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venerdì 17 ottobre 2014

Flashmob flamenchi, 2014 Edition

Ebbene sì: l'hanno rifatto. Anche quest'anno la biennale di Flamenco di Siviglia si è conclusa all'insegna del flashmob. Come già nel 2012, l'evento ha coinvolto innumerevoli città del mondo con l'intenzione di celebrare un'arte che, seppur nata in Spagna, se ne frega bellamente dei confini. Di nuovo, in una data e ad un'ora prestabilita, appassionati del baile si sono dati appuntamento nelle piazze per inscenare una coreografia appositamente creata da Pastora Galván.  Non potevo non parlarvene, lo capirete anche da voi. Non é solo per dare un seguito ad un vecchio post, quanto perché - a causa di motivi a me insondabili - guardare quei video mi attorciglia le budella attorno al cuore. Dico davvero. C'é qualcosa, nell'idea della simultaneità geografica e della globalità di una passione, in grado di toccare fibre che neanche pensavo di avere. E mi commuovo, ecco. Mi commuovo come una deficiente. Ogni volta. Ad ogni dannatissimo play. 

Avrei voluto partecipare, ovvio; Solo che come sempre pecco di scarso tempismo. Non mi resta, perciò, che condividere con voi quello che qualcun altro ha fatto, il 5 Ottobre scorso, in giro per il nostro piccolo pianeta. Buona visione!

IN ITALIA 

A giudicare da Youtube l'Italia, rispetto alla scorsa edizione, ha vantato pochissime partecipazioni. A conti fatti, forse la mancanza di tempismo non é stata un problema solo mio. Comunque sia, solo a Milano e Torino hanno sorpreso i passanti, con rappresentanze che non definirei numerose, a suon di golpe e di tacón.





IN EUROPA 

Per il resto (e non sorprende!) il flashmob sivigliano rimane sempre il più emozionante. Il vecchietto che passeggia del tutto indifferente e anche un po' scazzato al casino che gli si scatena dietro, poi, dota di un valore aggiunto il video documentativo. 



Il podio dei miei preferiti lo completano quello di Praga (uno dei più affollati fuori dal territorio spagnolo, con ben 59 ballerini coinvolti nella cornice di una meravigliosa location), e quello di Lubiana, caratterizzato dalla musica live. Sará anche merito del montaggio, ma il flashmob sloveno mi sembra anche quello che forse meglio esalta l'effetto sorpresa. 





A titolo informativo, hanno partecipato anche a Cambridge (postilla: ma che é 'sto cielo azzurro? Non c'é più l'Inghilterra di una volta!) e ad Amsterdam, di cui apprezzo particolarmente la scelta di inserire le motivazioni dell'esibizione al termine del filmato. 

IN ASIA 

É sempre piuttosto strano osservare delle orientali che ballano flamenco. Eppure, la Cina ha aderito all'evento con una doppia rappresentanza. Surreali le ballerine di Shangai, con tanto di occhiali da sole e grembiuli da negozio di souvenir iberico addosso. Decisamente più sobrie quelle di Pechino, nonostante il total pink di una di loro mi ricordi vagamente i Power Ranger. Un applauso per il bimbo che si unisce alle danze con un portamento migliore del mio.




IN AMERICA 

Boston, Ottawa, Minneapolis e Toronto sono le rappresentanze nord americane fino ad ora documentate, con le canadesi a darmi la sensazione di essere, a pelle, tra quelle che si divertono di piú.




In America Latina sembrano aver aderito solo le argentine, peraltro penalizzate da un diluvio universale che le costringe ad esibirsi sotto ad un portico. Personalmente é il flashmob che mi piace meno: non tanto per l'esibizione, quanto perché la scelta di realizzarlo in abiti di scena fa perdere, a mio avviso, lo spirito "improvvisato" dell'evento. 




Voi che ne pensate, invece? Avete già deciso qual é il vostro preferito? 


sabato 28 luglio 2012

Go Olympics!


Ieri, come ogni quattro anni, il mondo si é sintonizzato su una trasmissione sola. E' un'immagine che mi affascina. Sa di abbraccio. Di distanze abbattute. Di come un legame eterno possa in qualche modo ancora renderci migliori. Per questo, perchè sono impregnate di speranza, amo le Olimpiadi dacché ho uso di ragione.

