lunedì 22 aprile 2013

Ecco perchè non parlo di politica.


La Spagna è al terzo posto in Europa per opportunità offerte all'imprenditoria giovanile. Nonostante la crisi. Nonostante tutto. Ormai da giorni non penso che a 'sta cosa, sentita di sfuggita al tg di TVE.
Vedete: io non ho mai parlato di politica in questa sede, e certo non intendo cominciare ora. Sono quella che insegue salatini con le erbette, pur di sfuggire ai candidati regionali. Manca un giorno al voto ed immancabilmente eccoli lì, a fare ruote da pavoni ai vernissage. “Il voto è importante”, mi han detto. Salatini. “Mi raccomando, eh?”, m'hanno strizzato l'occhio. Ancora Salatini. Perchè, dite quel che volete: sono l'unica salvezza, i salatini. L'unico pretesto non alcolico per evitare inopportuni scoppi d'ira.



E' solo che, ogni tanto, la classe dirigente rispecchia veramente ciò che siamo. E guardate lì. Guardate ai massimi vertici. Pensate ad un signore di quasi novant'anni rieletto nel momento stesso in cui un po' tutti vorremmo cambiare. Non ditemi che non ci ritrovate un Paese interno. Un paese vecchio. Stanco. Inesorabilmente stantio. Dove chi ci governa non riuscirebbe a mettersi d'accordo neppure sui gusti della pizza. E ci regala titoli ancora una volta poco lusinghieri su pressochè tutti i quotidiani stranieri.

Fa differenza, allora, dove metto la crocetta? Se associo il mio nome ad un partito o a una persona? Tanto, ad un'idea, non potrei associarlo in nessun caso. Perchè di idee, mi sembra, non c'è proprio nessuno disposto a difenderne davvero.

Io, se penso all'Italia, vedo una gigantesca palude. Nient'altro. E, invece, avrei bisogno di un futuro. Di un domani di cui ormai non resta neanche la speranza. Ma il punto è che non sono sola. Il punto è che siamo in tanti, troppi, a sentirci addosso questo schifo. Penso a come questo sentimento condiviso potrebbe svilupparsi. Penso allo sbocco naturale delle troppe ali tarpate, e...possibile che non lo vedano? Possibile che nessuno si accorga che la corda è troppo tesa? Sono lì, troppo presi a litigare per capire che, se i giovani non vedono un futuro, hanno davanti a sé due soluzioni: e, se la prima è andarsene, l'altra è molto meno pacifica. Non so a voi, ma a me entrambe fanno paura.

Allora preferisco parlar d'altro. Chessò, magari delle opere di Federica Gonnelli. Chè, oltre ad avere un bel po' di talento, almeno è una ragazza in lotta per un sogno. E l'arte, in tutte le sue forme, rimane pur sempre l'evasione migliore. O magari stilo liste di ciò che mi fa star bene. Mi ubriaco di flamenco. Mi tingo le unghie di rosso. Esco sotto la pioggia coprendomi il capo con un trench. Magari, sì, magari mi bevo anche uno spritz a stomaco vuoto, e al diavolo gli effetti. A me è di questo, che piace parlare. Dei fiori neri a pois bianchi che completano un'acconciatura. Delle canzoni sempre diverse che mi svegliano al mattino. Dei miei sbalzi d'umore e le mie idee bizzarre, per cui mi sento mille volte più pazza che geniale.



Non tratto la politica, mai. Con tutto quello che succede, più di qualcuno lo prenderà come un disinteresse. Invece lo faccio perchè, dopo quasi cinque anni, mi sto ri-adattando al mio Paese. Ascolto musica italiana. Apprezzo le varietà regionali di culture ed accenti. Ho perso quella lieve cadenza andalusa quando parlo spagnolo. E, prima che potessi accorgermene, ho riguadagnato pure la rassegnazione. Questa pigrizia che in Spagna non ho mai sentito. La poca predisposizione al coraggio e al movimento che immancabilmente, subdola, questa dannata terra ti contagia.

Poi sento questa cosa, a TVE. Questa faccenda delle opportunità all'imprenditoria giovanile. Ed è vero: la politica iberica è tutto fuorchè un esempio di decenza ed onestà. Ma, se non altro, alle idee non oppongono muraglie di burocrazia. Uno spiraglio di domani, almeno, lì lo si riesce ancora a intravvedere.

Il punto è questo: dopo quasi cinque anni, mi sento finalmente tornata. Se non parlo di politica, è solo perchè ogni volta che ci penso mi accorgo di quanto questo sia il più grande dei miei errori.  

4 commenti:

  1. C'è solo una cosa che non condivido del tuo "scritto"e su cui vorrei farti riflettere: sei proprio sicura che a questo punto gli "scoppi d'ira" siano inopportuni ?
    Fulvio.

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  2. Letto
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    Sottoscritto

    Non ho altro da aggiungere.

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  3. Grazie. Direi "mal comune mezzo gaudio", ma non mi sembra molto il caso...

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