domenica 24 aprile 2016

We all looked up: consigli in ritardo per la festa del libro


Le traduzioni, a volte, possono sviare. 
"Fino alla fine del mondo" sembra un po' il titolo di un romanzo di Moccia. Di quelli sdolcinati, con la classica storiella d'amore adolescenziale. Lui ama lei. Lei ama lui. Complicazioni di mondi diversi e promesse incompiute d'eternità. Letture stucchevoli. Prevedibili. Ritrite. Ed è anche un po' per questo se, sugli scaffali della Giunti, quel volume rischiava di passarmi inosservato. Ad aggravare il tutto, il fatto che sul web appaia ovunque etichettato sotto la categoria Young Adults. Cioè, andiamo. Per favore. Dai. 

Perdermelo sarebbe stato un peccato, invece. Di quelli capitali.
Quindi, d'accordo, la giornata del libro era ieri. Sant Jordi. I 400 anni dalla morte di Shakespeare e Cervantes. Il momento perfetto, decisamente, per chi volesse regalare consigli assieme a una manciata di rose. 

Eppure ho ormai fatto dei ritardi una dichiarazione d'intenti; ed è perciò con certo orgoglio che sfido le consuetudini facendolo ora.


Foto via: devilishlystylish2011.blogspot.it


We All Looked Up - chiamiamolo così, col titolo originale - è già candidato alla Top 5 delle mie migliori letture del 2016. I motivi per cui dovreste leggerlo trascendono le ragioni più classiche. Perchè certo, Tommy Wallach ha messo in piedi una gran bella storia. L'ha fatto con una scrittura visiva, magistrale, in cui frasi dal retrogusto quasi poetico si mischiano al colloquiale senza che tu neanche lo percepisca al primo acchito. L'ha fatto incollandoti alle pagine, affidando ai capitoli brevi di un countdown i destini e le visioni di personaggi tutti ben caratterizzati. Wallach, che non a caso può vantare ora il ruolo meritato di "autore di best seller" si è dimostrato impeccabile sia nella struttura narrativa che nella redazione di un finale che, con una trama così, avrebbe rischiato fin troppo facilmente di rovinare tutto.

Ma non è solo per questo, che ve lo segnalo. No. Lo faccio perchè adoro i progetti cross-mediali. Quelli curati nei minimi dettagli. Quelli che ti fanno capire che c'è stato un ragionamento, studiato con dedizione per riuscire a darti qualcosa in più rispetto agli altri.

Così Wallach, che è anche musicista, ha realizzato di suo pugno la colonna sonora del libro. Un disco di dieci tracce, come sono dieci le tappe del countdown che scandisce gli eventi della storia. Un disco la cui copertina richiama quella del romanzo, preannunciando di rispecchiarne fedelmente in musica il mood, i fatti e le sensazioni.

Immaginate, quindi, il mio entusiasmo quando ho scoperto che quell'album - disponibile su Spotify - sapeva emozionarmi almeno quanto il libro. Un libro che, a proposito, con Moccia & Co non c'entra proprio nulla. Anzi, a reggerne le fila c'è il contrario esatto del concetto di eterno. Ci sono Eliza, Andy, Peter, Anita. E poi Bobo. E poi Misery. Personaggi intrecciati da un comune destino e da una stessa volontà. Sì; perchè l'asteroide Ardor ha il 66,6% di possibilità di schiantarsi sulla terra. E di fronte alla possibilità che tutto finisca quei ragazzi decidono, ognuno nel suo piccolo, di dare un senso alle loro giovani vite.

Ma "dare un senso" non significa, per forza, fare gesti eclatanti. Può voler dire aiutare gli altri, può voler dire raccontare qualcosa al mondo, può voler dire inseguire un sogno o magari - perchè no- anche solo l'amore. E se, detto così, vi sembrasse una roba da libro di autoaiuto, rischiate di venire delusi a suon di colpi di scena degni del migliore dei film.

Vi lascio con le note di A Natural Disaster, la traccia che apre l'album e che forse meglio di tutte può introdurvi nello scenario diversamente pre-apocalittico in cui, spero, possiate un giorno ringraziarmi - etichette e traduzioni a parte - di avervi fatto scoprire.

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