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lunedì 12 gennaio 2015

"Cercavi me? Sicuro?" [ Chiavi di ricerca 2014 Special Edition]

Ricordate l'ormai storica serie di post dedicata alla chiavi di ricerca con cui malcapitati utenti finiscono per caso sul mio blog? Ebbene: dopo un'occhiata alle statistiche di ShinyStat mi é sembrato di nuovo opportuno riprendere le vecchie abitudini. Da lí, la stesura di questa scoppiettante special edition riassuntiva dell'anno passato, che - ne sono certa - vi stupirá con effetti speciali. 

[Musichetta, sigla, applausi scroscianti dal pubblico in studio]



L'accoppiata di vocaboli che più mi ha portato lettori negli ultimi dodici mesi risulta essere "Crema Catalana" (ma vi viene bene, poi? Ce l'avete, l'attrezzo per caramellarla?); seguita a ruota da "Soha Cantante" (e chi cacchio è? Ne ho parlato? Boh). Altissimo anche "Pau Dones Vita Privata", segno che noi italiani, a farci i fatti nostri, siamo sempre molto bravi. Chiude la top 10 l'evergreen "agli spagnoli piacciono le italiane" (illudiamoci!) ed è tra le prime 50 anche l'evocativo "ciuffo koala" che continua a collocarmi tra i blog culturali più importanti del decennio.



Tra le chiavi di ricerca più bizzarre figurano invece: 


1. Calamite da frigo modelli spagnoli trovare a Roma 
Mandane una anche a me, quando le trovi, che faccio collezione! 

2. Canzone malaguegna in spagnolo testo scritto 
Chissà se ha il testo orale di quella madrilegna l'ha trovato, invece. 

3. Canzoni patriottiche karaoke
E qui mi immagino 'sta comitiva di allegroni che organizza un party da sballo in cui si canta a squarciagola l'inno di Mameli. Divertentissimo. Invitatemi, vi prego. 

4.  Caramelle rocks inglesi on line 
EEEEH?! 

5. comesichiamalagallinadelmulinobianco 
Curiosità legittima. Proprio come chiedersi dove si trovi la barra spaziatrice. 

6. Cosa sono moussaka, souvlaki, tzatziki, gyros, ouzo, metaxa, retsina 
Cos'è, un gioco a premi in cui devi trovare il punto in comune tra i vocaboli? SPECIALITÁ GASTRONOMICHE GRECHE! Cos'ho vinto? 

7. Descargar musica de avici lei mai dai 
Grandissima hit, 'sta "lei mai dai". Dite che la trovo su Spotify?

8. Fai una previsione con un oroscopo a tuo piacere a un amico spagnolo
Bell'idea. Gradirá senz'altro. Anzi, scommetto che non vede l'ora. 

9. Foto figa emozioni disordinate
E qui la domanda sorge spontanea: questo qui cercherá un'immagine molto bella in grado di rappresentare il disordine emotivo o una foto dell'organo genitale femminile che glielo produca? Non rispondete: non sono sicura di volerlo sapere. 

10. Gibilterra paese vecchio assieme alle scimmie 
Ma no, dai, qualche giovane ci sarà anche. E poi non é che vivano in simbiosi con le scimme, sú. Poverini. 

                             



11. Gli spagnoli per dire che una cosa é bella dicono que rica. 
Mi piace il punto alla fine della frase: un'asserzione decisa che non lascia spazio ai dubbi. Bravo, così si fa. Non si capisce perché stia cercando conferma su google, ma bravo. 

12. Il nostro accento italiano è proprio cosi'tremendo quando parliamo? 
Sì. 

13. Le vere foto di isabella castillo ma non in video ma in fotografia 
Hai fatto bene a specificare: non se ne può più di queste foto non in fotografia!

14. mulinobiancoebanderasfatturato
Ok, questo dev'essere quello di prima. AMICO, LA BARRA SPAZIATRICE è QUELLA ROBA RETTANGOLARE IN BASSO. Non c'è di che. 

