giovedì 25 settembre 2014

I trentenni in discoteca.


Strana gente, i trentenni. Nostalgici di una nostalgia strana. Ricordano Periodi d'Oro con la distorsione del tempo passato. Chè era bello, scatenarsi in discoteca finchè se ne aveva il fiato. Il sudore appiccicato ai vestiti. I cocktail dal sapore dolciastro. Davvero, accidenti, quanto ci divertivamo! Così ci cascano. Ci caschiamo tutti, prima o poi.

Soffieremo candeline. Cambieremo decennio. E, dopo una pausa ad effetto che fa tanto preludio-al-massacro-da-film- horror, annunceremo: “è tanto, però, che non andiamo a ballare”! Ta-daaaaaan. 



Ci mettiamo quattro ore, a trovare un locale. Consultiamo 324 recensioni su tripadvisor. Cerchiamo app per l'evenienza. Divaghiamo mentalmente pensando alla bellezza delle partite a Risiko. Il tutto per renderci conto che l'unica opzione che davvero ci entusiasma sembra essere la Silent Disco. Avete presente, no? Quel concetto meraviglioso  per cui ti danno delle cuffie, tu scegli di ascoltare la musica che vuoi, e ognuno balla come un indemoniato per conto proprio. Che almeno “se vuoi parlare con qualcuno ti togli gli auricolari”. “Sì, non c'è casino”. “Ma dite che uno può portarsi l'iPod da casa?”. Che siamo irrimediabilmente vecchi, in effetti,  avremmo dovuto capirlo già lì.  A dirla proprio tutta, io mi sono chiesta anche se ci fosse il volume regolabile. Solo che ho deciso di tenermelo per me. Del resto, sto già fantasticando sulla Rivelazione del Secolo: in alcuni di questi posti – è scritto su Tripadvisor- il genere ascoltato viene segnalato da lucine di diversi colori. Voglio dire, ci rendiamo conto dei vantaggi? Con una sola occhiata puoi: 

A) Capire se uno è gay
B) Capire se uno è disadattato 
C) Capire se potrebbe venire ad un concerto con te
D) Capire se insulterebbe pesantemente i tizi che vai a vedere in concerto tu.

Insomma, è il luogo di Rimorchio perfetto! Il Paradiso in Terra! E' geniale! E'... 

“Una vaccata. L'uomo medio guarda quello che ascoltano le tipe e prende le cuffie di conseguenza. Poi l'hard rock se lo ascolterà a casa”. 

Un minuto di silenzio: riposi in pace un'illusione. 

Comunque: la Silent Disco, manco a dirlo, in giro non c'è. Così trangugiamo un grappino, prendiamo il giubbotto, e prendiamo per le corna la nostra affatto perduta gggioventù. 



Nella foga di voler evitare i bimbi (leggi: neo-diciottenni molesti in libera uscita) finiamo in un locale  popolato in via esclusiva da quella rinomata specie autoctona dei locali danzerecci italici meglio nota come: viscidoni. Trattasi, per chi non li conoscesse, di uomini al di sopra dei 40 anni, tendenzialmente sudaticci e molto poco avvenenti, che si dimenano in modo scoordinato in pista lasciando occhiate languide a chiunque sia dotato di un seno. Suona La Copa de La Vida. Oleoleole. La Festeggiata ed io ci guardiamo con aria terrorizzata e il vaghissimo sospetto di essere rimaste incastrate in una brutta copia degli anni novanta. Ci beviamo un mojito, e scappiamo via. 

A questo punto è l'una di notte e io sono già cotta. Dove per "cotta" intendo che devo concentrare tutte le  energie sulle palpebre per imporre loro di non chiudersi. Mi sa che non ci riesco neanche granchè bene, visto che ho ricordi piuttosto vaghi del tragitto per raggiungere il secondo locale. Una discoteca vera e propria, questa volta. Di quelle che per entrare devi sborsare venti euro e sorbirti file epiche. Ma si è in compagnia, siamo gggiovani, si può fare.  

