domenica 15 gennaio 2017

Montaggio veloce, musica in crescendo.

Atterraggio effetto ascensore. Tentativo poi riuscito di recuperare un ritardo. "Ma che cos...". Mi riscuoto dal classico coma-da-viaggio giusto il tempo sufficiente a riflettere su di un episodio accaduto in aeroporto. Appunti mentali per un post da scrivere. Forse arriverà, prima o poi. In differita. Aggiornare il blog in tempi brevi oramai sembra diventata un'utopia. Niente applausi sulla pista, grazie al cielo. Sarà che in questo brusco toccar terra non c'era proprio niente da lodare. Nelle cuffie, gli Imagine Dragons cantano che I'm coming home to you. 



Tirare giù il trolley cercando di non ammazzare nessuno. Anche perchè il bimbo con la tosse catarrosa mi sembra che ci stia già pensando da sé. Corsa a perdifiato verso l'ultimo bus della notte. Traguardi trionfali che manco alle Olimpiadi. Ce l'ho fattaaaa, ce l'ho fattaaaa. Scoppiettio del motore, strade semideserte, la disabitudine di avere caldo dentro al piumino invernale. 

Due rampe di scale. Chiave nella toppa. Senso di euforia. Home is where... no. Buio. Luci che non si accendono. Fornelli ad induzione che non inducono. Lavatrici che non lavano. Connessioni che non connettono. Boiler che non boilerano. Keep calm and torcia dell'Iphone. Mezzanotte è troppo tardi per chiamare il padrone di casa? Un momento, i contatori. Foto a mio padre via whatsapp - e poi dicono che la tecnologia non serve. "Tira giù i due in alto" - certo che sono inetta. Sospiro di sollievo. Luce fu. Fu, con la luce, valigia da svuotare, frigo da riattaccare, notti da non dormire per l'ansia di un Lunedì epocale. 

Re-start, coraggio. Con lo strudel di mia madre a colazione ce la posso in qualche modo fare. Documenti da aprire, calendari da redigere, conferenze via skype con wifi ballerino. Mail di Azienda Uno. Mail di Azienda Due. Mail di Azienda Tre. Lavoro, lavoro, lavoro. Contattare il commercialista, bozze di fatture sul divano, Madrid o non Madrid - questo è il problema. Il frigo mi congela le robe. Ansia, terrore e inevitabile fastidio. Le uova, adesso, le dovrò buttare. I biglietti del concerto in Arena. Gli organizzatori al telefono da Milano. Le risposte in digitale. Coordinarsi con mio zio. Devo andare in posta, magari domani. 

Scrivere articoli. Scrivere comunicati stampa. Postare in real time da posti in cui non sei. Poi le lavatrici. Poi stendere. Poi ti scordi l'olio, il dentifricio, lo zucchero da comprare. Oh no, ca**o, la posta! Un tasto non premuto, il frigo che riprende a funzionare. Il ritorno in un bzzz della mia felicità.

Poi drogarsi di patatine col bacon. Voglia incontenibile di pasta con la panna. La app dice che è per l'ovulazione. La lattina dei piselli che rimane sigillata. Portare giù la spazzatura. Ultime due slide di un report su keynote - ore 23.00, un tinto de verano. Domani vado in posta, giuro, vado. Cercare di organizzare la festa di compleanno. Per la nuova casa, dice il tizio, meglio se mi riscrivi ad Aprile. 

E ritorno a Flamenco. E non ricordo un'acca. Però l'accoglienza, calorosa così, mica me l'aspettavo. "Eh' que tengo un cacao". Il compleanno della maestra. "Sorpresaaaa". Semifreddo per tutti, tipo tiramisù. "Qualcuno fa il bis?". Ma dammene anche un kilo, capo. App, se hai ragione tu meglio che io non resti mai incinta: a questo punto, credo che diventerei cannibale. Coreografia nuova. "Trianaaaa". Non ci credo. Devo scrivere alle ragazze del mio vecchio corso. Nella testa, mi compare chiaramente una versione triestina del testo. "Ciò che boni i gamberoni, Mari Loli, se i xe boni!". Planta, tacón, rido da sola. In posta non ci sono ancora andata. 




C'era un tramonto bellissimo, però, e un pochino ho respirato. La Luna piena, luminosa e gigantesca, sembrava guardare meravigliata lo skyline ancora non illuminato di Málaga. Il cielo rosso attorno a lei, sopra le palme di Huelin, mi mandava in estasi di bellezza, troppa bellezza, tanta che gli occhi quasi facevano male. 





Tornare a casa, soddisfatta, coi capelli malconci per l'umidità. Stufetta micro. Controllare che il frigorifero funzioni ancora. Per poco non verso il vino nell'insalata. La posta, Diooooooo. Che mal di testa. Gruppi di Whatsapp. Azienda uno, azienda tre. Lavoro, lavoro, lavoro. 

Finchè, ad un certo punto, il weekend mi è calato addosso come un lieto fine. Ho dormito fino a mezzogiorno, tirato a lucido la casa sulle note di Robbie Williams. Costruito un cuscino comodissimo con una federa non usata e un vecchio copriletto piegato. Mi sono fatta una doccia bollente di almeno mezz'ora. Sul telefono, a parte "andare in posta", di promemoria non ce n'erano più.

Il weekend mi ha portata in centro, per la prima volta da una settimana, a bordo di un bus su cui -non si capisce come-  si concentra sempre tutto il meglio del barbuto e occhio-azzurrato universo maschile. Rivedere i volti che popolano questa mia dimensione di mondo, passare da un bar all'altro nel consueto panta rei di adesioni last minute, ballare finchè gli occhi non si chiudono ....ecco, tutto questo è stato molto più di un compleanno ritardato. Tutto questo, per me, è stato come tornare alla vita.

Una vita che qui vivo a ritmo raddoppiato. Una vita che una settimana vale più di un anno. Una vita in cui i taxisti non capiscono che alle quattro e mezza del mattino non avresti voglia di fare conversazione. Una vita che però sono gentili, e ti consigliano di andare a vedere Comares, e chissà come te ne ricordi il giorno dopo nonostante il sonno, un gin lemon e tre chupitos. Una vita che ancora ti chiedi come ti sei trovata a parlare di gnomi e di draghi con uno psichiatra che voleva fare il mannequin challenge, e perchè arrivi alla Casa de Guardia sempre quando ha appena chiuso, e poi chi era quel tizio che ogni tanto compariva dal nulla parlando in inglese? Una vita che ci ripensi e ridi. Che fai i bilanci e non ci credi. Una vita che chissà se la prossima settimana andrò veramente in posta? Una vita che mangi fragole e Nutella, passeggi per il lungomare di Playa della Misericordia e scopri che accidenti, ami da morire.

Bentornata a me, che sono di nuovo a Málaga. 
Come canta Robbie, "finally where I wanna be". 


1 commento:

  1. e bentornata sì!!perchè si,questa sei tu...perchè Malaga es tu casa!KIT

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