15. non puù spagnolo a trento 
Mi spiace. 

16. Trucchu per prenotare volo per giono 19 
Ma 19 di che mese? No, perché magari ci sono dei trucchu diversi anche a seconda della stagione, delle maree, delle fasi lunari e dell'allineamento dei pianeti. Fossi in te controllerei. 

17. Voli da bologna a barcellona per persone corpulenti con rayanair 
E qui piango. Cioè, le persone corpulenti. La rayanair. Ha vinto. 

A mò di PS, per concludere in bellezza, mi preme come sempre specificare che io vivibì a tutti, che non è mia intenzione offendere nessuno, e che non mi importa come siete arrivati qui: l'importante è che poi ci restiate. 


lunedì 29 dicembre 2014

Il 2014 italo-spagnolo di Spotify

Vi avevo promesso bilanci di fine anno, e non potevo non cominciare dalla musica. É ormai da un po' che Spotify ha reso pubblici i dati del suo “Year inReview”: l'efficace e sempre interessante riepilogo delle abitudini d'ascolto dei suoi utenti nel mondo. Come me, anche voi avrete probabilmente letto articoli, cliccato su mail, condiviso con gli amici i “brani top” dell'anno. Avrete scoperto – come se ce ne fosse stato bisogno! - che, a livello globale, il 2014 é stato dominato da Happy di Pharrell Williams, dai Clean Bandit e da Calvin Harris. Un dato, peró, forse vi é sfuggito: quello limitato al territorio italo-spagnolo.

Sí, perché la piattaforma non si é limitata a condividere le statistiche mondiali, e nemmeno ad entusiasmarci con quelle personalizzate. Macché. L'analisi dei comportamenti degli appassionati dello streaming ha evidenziato anche i cosiddetti “tormentoni locali”: brani molto popolari in singoli Paesi, ma magari non altrettanto diffusi a livello planetario (qui in una bella mappa interattiva). Ne è emerso che l'Italia ha ascoltato in massa “Stolen Dance” di Milky Chance, mentre la Spagna ha sviluppato una vera e propria ossessione per Bailando di Enrique Iglesias. E se pensate che la canzone sia stata molto trasmessa anche qui, credetemi: non é niente rispetto a quanto lo é stata in terra iberica. Io l'ho toccato con mano quest'estate a Málaga, eleggendola per forza di cose a “colonna sonora della Feria”. In una settimana l'avró ascoltata per caso almeno cinque volte al giorno, sempre in luoghi e circostanze diversi. Ne sono state fatte parodie, tweet, discussioni. Le sono stati assegnati dei premi. Ecco perché la dichiarazione di Spotify ha il sapore dello scontato, ed ecco perché – quanto a gusti personali – mi sento in questo piú in linea con l'utenza castigliana.


LA CANZONE PIÚ ASCOLTATA IN ITALIA NEL 2014 






LA CANZONE PIÚ ASCOLTATA IN SPAGNA NEL 2014




Non sembra essere cosí a livello generale, peró. Per quanto mi riguarda, nel 2014 ho ascoltato piú musica italiana che spagnola ( 47% contro 20%), in entrambi i casi di matrice pop. La categoria Latin, tuttavia, va un po' a controbilanciare il dato, collocandosi al quinto posto dei miei generi preferiti con un 11% di brani ascoltati. Se si sommano al pop spagnolo, la percentuale di ascolti ispanofoni sale dunque al 31 %, avvicinandosi al primato dei cantanti nazionali.



Spagnolissimo é invece il mio brano top dell'anno: Los Cantantes di Leiva, di cui peraltro é appena uscito un bellissimo videoclip. L'album che lo contiene, Polvora, é a sua volta il disco che ho piú spesso riprodotto in streaming, ed é presente nella top 10 delle canzoni che ho ascoltato piú spesso anche con Afuera en la Ciudad e Cerca. Le altre presenze spagnole nella lista sono Ms Maiko con il brano Too Many Questions e gli Hombres G con “Por una Vez”. Il Cile e Cesare Cremonini rappresentano ovviamente il mio lato italiano, collocandosi entrambi anche tra i miei 5 artisti preferiti.


