Ho letto un articolo, su ABC. Parlava dello strano record di un gruppo di ragazzine. La cosa piú agghiacciante erano i sorrisi stampati sulla foto. La profusione d'immotivato orgoglio. Le espressioni, cosí famigliari da chiedermi se per caso non le conoscessi giá.
Si sono messe d'accordo
tramite social network, cosí c'era scritto. 107 adesioni per un
solo, folle, piano: accamparsi davanti allo stadio Vicente Calderón
di Madrid in attesa degli One Direction. DUE. MESI. PRIMA. DEL.
CONCERTO.
Avevo appena finito di dire che non mi stupisco piú di nulla, alla notizia che per il live di Dani Martín al Palacio de Los Deportes stanno facendo la fila da una settimana. Poi questo. Quel guizzo negli occhi. I commenti ironici di chi condivideva l'articolo su Facebook gioendo solo del fatto che qualcuno é messo peggio di lui. Nessuna condanna. Non abbastanza forte, almeno, secondo me.
C'é da dire che le tipe
si sono organizzate. Insomma, in 107 non ci stanno, in una prima
fila. A questo arrivano persino loro. Allora hanno creato una tabella
per il conteggio orario, tipo quelle che si fanno in ufficio o
all'universitá. Chi totalizzerá piú ore di presenza in fila nel
corso dei due mesi, si aggiudicherá l'ingresso nel gruppo delle
prime quindici, chi ne fará un po' meno nelle seconde quindici, e
cosí via.
L'unica cosa certa é che
tutte dormiranno all'addiaccio. Con trenta gradi al sole nelle
giornate piú calde. Forse qualche temporale pre-estivo. Avvolte
dalla scarsa sicurezza della notte. Circondate da ubriachi, tifosi, e
dalle lamentele dell'Atletico de Madrid. Perché gliel'aveva chiesto,
la societá, se per favore potessero aspettare almeno fino alla fine
della Liga. Ma queste niente, non c'hanno neanche fatto caso. In
fondo chi se ne frega, se intralci l'organizzazione di altri eventi,
partite, concerti. Il mondo non conta, se vuoi stare vicino ai tuoi
idoli.
Ché poi lo giustificano
– tutti, sempre – con la “necessitá di lottare per realizzare
un sogno”. Perché se fai cosí nessuno ti dirá che hai torto.
Perché te l'hanno insegnato i genitori, i maestri, i professori,
persino le canzoni e le pubblicitá. Perché la vita é una, va
vissuta, e via dicendo. Ma non si puó andare avanti soltanto per
slogan. Quegli slogan dovrebbero parlare di trasferirsi all'estero,
di cercare di ottenere il lavoro che desideri, di conquistare il
ragazzo che ami. Non di un dannatissimo posto a pochi metri da un
tizio sotto ai riflettori. I genitori, del resto – e questa é la
seconda cosa piú agghiacciante dell'articolo – le spalleggiano.
Hanno sborsato di tasca loro i 198 (CENTONOVANTOTTO!) euro del
biglietto VIP, e, come se non bastasse, ora passano qualche notte in
tenda assieme a loro. Le coccolano. Le giustificano. Portano loro del
cibo e degli appunti perché studino, ogni tanto, almeno.
Come se davvero fosse
razionalmente plausibile studiare con successo sedute sull'asfalto
davanti al Calderón. Come se ci credessero, persino.
Fa molto “ai miei
tempi”, molto vecchia zia bacchettona, lo so. Eppure non posso fare
a meno di pensare ai miei primi concerti, a quando avevo quattordici
anni e la testa piena di inutilitá. I miei acconsentivano ad
accompagnarmi al palasport in macchina, a vedere i LúnaPop o il
Festivalbar. Mi venivano a riprendere. Pagavano il biglietto.
Accompagnavano a casa le mie amiche. Eppure MAI mi sono sognata di
chiedergli di saltare scuola. Mai me l'avrebbero permesso. Come mai
mi avrebbero concesso di dormire lá fuori. Ci si andava il
pomeriggio, in fila. Dopo i compiti, a un orario ragionevole. Ed
andava benissimo cosí.
Poi, intendiamoci: penso
che accamparsi in attesa di un concerto, dormire una notte in tenda,
sia un rituale di passaggio che tutti dovrebbero sperimentare. Io
l'ho fatto, una volta compiuta la maggiore etá. L'ho fatto – lo
sapete – in piú di un'occasione anche in tempi recenti. In fondo
una notte in tenda, una volta ogni tanto, puó anche essere
divertente viverla. Sei in compagnia di amici. Magari qualcuno ha
portato una chitarra e un paio di bottiglie di Tinto de Verano
Sandevid. Una notte la passi chiacchierando, cantando, conoscendo
gente. E il giorno dopo sei sfibrata, sfinita, sí, ma in qualche
modo ne sará valsa la pena. Una notte, d'accordo. Ma...due mesi? Una
settimana? A quanto? Quattordici, sedici anni di etá?
