domenica 12 ottobre 2014

La Barcolana vista da me … e dagli spagnoli.

Arancionità. Il vocabolo mi rimbalza in testa - ossessivo come un mantra- mentre il Mediterraneo, attorno a me, cambia colore. Ha un fascino quasi poetico, la città, vista da qui. L'ha sempre avuto. Forse è perchè, all'estrema propagine del Molo Audace, riesci a dimenticare per un attimo di esserci in mezzo. Sembra lontana, Trieste. Illusione altera e surreale di skyline asburgici che emergono dal mare. La guardo accendere le luci, mentre il tramonto piano sfuma nella notte. Intinge i riflettori nell'acqua, come fossero pennelli da pulire. La gente si accalca sulle Rive, variamente affrettata, imprigionata dalle sbarre di centinaia d'alberi spogli. Cacofonie di musiche varie. Postazioni televisive improvvisate nei gazebo. Crocevia d'accenti. Una barca a vela mi passa accanto in un silenzio di sbuffi. E tutto quel che penso è che nessuna foto potrà rendere l'idea. Tutto quel che penso, incapace a descrivere, è la parola Arancionità.


Foto: Fulvio Dot

Il fine settimana della Barcolana è uno dei rari momenti in cui mi sento fortunata, a vivere dove vivo. Perchè, alla vigilia della Regata più affollata al mondo, si respira festa e mai competizione. Gli equipaggi, a bordo delle barche ormeggiate, suonano chitarre, ballano a ritmi techno e offrono da bere. Ci sono famiglie con il cane, intente a fare uno spuntino a base di panini con porchetta. Ci sono uomini di una certa età che ridono a squarciagola con una bottiglia di Prosecco in mano. E, subito accanto, ironia del destino, americani infighettati in uniformi ben stirate, biondi e patinati come personaggi secondari di O.C. Ci sono eventi, volti, quintali di motorini ammassati senza regola al parcheggio del Molo4. 

Foto: Fulvio Dot

Ci sono bambini con il palloncino di Alien (la barca, non il film); Mamme con lo zucchero filato; Slovene con il fiore in testa e strani tizi travestiti da astici che suonano il tamburo in Piazza della Borsa. E tu, di colpo, ti senti al centro del mondo. Prima ancora di afferrarne il motivo, ti senti felice.


Foto: Emme&Emme/Parenzan (Pagina Facebook "Barcolana") 


Foto: Emme&Emme/Albertacci (Pagina Facebook "Barcolana")

Adesso che anche la quarantaseiesima edizione è finita, non posso fare a meno di ricordarne gli aspetti più curiosi. Tipo i turisti (pazzi!) che fanno la fila davanti ad uno stand che ricrea artificialmente l'esperienza della bora. L'azzeccata promozione dei Quattro Salti in Padella, che con soli tre euro, una mensola piena di microonde ed un contenitore da cinese-per-asporto ti permette di abbuffarti di pasta low cost. O, ancora, lo stuolo di BMW bianche targate Esimit. Il lusso da schiaffo in faccia parcheggiato davanti ad uno degli hotel più costosi della città. Robe che non possono non starti antipatici, per quanto già supponi che vinceranno di nuovo. 

Soprattutto (per chi mi conosce è ovvio) ricordo i concerti. Quelli del Venerdì, ché a me di Mario Biondi frega poco. C'erano i Beatbox, a fare l'apertura: bravissima band di tributo ai Beatles, mi ha fatto pensare, ancora una volta, a quanto tutti gli artisti che seguo siano debitori al quartetto di Liverpool. Riflettere su quanto mi sarebbe piaciuto vederli dal vivo. Rendere evidente, se mai ce ne fosse bisogno, che se fossi nata in un'altra epoca sarei stata una delle tizie isteriche che urlavano ad ogni loro apparizione.


Foto: Emme&Emme/Albertacci (Barcolana Facebook Page) 


E poi Jack Savoretti, con l'attesa partecipazione di Elisa in due brani. In realtà, per quanto la sua voce sia sempre impeccabile, quei duetti sono stati la parte che mi ha convinta meno. Perchè a piacermi, invece, è stato proprio lui. 