IL MIO BRANO TOP DEL 2014 





Affascinanti anche le statistiche relative agli ascolti stagionali, secondo cui la stagione dell'ex leader dei Pereza é stata l'inverno (non che stupisca, in uno che ha intitolato un disco “Diciembre”). In primavera ho invece prediletto Cesare Cremonini, lasciando la carica degli ImagineDragons per i giorni di una difficile e climaticamente inesistente estate. Dani Martín é stato il mio autunno, sorta di canto del cigno di una passione in precario equilibrio, costante nelle cuffie malgrado gli alti e bassi.



Basandosi su questi dati, il simpatico programmino mi ha anche creato una playlist con gli artisti e le canzoni che secondo lui potrei amare nel 2015. Comprende Mengoni in spagnolo, Miguel Bosé, La Musicalité, Mr. Kilombo, gli Zero Assoluto, El Pescao e ovviamente Dani Martín in duetto con Leiva. Oltre ad una sfilza di gente che confesso di non aver mai sentito nominare. Proveró a cliccare play.




E voi, cosa avete ascoltato quest'anno? Quanto é stato italo-spagnolo il vostro 2014, secondo Spotify? Raccontatemelo, dai, che sono curiosa! 

venerdì 17 ottobre 2014

Flashmob flamenchi, 2014 Edition

Ebbene sì: l'hanno rifatto. Anche quest'anno la biennale di Flamenco di Siviglia si è conclusa all'insegna del flashmob. Come già nel 2012, l'evento ha coinvolto innumerevoli città del mondo con l'intenzione di celebrare un'arte che, seppur nata in Spagna, se ne frega bellamente dei confini. Di nuovo, in una data e ad un'ora prestabilita, appassionati del baile si sono dati appuntamento nelle piazze per inscenare una coreografia appositamente creata da Pastora Galván.  Non potevo non parlarvene, lo capirete anche da voi. Non é solo per dare un seguito ad un vecchio post, quanto perché - a causa di motivi a me insondabili - guardare quei video mi attorciglia le budella attorno al cuore. Dico davvero. C'é qualcosa, nell'idea della simultaneità geografica e della globalità di una passione, in grado di toccare fibre che neanche pensavo di avere. E mi commuovo, ecco. Mi commuovo come una deficiente. Ogni volta. Ad ogni dannatissimo play. 

Avrei voluto partecipare, ovvio; Solo che come sempre pecco di scarso tempismo. Non mi resta, perciò, che condividere con voi quello che qualcun altro ha fatto, il 5 Ottobre scorso, in giro per il nostro piccolo pianeta. Buona visione!

IN ITALIA 

A giudicare da Youtube l'Italia, rispetto alla scorsa edizione, ha vantato pochissime partecipazioni. A conti fatti, forse la mancanza di tempismo non é stata un problema solo mio. Comunque sia, solo a Milano e Torino hanno sorpreso i passanti, con rappresentanze che non definirei numerose, a suon di golpe e di tacón.





IN EUROPA 

Per il resto (e non sorprende!) il flashmob sivigliano rimane sempre il più emozionante. Il vecchietto che passeggia del tutto indifferente e anche un po' scazzato al casino che gli si scatena dietro, poi, dota di un valore aggiunto il video documentativo. 



Il podio dei miei preferiti lo completano quello di Praga (uno dei più affollati fuori dal territorio spagnolo, con ben 59 ballerini coinvolti nella cornice di una meravigliosa location), e quello di Lubiana, caratterizzato dalla musica live. Sará anche merito del montaggio, ma il flashmob sloveno mi sembra anche quello che forse meglio esalta l'effetto sorpresa. 





A titolo informativo, hanno partecipato anche a Cambridge (postilla: ma che é 'sto cielo azzurro? Non c'é più l'Inghilterra di una volta!) e ad Amsterdam, di cui apprezzo particolarmente la scelta di inserire le motivazioni dell'esibizione al termine del filmato. 

