mercoledì 1 gennaio 2014

Capodanni e Grappini

Cercare una risposta low cost alla domanda “Cosa fai a Capodanno?” è probabilmente una delle imprese più ardue al mondo. Costituisce eccezione: vivere in una grande città, vivere all'estero, aver prenotato un viaggio, organizzare una festa privata (aridaje!) e partorire. Quest'ultima opzione, dopo ventinove anni, tenderà peraltro a complicare ulteriormente la faccenda alla partorita, a cui piogge di auguri e vinelli sottrarranno tempo e – soprattutto - lucidità mentale.

Visto che lo sapevo, ho iniziato a muovermi per tempo. Ovvero, la bellezza di tre giorni prima. Non che, del resto, m'importasse molto festeggiare. Più che altro, c'avevo da indossare una perfetta mise figa rochenrolle. E, come dice un'amica:


Quindi, scartata con certo disprezzo l'eventualità di sborsare un centone per ascoltare Fiordaliso al Casinò e/o sbafarmi un polletto piccante alla griglia; ignorata altresì l'opzione “congelamento in piazza” (notoriamente poco adatta alle mise figa rochenrolle), credevo di aver trovato valida alternativa in un locale di recente apertura. Proponevano buffet con cotechino e lenticchie, spettacoli con mangiafuoco, musica di tutti i generi, effetti speciali, ricchi premi e cotillons.

L' insegna arcobaleno, in effetti, avrebbe un po' dovuto insospettirmi. Specie se abbinata a tutte quelle locandine di spettacoli di Drag Queen. E invece ci sono rimasta male lo stesso, quando, il pomeriggio del 30 Dicembre, ho scoperto si trattasse di un locale gay. Per un attimo ho pensato di andarci comunque: se non altro, ai locali gay, tendono a mettere musica ballabile. Poi, però, ho trovato la pubblicità di un bar del centro. Uno carino, tra i pochi del mio paesello che ogni tanto mi degno di frequentare. Annunciavano “buffet ricchissimo”, Dj Set e molto alcol. Peccato che, al momento di prenotare (il pomeriggio del 31 Dicembre) mi abbiano avvisata che “ci dispiace, alla fine chiudiamo alle otto”. Non hanno raggiunto il numero minimo di adesioni, specificano. E a me verrebbe da dirgli che, forse forse, l'obbligatorietà della suddetta adesione sarebbe stata un attimo da specificare. Soprattutto se la tua clientela è solita raggiungerti nei pre e nei dopo cena. Comunque.

C'è da dire che l'appurata necessità generale di investire in comunicazione gioca a favore dei miei biglietti da visita. E, alla fin fine, a me e alla mia mise figa rochenrolle non è neanche andata così male. Anzi. Quantomeno ho sfruttato alla grande la mia nuova Nikon compatta. Ho fotografato cibi usando la modalità alimenti; persone usando la modalità ritratti; ambienti chiusi usando la modalità interni/feste; fuochi artificiali usando la modalità fuochi artificiali. Il problema è che la modalità bimbaminkia non l'hanno inventata, ragion per cui le “selfies” non mi riescono altrettanto bene. Peccato.
Foto scattata con la modalitá "fuochi artificiali"

Quanto al resto, gli highlights del Capodanno includono senz'altro gli scampi di dimensioni transgeniche di un cenone a base di pesce in terre slovene. Chè chi passa all'estero il primo dell'anno...


Foto scattata con la modalitá "alimenti"

Nelle circostanze di tale cenone ho anche assistito al degrado umano, fisico e morale di una comitiva di veneziani incravattati che sono passati dalle barzellette volgari in dialetto all'elencazione delle malattie gravissime dei loro conoscenti in un continuo crescendo di decibel e di arrossamento dell'incarnato. Ho parimenti fatto fuori un' (ulteriore) catasta di bicchieri di vinello , ammirato un alberello decorativo, e fatto l'epica conoscenza di quello che pare essere un'arcinoto grappino bosniaco.

“Per la signorina io consiglierei qualcosa di più dolce...”, aveva provato a mettermi in guardia il cameriere. Ma, al solito, ho voluto fare di testa mia.