Non so se ve l'ho giá
raccontato; ma a Barcellona, lo scorso mese di Dicembre, una ragazza
e sua madre avevano dato 100 euro ad un ragazzo di colore perché
facesse la fila al posto loro, dormendo in tenda la notte prima del
concerto di Dani. Scherzando dicevo che potrebbe nascerne una
professione. Che magari quei 100 euro li avesse dati a me! Sotto
sotto, peró, c'era un sentimento di grandissima inquietudine.
E lo so: quello delle file ai concerti non é un fenomeno solo spagnolo. Succede in tutto il mondo, succede anche qui. Ma parlando con un'amica francese conveniamo su un fatto: nessuna di noi due l'ha mai visto cosí pericolosamente esasperato come nella Penisola Iberica. Nei nostri Paesi ci si accampa per i gruppi piú importanti. Quelli che vengono da fuori; quelli che magari fanno una sola data nazionale. E lo si fa per una notte, due al massimo. Del resto piazzare le tende in spiazzi pubblici non é neanche del tutto legale. Né in Italia né in Francia si sono mai viste file di settimane o addirittura mesi. Non con la frequenza con cui accade in Spagna.
Mi é sempre piaciuto
fare della sociologia spicciola. Associare il fenomeno a un carattere
passionale, lo stesso che porta le signore di una certa está ad
accamparsi per vedere la statua di Cristo da vicino in una
processione; Magari attribuirlo al clima, che invoglia a stare
all'aperto. Piú probabilmente, peró, la responsabilitá sta in chi
lo permette. Nella legge, nelle famiglie, e nella societá che lo
considera normale. Che vi dedica articoli di quattro o sei colonne
corredati di foto ed interviste piene di frasi ad effetto. Ai
“lottare per un sogno” vari ed eventuali. Ancora prima (e mi
spiace dirlo, non sapete quanto!) sta negli artisti. In tutti quei
cantanti e idoli delle masse che si profondono in ringraziamenti ed
atti di benevolenza nei confronti di chi si accampa lí per
settimane. Perché é vero: é un gesto di enorme umanitá mostrare
gratitudine; palesarsi la notte nel luogo in cui i tuoi fan ti stanno
aspettando muniti di tenda; portare addirittura del cibo. Sono gesti
che dimostrano un gran cuore, senz'altro. Nessuno dice né dirá mai
il contrario. Eppure, hanno anche l'effetto di far sentire questa
gente importante. Di far credere alle ragazzine che “dimostrare
amore” al proprio idolo significhi aspettarlo per dei giorni sotto
al sole. E piú giorni l'aspetti piú lo ami. Piú settimane ti
accampi, piú sei una brava fan. Anche se poi svieni nel bel mezzo
dello show per la stanchezza accumulata, il caldo e la cattiva
alimentazione.
Cosí, i concerti in
Spagna sono sempre piú una lotta alla sopravvivenza. Se vuoi stare
davanti, devi arrivare prima degli altri. E allora gli altri arrivano
prima. E prima ancora...
Sapete che c'é? Io, che
amo quel Paese piú di ogni altro al mondo;
Io che ho fatto e faccio
parte di quell'ambiente;
Io che vorrei un
biglietto per le gradinate pur di evitare tutto questo, ma non riesco
a convincere chi mi accompagna a rinunciare al parterre;
Ecco; io, qualche giorno
fa, ho letto quell'articolo su ABC. E penso che ci sia, in
quello stesso Paese che amo, un problema che pare nessuno veda. Uno
di quelli che non puoi risolvere senza un cambio radicale. Cosí ora
vado a fare la valigia, vagamente rassegnata a quell'asfalto,
chiedendomi se mai qualcuno, un giorno, se ne accorgerá.
daccordissimo con te!:-( veramente alucinante,sopratutto la complicità e il supporto di genitori e istituzioni.....servirebbe che qualcuno inizi seriamente a regolarizzare la cosa...con multe ad esempio e posti numerati anche per il parterre....allo scopo di evitare l'usanza della fila...dai,non è poi impossibile...basta la buona volontà,e sopratutto far capire che questi ragazzi non sono affatto eroi...e i primi ad invertir questa credenza dovrebbero essere gli artisti stessi.ovvio che fà piacere e gratifica tutto questo,ma spiegare che la sicurezza e l'ordine lo fanno ancora di più!:-)
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