IN ASIA 

É sempre piuttosto strano osservare delle orientali che ballano flamenco. Eppure, la Cina ha aderito all'evento con una doppia rappresentanza. Surreali le ballerine di Shangai, con tanto di occhiali da sole e grembiuli da negozio di souvenir iberico addosso. Decisamente più sobrie quelle di Pechino, nonostante il total pink di una di loro mi ricordi vagamente i Power Ranger. Un applauso per il bimbo che si unisce alle danze con un portamento migliore del mio.




IN AMERICA 

Boston, Ottawa, Minneapolis e Toronto sono le rappresentanze nord americane fino ad ora documentate, con le canadesi a darmi la sensazione di essere, a pelle, tra quelle che si divertono di piú.




In America Latina sembrano aver aderito solo le argentine, peraltro penalizzate da un diluvio universale che le costringe ad esibirsi sotto ad un portico. Personalmente é il flashmob che mi piace meno: non tanto per l'esibizione, quanto perché la scelta di realizzarlo in abiti di scena fa perdere, a mio avviso, lo spirito "improvvisato" dell'evento. 




Voi che ne pensate, invece? Avete già deciso qual é il vostro preferito? 


venerdì 21 febbraio 2014

A un post su Sanremo non si rinuncia mai.

Sanremo, più che un programma, è un argomento di conversazione. Un rito ancestrale di mezzo inverno. Il sottofondo necessario a capire le battute contenute nei tweet. Va subíto, in ogni caso. E a voi, come diretta conseguenza, tocca di nuovo subire me. Sì, perchè mica ve li posso risparmiare, i commenti. Non quest'anno, ché lo sdegno ce l'han tolto di bocca sin dai primi secondi della prima puntata. 

Un esordio col botto, non c'é che dire: sipari che si incastrano, gente che minaccia di buttarsi dagli spalti (Sanremo, diamo voce ai suicidi dal 1967), ospiti prelevati direttamente dal reparto geriatrico di qualche ospedale. Un festival che passerà alla storia per i foglietti stropicciati (che c'avete fatto, prima di scriverci sopra comunicazioni d'importanza vitale? Gli aeroplanini? Una tartaruga origami in omaggio al ritmo della manifestazione? Boh!) e per l'evidente tentativo di incorniciare una qualche ultima esibizione rifornendo di prezioso materiale da recupero gli archivi di Mamma Rai. 

Un festival che, più che altro, è una puntata del Bagaglino travestita da Kermesse musicale. Uno show commovente, in grado di regalare momenti d'alto spettacolo come la Castá che canta “ma 'ndo vai se la banana non ce l'hai?” e Renzo Arbore impegnato nella sua migliore reinterpretazione della Sagra della Porchetta. 

Degni di menzione anche Sárcina che si fa le selfie come il più agguerrito dei Bimbiminkia, lo sguardo da orba di Arisa senza occhiali, Ron che si crede il protagonista di una qualche puntata di Nashville e Frankie Hi-Nrg che plagia le mie perle di saggezza aretine (te possino!).



Del resto, la crisi si fa sentire. E non soltanto nell'ispirazione dei cantanti in gara. Sul truccatore, per esempio, hanno dovuto evidentemente andare al risparmio. Chè, voglio dire: finchè il rossetto sui denti ce l'ho io (cosa che, peraltro, capita spesso), vabbé. Ma che ce l'abbiano tutte le donne con le labbra rosse all'interno di un evento altamente mediatico non è proprio del tutto normale. Insomma, ce l'avrai un minimo di fissativo? Un po' di cotone per tamponare? Dei cosmetici non comprati da Kiko? Un pezzo di scotch - chessò- dello stucco da parete, QUALCOSA?! 