Il tracannamento di 'sta cosa (che sono tutt'ora convinta fosse in realtà disinfettante) ha segnato un “prima” e un “dopo” nella serata di addio al duemilatredici, iniziata al tavolo diciassette al di là di ogni superstizione.

Fuoco. Io vi giuro che ho sentito il fuoco. Dentro. Fuori. Nella testa. Nei polmoni. Nel cuore.
Fuoco, e basta.
Ma al secondo sorso era un po' meglio.

E, dopo un attimo di afonia, ho iniziato a trovare particolarmente divertente l'etichetta con le indicazioni in spagnolo su come bagnare la pianta/separè al mio fanco. Cioè, se è per quello avevo anche elencato due o tre frasi che – al momento – mi sembravano abbastanza solenni da racchiudere l'intera serata, nonché da imprimersi nella mia memoria per sempre.

Manco a dirlo, oggi non ne ricordo manco una. A parte, forse, un dialogo dell'assurdo che credo, tuttavia, si collocasse ancora nel pre-grappino.

“Certo che se siamo contro le pellicce non dovremmo neanche mangiare il pesce”.
“Perchè?”
“Anche il pesce è un animale!”
“Sì, ma non c'ha mica il pelo!”

A mezzanotte, ancora un po'intontita (nonostante l'opera d'arte della scritta 2014 realizzata tono su tono sullo zucchero a velo dello strudel di mele) una tipa mi ha urlato “BUONCOMPLEANNOOO” all'orecchio. Stava prendendo nota dei miei dati per garantirmi l'accesso al Casinò. Siccome avevo pronunciato ormai svariati “Buon Anno” , per me il 31 Dicembre era archiviato come giornata passata. Ergo, l'esternazione di allegria della sconosciuta mi è sembrata fuori luogo, insensata e tardiva. Oltre a regalarmi un deja vù di inaspettata violenza del mio diciottesimo compleanno alle Isole Canarie, con conseguente retrogusto di lustrini. 'Somma, reagisco con un “EEEH?!” che mi regala,in cambio, occhiate perplesse.

Foto scattata con la modalitá "disegni su zucchero a velo post grappino"


Dopodichè, mi offrono un altro flute di champagne. Per accompagnarlo, mi aggiudico una fetta di torta aggratis dopo essere sfuggita per miracolo alle gomitate di attempate signore che, a giudicare dalla foga (e non certo dalla stazza), non mangiano da almeno quarant'anni. Per miracolo sfuggo anche al coma glicemico: impresa non facile, giunta al quarto dolce della serata. Mentre guardo i fuochi d'artificio, non posso non pensare a quanto sia fortunata.

Tra gli altri highlights della serata, l'atmosfera di festa in fase di conclusione di una trattoria convertita in discoteca, dove una comitiva con fare un po' losco mi nomina sua fotografa ufficiale. La loro fotocamera, però, non è dotata di “modalità foto di gruppo” quindi non è che possano pretendere 'sto granchè. Che diamine.

Fuggiamo da lì quando le poche coppie di ultra-cinquantenni ancora in pista iniziano a darsi al palpaggio sfrenato, le donne a barcollare pericolosamente sui tacchi a spillo e gli uomini a legarsi oggetti attorno alla fronte.

La serata si conclude nella constatazione di quanto possa essere triste il deserto cittadino se sono le tre del mattino ed è l'uno gennaio. Quindici euro per entrare nell'unica discoteca aperta, però, non ho intenzione di spenderli. Soprattutto alla mia età. Soprattutto dopo quel grappino.

E allora tanti auguri.

Nota bene: Come ormai saprete, ho quest'usanza di cercare premonizioni e segnali nella prima canzone ascoltata per caso nel nuovo anno. Ecco, quella del 2014 è stata “com'è bello far l'amore da Trieste in giù”. Mi sa che è meglio non commentare.

2 commenti:

  1. ahahah!:-)))) voglio il nome del grappino!
    BUON ANNO!!!!!!
    kit

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  2. Il problema è ricordarlo. :P
    Buon anno anche a te!

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