Mi guardo attorno. Una mandria di ragazze si dirige spavalda verso l'entrata, sfidandosi all'evidente gioco di mostrare più parti possibili del corpo senza arrivare al nudo integrale. Ridono contente. Si mantengono in bilico su trampoli che manco al circo. Io, con i collant invernali, la giacca in pelle e gli stivali rasoterra mi stringo in qualche brivido di freddo con un'espressione da imminente patibolo. Poi, un trans supera l'allegra comitiva su tacchi ancora più alti. Indossa una minigonna inguinale giallo fluo ed ha un fisico molto ma molto più bello del mio. Mi viene da piangere. Giuro.


Un tizio ci prova, infatti, col trans. “Sei bellissima”, gli dice. Sento che vuole offrirgli da bere. Mi chiedo se non abbia capito, se abbia capito e gli vada bene così, se è proprio quello che cercava, se lo sta prendendo in giro. Poi, in uno di quei fastidiosissimi momenti di empatia che mi prendono ogni tanto nei confronti della razza umana, penso a quanto debba essere difficile vivere così. Senza sapere quello che la gente vuole o si aspetta realmente da te. Eppure chi di noi lo sa, in fondo? 

Un'amica interrompe i miei deliri filosofici sottoponendomi una gif sul cellulare in cui un tipo fighissimo si spoglia tra gli urletti femminili. “Ma perchè mi mandano 'ste cose?”, si chiede affranta. A me viene da ridere, e torno alla realtà.

La discoteca – in cui peraltro ero già stata – si rivela popolata di gente varia. Ragazzi carini persi nel loro mondo. Viscidoni. Bimbi. Coetanei più o meno intraprendenti. Tra loro c'è anche una biondina ubriaca che biascica qualcosa sul fatto che è ubriaca (ma va?) ed una tizia che balla scatenata con una testa di cavallo in plastica a coprirle il volto. Sul serio. Che, dico io,  per indossare una maschera equina per ballare devi come minimo: 

- esserti drogata di brutto 
- essere (o credere di essere) brutta 
- fare la comparsa in un video di Cremonini. 

Certo, c'è anche la possibilità che tu sia una celebrità e non voglia farti riconoscere per sfuggire agli autografi, ma il “naaaaaaaaaa, ma va!” con cui viene pubblicamente accolta la mia teoria mi lascia intuire che forse non sia poi tanto plausibile. Io mi immaginavo già Katy Perry. Uffa. 

Comunque: in questo ameno loco ci sono due sale, che dovrebbero differenziarsi per genere musicale. In realtà, quella al piano di sotto è palesemente tecno. Quella al piano di sopra è palesemente tecno, con l'aggiunta di due cubisti palestrati che si dimenano attorno a un palo ed un dj francamente imbranato. Della serie che, nella circostanza già sfortunata di un genere musicale a te avverso (sto ancora sognando le cuffie della silent disco), appena stai per lanciarti nelle danze questo ti tronca senza criterio il brano. Al suo posto, dopo una pausa di qualche secondo, infila  un suono non meglio specificato che in quanto a ritmo starebbe bene in un brano di Alborán. La gente, infatti, si ferma di botto con lo sguardo smarrito. Se non fosse che l'episodio si ripete in loop fino alle quattro del mattino, penserei sinceramente ad un flashmob. 

A metá serata, sul palco al centro della sala viene allestito uno spettacolo di Drag Queen a tema Star Wars. Nelle intenzioni dovrebbe essere comico. Nella pratica Leila canta "Ma la sera a casa di Luca" di Silvia Salemi. Se non altro, c'è da dire che questi sul palco non hanno né un bel fisico né la minigonna giallo fluo. 

"Sai cosa pensavo?" , dice La Festeggiata sulla strada del ritorno.
"No, cosa?"
"Con tutto quello che abbiamo bevuto, non sono ubriaca per niente".
"Ma lo sai che nemmeno io?"

Qualche lato positivo, alla fin fine, i trent'anni ce l'hanno pure.














PS: nonostante la giacca in pelle, sono tornata a casa con il raffreddore. 

1 commento:

  1. io non ci giurerei non foste ubriache!:-)
    ...forse era un mondo parallelo!EHEHEH
    besitos
    kit

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