Foto: Emme&Emme/ Albertacci (Barcolana Facebook Page) 

L'italo-inglese che conoscevo in via pressochè esclusiva per un brano inserito nella mia playlist estiva. A ben vedere è questo, il bello dei live gratuiti: che ti danno l'opportunità di conoscere realtà che altrimenti, forse, non avresti approfondito. Sarebbe stato un peccato, ora lo posso dire. Perchè Savoretti (oltre ad essere un gran figo, diciamolo) ha una di quelle voci roche in grado di rubarti l'anima. Gli basta una chitarra per trasformare in un concentrato di grinta il ragazzo timido che intermezza i brani di aneddoti. Ed io ne resto ipnotizzata. Al punto da scriverlo su twitter, essere rintracciata dal suo fanclub italiano, e constatare tra i sorrisi che i fanclub sui social – è inutile – sono proprio tutti uguali a quello che ho immaginato per Ulisse in #Odissea.




Comunque. Sono l'autrice del blog italo-spagnola, ed oggi è il Día de la Hispanidad. Per cui non posso parlare della Barcolana senza fare menzione al gruppo di spagnole che, proprio sul molo Audace, mentre pensavo Arancionitá, mi é passato accanto parlando di scherzi da progettare. É bastato il loro accento, a risvegliare in me una curiositá che sento a cadenza annuale. Insomma: il centro del mondo, in qualche modo, dovrebbe essere in grado di attirare anche la curiositá di qualche iberico, no? Preda di un istinto da membro della CIA, ho cercato cosa gli spagnoli scrivessero sul web in merito all'evento piú figo di Trieste. E questo é quello che ho trovato.

LA STAMPA

Come ovvio, i media specialistici sono i più interessati alla regata.

NauticalNewsToday ne parla come di un “evento unico al mondo” a cui “ogni regatista dovrebbe partecipare almeno una volta nella vita”, mettendo l'accento sulla principale novitá dell'edizione di quest'anno: l'arrivo direttamente in Piazza Unitá, “che rende Trieste ancor piú protagonista”.

Marabierto, nel suo articolo pubblicato prima dell'inizio della manifestazione, dá ampio spazio agli eventi collaterali organizzati della cornice della Barcolana, dalle mostre fotografiche alle conferenze sulla progettazione navale, passando per le innumerevoli regate minori. Ampia rilevanza viene data anche al numero degli iscritti, sebbene i 616 di cui si parla nel post siano poi diventati oltre 1900.

Di grande impatto anche la
photogallery dedicata alla Regata dal quotidiano paraguaiano ABC, che intitola: “Barcolana, lo show di Trieste” e che potete godervi qui:. 



Alcune immagini estratte dalla photogallery di ABC Digital


INSTAGRAM 

Tra le centinaia di foto postate su Instagram durante il weekend della Barcolana, non é difficile scovare anche quelle scattate dagli erasmus iberici di stanza a Trieste. Tra tutti, segnalo quelle di @hbryniarska, che si merita tutta la mia stima giá in virtú della biografia con cui ha scelto di definirsi sulla piattaforma: Spain- Italy, street of dreams. 

La ragazza ha immortalato non soltanto alcune fasi della regata, ma anche il contributo spagnolo ad uno degli eventi fuori-regata piú apprezzati dagli instagramers: il laboratorio con disegni e gessi colorati allestito in Piazza della Repubblica.

Caricamento
#Barcolana46



I BLOG

Il punto di vista che si preannuncia piú autentico ed interessante é quello promesso da una ragazza delle canarie appena arrivata a Trieste per una borsa di studio Erasmus di 9 mesi. La studentessa ha aperto un blog personale per documentare la sua esperienza e, dopo un primo post riservato alle opinioni sulla cittá ("bella, tranquilla e accogliente") e alle sue statue di importanti scrittori (apprezzate a causa del suo amore per la letteratura) promette di raccontare al piú presto anche la sua prima Barcolana. Tenetela d'occhio qui 


TWITTER 

I tweet spagnoli dedicati alla Barcolana, quest'anno, sono stati piuttosto scarsi. Tra essi segnalo, peró, quello del patriotticissimo @juansheen, in procinto di approdare tra i nostri confini appositamente per assistere alla regata; e i ricordi di @leticiasaiz, che l'atmosfera della Barcolana ha reso nostalgica persino di una botta presa in barca durante la sua partecipazione alla scorsa edizione della regata. 



Quello che mi fa piú ridere, peró, nonostante non c'entri direttamente con l'evento, é il commento di @thehauntedocean. “Adoro la versione slovena/serbo-croata di scrivere Trieste: TRST. Nella mia mente sa di schiaffo dato con la mano aperta”. Ho sempre avuto esattamente la stessa sensazione.


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