Poi ci sono i Grandi Dilemmi. Del tipo: Perchè la “cartolina” di Sanremo è uguale da secoli? Non hanno uno stagista sottopagato da mandare a fare delle foto della città? Voglio dire, ormai quella nave all'orizzonte sarà quantomeno affondata. Poi: il Dj che collabora con Gualazzi ha intenzione di rapinare una banca? Ma soprattutto: in che cazzo di lingua canta la Ruggiero? 

Detto ciò, la mia indiscussa Top 3 di quest'anno (purtroppo composta di meno peggio più che di migliori) è formata da: 


1. Perturbazione: più o meno l'unica (ah- ah!) canzone che mi si sia conficcata in modo irrevocabile nel cervelletto, inducendomi al canticchiamento mentale molesto nell'arco di giornate intere. Loro, del resto, sono la mia rivelazione dell'anno anche per ragioni lavorative e/o di conoscenze condivise che ora non mi dilungo a raccontare. 






2. Sinigallia: e infatti me l'hanno squalificato, povera stella. Mica è colpa sua se gli spettatori dei suoi concerti non sanno mantenere un segreto. Ingrati. 





3. Renga: vabbé, preferivo di gran lunga l'altra, anche per via di una certa amara identificazione nel testo. L'accoppiata con la Toffoli, però, visti i di lui natali udinesi, costituisce un messaggio subliminale del Turismo Friuli Venezia Giulia per cui sono patriotticamente obbligata a tifare. E poi lui è sempre un bel vedere, ammettiamolo. Soprattutto ora che s'è riconvertito al ricciolo. 





Devo purtroppo ammettere (ma sottovoce) che non mi dispiace del tutto neanche il brano di Rubino, nonostante lui mi stia simpatico grossomodo quanto il sacchetto col pranzo che ti si spacca in due sulle scale dell'ufficio facendo rotolare tutto il contenuto per due piani almeno (cosa che, del resto, tende a capitarmi spesso). 

Una parentesi va aperta anche sui giovani: gli unici a cui il palcoscenico dell'Ariston dovrebbe davvero giovare, eppure anche i più bistrattati. Dai, è palese che li sopportino a stento. Prima li rilegano a una fascia oraria Marzulliana incastrata tra l'abbiocco con bavetta e i cornetti caldi alla crema; poi, nel presentarli, ricorrono a frasi altamente lusinghiere e motivanti quali: 

“Ora canta tizio, ma continuate lo stesso a seguirci, che tra un po' c'é la classifica dei big”. 

Cioè, mi fanno pena, davvero. Anche perchè, esclusioni femminili a parte – e qui l'altro dilemma: per quale motivo recondito le donne della categoria giovani devono presentare sempre delle lagne improponibili? - al solito risollevano la qualità media della serata. 

Di positivo c'è che da questa edizione li faranno riesibire tutti l'ultima serata. Cosa che rende obbiettivamente inspiegabile il processo di eliminazione progressiva e altrettanto inevitabile la mia ciloska indignazione. L'anno scorso pareva brutto pensarci, né? (da leggersi con accento torinese, giusto per adeguarsi al trend geografico generale) 

Comunque, i bistrattat...ehm,  i giovani sono tendenzialmente dei personaggi strani. Ad esempio The Niro, descritto dai miei come un incrocio tra Il Cile in versione ripulita e Gualazzi col Parkinson; o Vadim col sciarpone da polo nord nonostante l'evidente quarantina di gradi centigradi a cui è soggetto il teatro e l'aggravante dei riflettori. E' già un merito mica da ridere il fatto che sia riuscito a non svenire.



Tra loro i miei preferiti sono Diodato, Graziani (che difatti è stato eliminato subito...sta diventando una mania) e  il tizio che canta ''Nu juorno buono. A tal proposito, da Clementino in poi la mia simpatia per i rapper napoletani inizia a diventare preoccupante. Sarà una reazione inconscia di contrasto a quelli milanesi, che mi stanno invece simpatici quanto la carta igienica quando ti accorgi che è finita nel momento stesso in cui hai espletato i tuoi bisogni seduta sulla tazza del water.  Altro episodio che, peraltro, mi capita con insolita frequenza. 

