In fondo è un po' come l'indigestione. Ti senti le parole in testa, strutturate alla bell'e meglio, pronte a uscire nei momenti piú impensati. Liberarle si fa urgenza fisiologica; necessitá primaria che, non soddisfatta, ti fa stare male. Poi lo so, non sará un paragone bello. Eppure dopo - quanti? - cinque giorni oggi sono finalmente riuscita a vomitare. Vomitare, sì. Ho scritto di getto, in modo insano, con le dita impicciate dall'eccesso di velocità. Ho scritto col terrore irrazionale che, se non l'avessi fatto, avrei perduto i ricordi per sempre. Mi sono divertita. Liberata. Come per una condanna inversa, sono riuscita a ritrovare il buonumore. Cosí adesso mi ritrovo qui con tre pagine di word prive di sintassi e di punteggiatura. Flussi di deliri in lingue miste a cui, nei prossimi giorni, cercherò di dare comprensibilità. A quel punto, lo vogliate o meno, potrò finalmente condividerli con voi.
Nell'attesa, visto che vi avevo promesso resoconti dettagliati, vi rimando ad una cronaca più "seria" dei due concerti di Dani Martín che la scorsa settimana mi sono goduta al Palacio de Los Deportes di Madrid. L'ho scritta per Total Free Magazine, e spero possa iniziare a trasportarvi un po' lá. Buona lettura.
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