, però. Studiare comunicazione aiuta a essere bravi nel fregare la gente. Guardare serie di avvocati fa il resto. Tra le postille in corpo 5 a bordo pagina e la mia insofferenza da eccessi di calore areoportuale, nonostante tutto, io li avrei applauditi davvero.

Comunque.



Me ne stavo lì, a dare calci alla mia borsa nel tentativo inutile di allungare le gambe un po' di più. L'aeroporto di Bologna già iniziava a sprofondare in un primo abbozzo di oscurità. E me l'ero chiesta, in effetti, da cosa dipendesse. Insomma, erano tutti in ritardo: Iberia, Ryan Air... Strano. Sì, strano. Però non sufficiente ad angosciarmi, ancora. Che ciò che a me seccava, più che altro,era posporre ulteriormente il mio re-incontro con Madrid. Pensavo al concerto a cui sarei andata il giorno dopo . Alle ore di fila che – allora non lo sapevo – m'avrebbero ridotto il volto a un pomodoro. Volevo i miei abbracci, il mio posto nel mondo, la mia ulteriore chance di sentirmi speciale. Ed era solo a questo che pensavo.

Solo che poi, seduta accanto a me sul boeing fermo in pista, una coppietta già isterica ha estratto l'iphone. La ricordo come fosse ieri, la voce stridula di lei, mentre leggeva ad alta voce le notizie sullo schermo. “Ma possible che capiti sempre a noi? Andiamo ad Haiti e succede quel casino, andiamo in Spagna e guarda tu!”. Ho pensato immediatamente di voler cambiare posto. Che magari portavano un po' sfiga, per dire. Ma intanto un terremoto aveva raso al suolo una località murciana. E il concetto di “sfiga” in certe circostanze, credo di doverlo rivalutare un po'.



E' passato un anno, da allora. E il mio tour personale si concluderà adesso proprio in quella città devastata. Lì, a Lorca, Dani Martín fará un concerto benefico. Il mio biglietto, il mio denaro, varrá un mattone del teatro che la natura ha reso impraticabile allo show. O magari le fondamenta di una scuola, chissá. Forse il cornicione di una finestra oltre cui una ragazza guarderá, domani. Chiamatemi melensa. Peró mi piace un sacco, l'idea di chiudere un ciclo cosí.

Tutto questo per dirvi che domani parto. Non ho grosse aspettative, da questo viaggio. Né voglio averne. Non saró in prima fila. Probabilmente, Dani, non lo vedró nemmeno. Forse mi importa piú di quanto dovrebbe. O forse, in altri sensi, non mi importa granché. Quello che mi aspetto é solo prendere il sole sulla spiaggia di Cartagena. Vedere dal vivo quella cattedrale bellissima che giá mi aveva affascinata a lezione di storia dell'arte spagnola. Mi aspetto di visitare un posto nuovo, di rivedere vecchie facce, di conoscere di nuove. Mi aspetto due concerti emozionanti, e poi mi aspetto una Paella a Valencia prima di tornare a casa. Mi aspetto che con i miei soldi mettano davvero quel mattone.



Il resto? Beh, il resto, se verrá, sará tutto regalato. Perché viaggio alla ricerca della capacitá di sorprendermi. Ed é solo se non ti aspetti niente, che la puoi davvero trovare. Ci si rilegge Martedí. 

2 commenti:

  1. :-) questo è lo spirito giusto del viaggiatore!...e ancora una volta,sò che ti sorprenderà!:-)e nell'attesa di leggere i resoconti..non mi resta che augurati SUERTE/IN BOCCA AL LUPO...per il viaggio...il sole,il mare e i concerti...e per tutto!
    SUERTE/IN BOCCA AL LUPO
    KIT

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  2. leggo in ritardo per rispondere "crepi il lupo" ma decisamente le sorprese sono arrivate, eccome!! :) Grazie Kit!

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