In tutto questo, l'unico #italospagnolismo al momento pervenuto è racchiuso nell'accento del direttore d'orchestra che ha omaggiato Abbado. Però mancano due serate. Non si può mai dire. 

venerdì 3 gennaio 2014

I Look Ispirati ai Dischi: New Year's Eve Special Edition


Mi sarebbe un po' spiaciuto, cominciare l'anno all'insegna della moda. A conti fatti, lo scarso tempismo di questo post potrei giustificarlo anche cosí. La verità è che non sono riuscita ad ultimarlo in tempo. Avrei voluto pubblicarlo nel pomeriggio del 31 Dicembre. Stupirvi tutti con effetti speciali. Chessò, magari persino regalare ispirazione a qualche ritardataria in cerca di look per il veglione.

Invece.

Certo, a questo punto avrei anche potuto lasciar perdere. Capodanno è passato. Forse è anche sbagliato insistere su un tema. Ma il fatto è che le cose, a me, non piace lasciarle incompiute. E poi che fai, sprechi ore di lavoro certosino su Polyvore? Manciate di minuti di somma creatività (?) con la colonna sonora di Nashville sparata nelle orecchie a volumi improponibili? Tra l'altro c'ho un problema con Nashville. Dico sul serio. Insomma, sto riscontrando inquietanti paralleli tra la mia dipendenza da quella serie tv e quella che nutrivo da bambina nei confronti delle VHS di Jem. Probabile che io stia regredendo. Ma questo è un altro discorso. 

Il punto è che la risposta è no. Piuttosto, anzichè suggerirvi idee per i vostri outfit di fine anno, vi inviterò a ritrovare tra le mie proposte il più simile a quello che avete indossato. O forse, invece, sarà solo un aneddoto. Una mera elencazione tematica basata sui trend della stagione. 

Perchè è stato quello, il mio punto di partenza: la lettura di un articolo qualunque, postato su un webmagazine qualunque. Diceva che i colori di tendenza, per la notte di San Silvestro 2013, erano il silver, il rosso, il bianco e - come no!- l'intramontabile nero. Consigliavano peraltro di puntare sul total look.

Da lì, la "puntata speciale" della mia rubrichetta fashion, che peraltro noto con sommo dispiacere non caghiate granchè (si soffia il naso rumorosamente dopo profusione di singhiozzi). Pazienza (alzata di spalle). Però vi avverto che a me piace, quindi di tanto in tanto la dovrete sopportare.

Dicevo: sulle basi delle tendenze lette, il post musical-fashion di oggi è dedicato alle copertine dei dischi che meglio si addicono ad un outfit per capodanno. Le restrizioni indotte dalla tematica hanno fatto sì che, questa volta, non si tratti esclusivamente di album che sono solita ascoltare. Anzi, almeno due di essi - non specificherò quali per cortesia e/o amore della suspance - mi risultano abbastanza insopportabili. Tuttavia, i look sulla copertina sono glamour un bel po'.

Sul tema Silver c'è La Oreja de Van Gogh, con il greatest hits live "Primera Fila". Sul tema Rosso, la duplice variante della malagueña Diana Navarro sulla cover di - ironia!- "Camino verde" e dell'italiana Alessandra Amoroso col bellissimo abito che indossa in "Amore Puro". Per il bianco ho optato per la mise un po' mascolina ma comunque elegante di Laura Pausini nel recente Greatest Hits. Per rappresentare la tendenza black, invece, chi meglio di Malú, che in "Gracias" c'ha sú un vestito che comprerei parecchio volentieri anch'io. A tal proposito: manicotti, catene dorate e borchie sono presi dal retrocopertina, come del resto la scollatura sulla schiena della Amoroso. 

Allora? Poi me lo dite, a quale di questi outfit si avvicinava di piú il vostro?


