domenica 22 aprile 2018

Sul Red Carpet tutto bene.

Forse le canzoni che ascoltiamo per caso non sono altro che un messaggio del Destino. Almeno quelle che hanno un significato per noi. 

Questa settimana Hotel California degli Eagles mi è piombata addosso troppe volte per pensare ad una coincidenza. Non era il mio compleanno, quindi doveva trattarsi per forza di una specie di resurrezione. 




In fondo era quello che avevo immaginato Domenica scorsa. "Andrà tutto bene", scrivevo condividendo sui social una cover di Bob Marley a cura degli Imagine Dragons. Lucine e brividi, ricordo del concerto di Madrid. Era stato uno dei rari momenti di preveggenza che ogni tanto arrivano a sbrinare il vetro appannato della vita. 

Così è iniziata che ho pianto. Di gioia. Quando un annuncio di lavoro riaccendeva le speranze che credevo di aver perduto. Quando il sole tornava a dipingere di azzurro il cielo, e il Diluvio Universale che mi s'era rovesciato addosso dopo l'ultimo colloquio sembrava soltanto un ricordo lontano. 

Dalla parrucchiera, una mail che aspettavo da tanto portava con sé promesse di un capitolo nuovo. "Ehi tu, che sogni la California: questa canzone è proprio per te!". 

E' stata la settimana in cui ho finalmente incontrato Marianna, a dieci anni di distanza dal suo primo commento sul blog. "Se Internet ha un senso è quello che sta accadendo ora", mi ha detto sulla terrazza dell'Hostal Chinitas, con la Cattedrale illuminata di complicità. Dopo di che mi sono ritrovata ubriaca a ballare flamenco con degli sconosciuti. Intonavano Malagueña Salerosa, classici italiani di epoche remote. Credo che uno di loro si chiamasse Juan Carlos, come il vecchio Re. Si sono congedati con "Hasta Luego Mortadella", e ho pensato che la mia vita non avrebbe potuto essere più surreale.





E' stata una settimana di Red Carpet. Di telecamere. Di primi piani sul maxi-schermo di cui - manco a dirlo - non mi accorgo mai. E' stata la settimana in cui sono scoppiata a ridere per strada quando Laura mi ha scritto "c'è uno vestito da dinosauro sotto casa". Quella in cui ho provato la sensazione straniante di un locale gremito che intona all'unisono "Bella ciao". Suonavano dei pazzi, quella sera, al ZZ Pub. Però erano dei pazzi bravi da far paura. 





Ed è stato bello parlare delle differenze tra uomini e donne al tavolo di un pub, accorgendosi del tempo che passa solo per l'alternanza delle facce attorno a noi. Ma davvero è morto Avicii?  E poi brindare post-cinema sotto una frase che elogia l'amicizia, tra discorsi sugli affitti e i classici di Sabina. 

La cassiera era entusiasta di scoprire che con la bottiglia di Martini ti regalano il bicchiere. "Pero qué chulooo!". La felicità. 

Così è finita che ho pianto. Di non so bene cosa, forse catarsi voluta. In una Domenica agli inizi che amplifica in stanchezza le emozioni.

É finita che piove di nuovo, e scrivo per mettere in ordine i ricordi come poche ore fa ho in messo in ordine la casa. Perchè, una volta in più, il Festival del Cinema si è dimostrato in grado di rendere più interessanti anche le trame della vita quotidiana. 

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