giovedì 30 aprile 2015

Viralità e ansia da prestazione: preludio ai Liebster Awards

22748 visualizzazioni. 49 commenti. Delle condivisioni ho perso il conto ormai da un po'. Da SocialCosa ho sempre guardato alla viralità come alla Madre di Tutte le Conquiste. Il che, se ci si pensa, è buffo. Sì, insomma: nel mondo reale quel concetto ha a che fare con sfoghi rossi sulla pelle, pomeriggi passati ad abbracciare il water, litrate di tachipirina da far fuori come shottini di vodka mentre scaldi un termometro sotto l'ascella. Nella vita di tutti i giorni, quella che non misuri in numeri, la viralità è qualcosa da evitare. Io che i numeri li odio, avrei anche potuto pensarci prima. Per lo meno è questo che mi sono detta, quando la tachicardia ha iniziato a farsi sentire. 




Perchè non sono normale, io. Ve l'ho già detto. L'imprevedibile successo di uno dei miei ultimi post mi ha lasciata interdetta. Impreparata. Contenta, certo, ma con una discreta ansia da prestazione. Ho pensato, davanti ai contatti in aumento, che adesso sarei stata obbligata a scrivere qualcosa di altrettanto figo. Engaging, come dicono i SocialCosi. Mi sono detta che non avrei potuto nè voluto più deludervi. Così ho iniziato a chiedermi cosa vi sareste aspettati di leggere. Cosa vi avrebbe fatti rimanere qui, ora che mi avete trovata. E, niente. Come sempre, sono le troppe domande a distruggere la creatività. 

Se c'è una cosa che il concetto di viralità conserva nel suo passaggio dal reale al virtuale, però, quello è il contatto con le altre persone. Ed è proprio grazie a quel post se ho finito per scoprire, negli ultimi giorni, una varietà incredibile di siti, community e persone interessanti. Gente che, come me, si sente figlia di un altro Paese. Che ci abita, magari, o ci ha abitato. Che lo sente suo anche senza esserci mai stata. Anime che, in tutti i casi, hanno ben più di qualcosa da dire. Ecco: tra loro c'è Nancy, un'italo-spagnola con la passione per il cinema. Ha aperto un blog intitolandolo "Volevo aprire un blog", e di se stessa scrive: "Metto da parte i soldi per poter scappare a Siviglia con l'uomo della mia vita, Colin Firth". Impossibile non trovarla simpatica.





Nancy, rivedendosi nei miei "13 segnali per riconoscere un italiano che ha vissuto in Spagna" mi ha nominata ai Liebster Awards. Per chi non li conoscesse, si tratta di una sorta di catena di S.Antonio (però più appassionante) atta a cimentare le relazioni tra blogger. Il meccanismo è semplice: ti vengono fatte dieci domande; E tu, nel rispondere, sei chiamato a farne altrettante ai dieci blogger che sceglierai di nominare. Autori che segui ed ammiri, o che semplicemente ti senti di consigliare ai tuoi lettori. 

Ho deciso di "accettare la sfida" di Nancy perchè mi è sembrata, in fondo, il miglior modo presentarmi a chi è appena approdato su questa specie di mia confusa isoletta virtuale. Ed è anche un buon contesto, forse, in cui ringraziare tutti voi che in questi giorni avete interagito a vario titolo con me. I vostri messaggi mi hanno ricordato perchè, sul web, quello di viralità non è un concetto negativo. Ma, soprattutto, mi hanno fatto tornare in mente il motivo principale per cui, da ormai così tanti anni, aggiorno il blog. 

Smetterò di farmi domande, ve lo giuro. 
Ricomincerò a scrivere solo perchè mi va. 

Domani, quindi, le mie risposte, le mie domande, e le mie nomination. 

2 commenti:

  1. Ora vado a leggere il post che hai linkato, ho già letto il titolo e me gusta mucho. Sento già che mi si potrebbe accendere la lampadina (?) per un nuovo post, magari sui finlandesi.

    Che bello vedere che non sono l'unica beota che si sente figlia di un Paese in cui non ha mai vissuto! Non sono pazzah! ç_____ç

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    Risposte
    1. Se fai il post sui finlandesi avvisami che voglio leggerlo!
      Credimi, anch'io sono sempre contentissima quando vedo che non sono l'unica ad avere il cuore in un'altra Nazione!

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