Music Inspired! - La oreja de Van Gogh, Primera Fila



mercoledì 1 gennaio 2014

Capodanni e Grappini

Cercare una risposta low cost alla domanda “Cosa fai a Capodanno?” è probabilmente una delle imprese più ardue al mondo. Costituisce eccezione: vivere in una grande città, vivere all'estero, aver prenotato un viaggio, organizzare una festa privata (aridaje!) e partorire. Quest'ultima opzione, dopo ventinove anni, tenderà peraltro a complicare ulteriormente la faccenda alla partorita, a cui piogge di auguri e vinelli sottrarranno tempo e – soprattutto - lucidità mentale.

Visto che lo sapevo, ho iniziato a muovermi per tempo. Ovvero, la bellezza di tre giorni prima. Non che, del resto, m'importasse molto festeggiare. Più che altro, c'avevo da indossare una perfetta mise figa rochenrolle. E, come dice un'amica:


Quindi, scartata con certo disprezzo l'eventualità di sborsare un centone per ascoltare Fiordaliso al Casinò e/o sbafarmi un polletto piccante alla griglia; ignorata altresì l'opzione “congelamento in piazza” (notoriamente poco adatta alle mise figa rochenrolle), credevo di aver trovato valida alternativa in un locale di recente apertura. Proponevano buffet con cotechino e lenticchie, spettacoli con mangiafuoco, musica di tutti i generi, effetti speciali, ricchi premi e cotillons.

L' insegna arcobaleno, in effetti, avrebbe un po' dovuto insospettirmi. Specie se abbinata a tutte quelle locandine di spettacoli di Drag Queen. E invece ci sono rimasta male lo stesso, quando, il pomeriggio del 30 Dicembre, ho scoperto si trattasse di un locale gay. Per un attimo ho pensato di andarci comunque: se non altro, ai locali gay, tendono a mettere musica ballabile. Poi, però, ho trovato la pubblicità di un bar del centro. Uno carino, tra i pochi del mio paesello che ogni tanto mi degno di frequentare. Annunciavano “buffet ricchissimo”, Dj Set e molto alcol. Peccato che, al momento di prenotare (il pomeriggio del 31 Dicembre) mi abbiano avvisata che “ci dispiace, alla fine chiudiamo alle otto”. Non hanno raggiunto il numero minimo di adesioni, specificano. E a me verrebbe da dirgli che, forse forse, l'obbligatorietà della suddetta adesione sarebbe stata un attimo da specificare. Soprattutto se la tua clientela è solita raggiungerti nei pre e nei dopo cena. Comunque.

C'è da dire che l'appurata necessità generale di investire in comunicazione gioca a favore dei miei biglietti da visita. E, alla fin fine, a me e alla mia mise figa rochenrolle non è neanche andata così male. Anzi. Quantomeno ho sfruttato alla grande la mia nuova Nikon compatta. Ho fotografato cibi usando la modalità alimenti; persone usando la modalità ritratti; ambienti chiusi usando la modalità interni/feste; fuochi artificiali usando la modalità fuochi artificiali. Il problema è che la modalità bimbaminkia non l'hanno inventata, ragion per cui le “selfies” non mi riescono altrettanto bene. Peccato.
Foto scattata con la modalitá "fuochi artificiali"

Quanto al resto, gli highlights del Capodanno includono senz'altro gli scampi di dimensioni transgeniche di un cenone a base di pesce in terre slovene. Chè chi passa all'estero il primo dell'anno...


Foto scattata con la modalitá "alimenti"

Nelle circostanze di tale cenone ho anche assistito al degrado umano, fisico e morale di una comitiva di veneziani incravattati che sono passati dalle barzellette volgari in dialetto all'elencazione delle malattie gravissime dei loro conoscenti in un continuo crescendo di decibel e di arrossamento dell'incarnato. Ho parimenti fatto fuori un' (ulteriore) catasta di bicchieri di vinello , ammirato un alberello decorativo, e fatto l'epica conoscenza di quello che pare essere un'arcinoto grappino bosniaco.