Dentro a quello schermo,ieri, toccava all'Inghilterra celebrare la sua storia. Messinscena filmica (e inizialmente noiosa, ammettiamolo) di un Paese per cui provare antipatia è impossibile. E forse c'entrano anche un po' quelle vedute aeree. Cartoline di una Londra dai ricordi, ed improvvisa voglia di tornare. Ma il punto é che in fin dei conti Shakespeare, Peter Pan e la Musica riempiono già piuttosto bene il mio elenco di ragioni. Sì:“Amiamo l'Inghilterra”, come dice una canzone. E quando un ideale viaggio nei decenni riporta a galla melodie e correnti, la mia pelle d'oca ne ricorda il perchè. Note. Note. Note. Accordi di un pianoforte. Strimpellio di una chitarra. Bastava solo questo. La cerimonia d'apertura, sarebbe stata perfetta già così.




Ma poi gli inglesi, mai contenti, hanno voluto aggiungere l'impatto coreografico di un nero peloso. Rappresentava le paure dei bambini, prima che tante Mary Poppins aprissero gli ombrelli di una rinnovata allegria. Ci hanno tenuto, ad incantarci con quegli uomini volanti. Strisciavano come insolite, luminose, farfalle sotto al protagonismo degli Artic Monkeys, prima che uno di loro portasse la sua bici a conquistare il cielo. Sono stati i momenti più belli della serata. Emotivi, come il braciere che si compone di tante fiammelle, ciascuna portata da un diverso Paese. Simbolici, come la torcia che, dalle mani di Beckham, passa alle sette giovani promesse che garantiscono un futuro allo sport. La fiamma Olimpica. Il fuoco che, da Olimpia, passando di mano in mano, arriva a illuminare uno stadio del Nord. Ed è l'emblema di un traguardo raggiunto dopo molte fatiche. Qualcosa di insondabile che mi riesce ancora ad incantare. Paul McCartney canta Hey, Jude. E, nonostante il sonno mi socchiuda gli occhi; nonostante abbia trovato l'inizio privo di ritmo e la cerimonia in vari punti scordinata...beh, nonostante tutto il mio giudizio è positivo. Eccome.






Chè poi c'è stata la sfilata. Il modo migliore per scoprire l'esistenza di Paesi mai sentiti nominare prima. Accorgerti di quanto sei ignorante, e di quanto poco la tua striscia di terra può arrivare a contare. La sfilata, già. Un rincorrersi di volti felici. Ingenuamente felici. Rotondamente felici. Volti che trasudano emozione e lacrime, per arrivare a trasmettere quell'entusiasmo anche a te.

Ma sono stata fin troppo poetica, scusate. Ora, leggendo questo post, può darsi che non mi riconosciate più. Per rassicurarvi,chiudo allora con le mie conclusioni sul piano strettamente estetico. Così, giusto a testimonianza del mio intatto sconquasso mentale.

Quindi: il premio ai peggio vestiti se lo contendono in molti. Insomma, dai: tra i trombini fluo della Repubblica Ceca, l'improponibile overdose di rosa e azzurro dei tedeschi e il quadrettato-rigato anti telecamere dei... dei...boh, non ricordo che Nazione fosse, é una lotta dura. Il che consolerà senz'altro gli spagnoli, che della bruttezza delle loro uniforme hanno fatto una vera e propria questione nazionale.





Al contrario, sul premio eleganza ho pochi dubbi. In fondo si sapeva, Armani non delude. Il primo posto va a noi, senza battere ciglio. Subito dopo, colloco il bianco e beige dei Colombiani.






Mister Olimpiade, almeno per il momento, é il portabandiera dell'Afganistan. Sì, sì, non dite niente: è stata una sorpresa anche per me. Certo, non che sia un posticino tranquillo in cui andarsi a cercar l'anima gemella, una vita tranquilla e le minigonne inguinali. Ma, insomma, carino è carino. Lo dovevo pur dire. Tra l'altro vorrei far presente che trovare una sua foto su internet é stata un'impresa titanica. E non si vede neanche bene. Vabbé.




Ah. Comunque, per un interessante (e, a tratti, piacevolmente ironico) commento della cerimonia minuto per minuto, consiglio quest'articolo de La Gazzetta.