“Per la signorina io consiglierei qualcosa di più dolce...”, aveva provato a mettermi in guardia il cameriere. Ma, al solito, ho voluto fare di testa mia.

Il tracannamento di 'sta cosa (che sono tutt'ora convinta fosse in realtà disinfettante) ha segnato un “prima” e un “dopo” nella serata di addio al duemilatredici, iniziata al tavolo diciassette al di là di ogni superstizione.

Fuoco. Io vi giuro che ho sentito il fuoco. Dentro. Fuori. Nella testa. Nei polmoni. Nel cuore.
Fuoco, e basta.
Ma al secondo sorso era un po' meglio.

E, dopo un attimo di afonia, ho iniziato a trovare particolarmente divertente l'etichetta con le indicazioni in spagnolo su come bagnare la pianta/separè al mio fanco. Cioè, se è per quello avevo anche elencato due o tre frasi che – al momento – mi sembravano abbastanza solenni da racchiudere l'intera serata, nonché da imprimersi nella mia memoria per sempre.

Manco a dirlo, oggi non ne ricordo manco una. A parte, forse, un dialogo dell'assurdo che credo, tuttavia, si collocasse ancora nel pre-grappino.

“Certo che se siamo contro le pellicce non dovremmo neanche mangiare il pesce”.
“Perchè?”
“Anche il pesce è un animale!”
“Sì, ma non c'ha mica il pelo!”

A mezzanotte, ancora un po'intontita (nonostante l'opera d'arte della scritta 2014 realizzata tono su tono sullo zucchero a velo dello strudel di mele) una tipa mi ha urlato “BUONCOMPLEANNOOO” all'orecchio. Stava prendendo nota dei miei dati per garantirmi l'accesso al Casinò. Siccome avevo pronunciato ormai svariati “Buon Anno” , per me il 31 Dicembre era archiviato come giornata passata. Ergo, l'esternazione di allegria della sconosciuta mi è sembrata fuori luogo, insensata e tardiva. Oltre a regalarmi un deja vù di inaspettata violenza del mio diciottesimo compleanno alle Isole Canarie, con conseguente retrogusto di lustrini. 'Somma, reagisco con un “EEEH?!” che mi regala,in cambio, occhiate perplesse.

Foto scattata con la modalitá "disegni su zucchero a velo post grappino"


Dopodichè, mi offrono un altro flute di champagne. Per accompagnarlo, mi aggiudico una fetta di torta aggratis dopo essere sfuggita per miracolo alle gomitate di attempate signore che, a giudicare dalla foga (e non certo dalla stazza), non mangiano da almeno quarant'anni. Per miracolo sfuggo anche al coma glicemico: impresa non facile, giunta al quarto dolce della serata. Mentre guardo i fuochi d'artificio, non posso non pensare a quanto sia fortunata.

Tra gli altri highlights della serata, l'atmosfera di festa in fase di conclusione di una trattoria convertita in discoteca, dove una comitiva con fare un po' losco mi nomina sua fotografa ufficiale. La loro fotocamera, però, non è dotata di “modalità foto di gruppo” quindi non è che possano pretendere 'sto granchè. Che diamine.

Fuggiamo da lì quando le poche coppie di ultra-cinquantenni ancora in pista iniziano a darsi al palpaggio sfrenato, le donne a barcollare pericolosamente sui tacchi a spillo e gli uomini a legarsi oggetti attorno alla fronte.

La serata si conclude nella constatazione di quanto possa essere triste il deserto cittadino se sono le tre del mattino ed è l'uno gennaio. Quindici euro per entrare nell'unica discoteca aperta, però, non ho intenzione di spenderli. Soprattutto alla mia età. Soprattutto dopo quel grappino.

E allora tanti auguri.

Nota bene: Come ormai saprete, ho quest'usanza di cercare premonizioni e segnali nella prima canzone ascoltata per caso nel nuovo anno. Ecco, quella del 2014 è stata “com'è bello far l'amore da Trieste in giù”. Mi sa che è meglio non commentare.