lunedì 4 giugno 2012

Descrivere l'indescrivibile (Madrid, Parte I)


Certo che è strano: pssono volerci intere cartelle di word per descrivere nei minimi dettagli cinque minuti scarsi di vita. Poi passi quattro ore in compagnia di un cantante che ammiri e proprio non sai da dove cominciare. E non è non è neanche solo questo, in realtà. Perchè, vedete: ci sono frasi che ti portano a riflettere sui concetti basilari dell'esistenza d'oggi. Uno su tutti, quello di condivisione.



Lui se ne stava lì, le spalle addossate a una parete color salmone. Gradevole triangolo d'ombra mentre il cielo di Madrid sembra scordarsi che è soltanto mattina. Aveva appena finito di twittare la nostra compagnia. Breve concessione alla curiosità sul suo timeline. Su quanto, quando e cosa riesca a leggere di quell'agglomerato di lettere e spazi che è, nella maggior parte dei casi, il nostro solo mezzo per comunicare con lui. Poi, ha riposto l'iphone nella tasca dei jeans. Ed è allora che ha deciso di mandarmi in confusione.

“Potete fare tutto quello che volete: foto, video, non c'è nessun problema. Solo, vi chiederei per favore di non condividerli sui social networks. Vorrei che questa fosse una cosa esclusiva per voi dodici. Che quello che vivrete qui restasse soltanto nei vostri occhi e nei vostri cuori. Altrimenti si perderebbe il senso stesso del premio”.

Così, ho iniziato a chiedermi che cosa avrei dovuto fare. Perchè, in definitiva, io di scatti e filmati posso fare a meno senza sforzo. Però a scrivere...a quello non sono certa di poter rinunciare. A conti fatti è questo, il mio modo di ricordare e rivivere. Solo che è anche un modo per portarvi con me. Penso ai miei post. E ogni volta in cui qualcuno ha detto “leggendoti, sembra di stare lì” mi sembra ora una mancanza di rispetto alla volontà di Dani. Chè lui di cronache non ha parlato, beninteso. Chè forse sono solo paranoie mie. Ma se mi sono presa tutto questo tempo, prima di iniziare i resoconti, è anche perchè cercavo di trovare l'equilibrio. Di capire dove sta la linea di confine tra quello che posso raccontarvi e quello che, invece, è meglio tenere per me.

Una settimana fa ero nello studio di registrazione che ha visto nascere parte importante della colonna sonora dei miei ultimi anni. Ad esempio “Personas” e “Por mí y por todos mis compañeros”, de El Canto del Loco. Oppure “Pequeño”, di Dani Martín. Ero lí, seduta su di una poltroncina a pochi metri dal suo autore, nel paradosso perfetto che permette di ascoltare in cuffia la musica eseguita dal vivo. Di assaporarne ogni minimo dettaglio, ogni singolo strumento, mentre un omino dall'altra parte del vetro mixa in presa diretta voci e melodie. Una settimana fa ho avuto l'immenso privilegio di poter assistere a un concerto privato, in cui i brani eseguiti erano in buona parte quelli che ciascuno di noi richiedeva. E quasi sempre erano perle mai udite su un palco, o non piú ascoltate da un bel po'. Una settimana fa ho realizzato un sogno, eppure proprio tutto io non ve lo posso dire.


(NB:la foto non é dello studio di registrazione di Dani, bensí di uno di Roma trovato su web) 




Ad esempio, scelgo di non raccontarvi la lista delle canzoni eseguite. E tantomeno gli aneddoti sul luogo e le ragioni della loro composizione, che Dani anteponeva ad ogni prima nota. Taceró – e non me ne vogliate – anche tutte le interessanti “lezioni” tecniche su come si registra un disco, o si realizza un concerto davanti a migliaia di persone. Le domande e le risposte di una conversazione tranquilla su argomenti svariati mentre si cerca nei soundcheck di ottimizzare l'acustica e i cavi.

E invece vi diró come sia strano – anzi, stranamente bello – conoscere una popstar fuori dai riflettori. Perché é lí, nella sua salsa, lontano dai gridolini delle quindicenni isteriche, che una volta in piú si scopre persona normale. Lí, la sicurezza che dá un palco sfuma nella tenerezza di uno sguardo che si abbassa prima di iniziare. “Sí, ma non guardatemi cosí, che poi mi vergogno ”. E l'aura misteriosa che cattura gli sguardi al centro di un teatro o palasport finisce col ridursi soltanto ad un lavoro. Un mestiere come un altro, che come qualunque altro con l'esperienza migliora. Una professione con i suoi ritmi, i suoi orari e i suoi rituali. Con la sola, grande, differenza che ti dá il vantaggio di trasmettere emozioni.

E poi vi diró, anche, di quando quell'omino é uscito dalla sua postazione al mix, fermo a rispondere all'ennesimo “grazie” in strascico corale.

Siccome Dani mi fa sempre un sacco di complimenti” - diceva - “per una volta voglio dire qualcosa io. Ed é che avete l'immensa fortuna che vi piaccia un artista tra i piú generosi che il nostro Paese conosca. Io ho lavorato con molti musicisti, e a certi livelli la maggior parte tende un po' a “schivare” i suoi fans. Invece Dani dá tutto, sempre. Cerca il contatto con il suo pubblico, si inventa queste cose per starvi piú vicino, ed é di un'umiltá che in tanti si sognano soltanto”.

Lui guardava in basso, giocando nervosamente con il tappo di una bottiglietta d'acqua. Meglio cosí, visto che il groppo in gola m'ha inumidito gli occhi in preavviso di lacrimoni. Mi scappa, soffocato, un “é vero”, e mi sento in colpa per tutte le volte in cui forse non ci ho saputo dare valore.

Vi diró come lui ha risposto, dicendo che “a volte penso che le mie canzoni non siano di per sé sufficientemente valide a spingere la gente a seguirmi in giro per la Spagna. Penso che loro, da sole, possano portare le persone ad un concerto, massimo due. Se peró, poi, fai sentire a proprio agio chi paga un biglietto per venire a vederti; se quella persona, oltre a divertirsi durante lo show, si sente benvoluta...allora tornerá. Non so se sia il modo giusto di fare, ma fino ad ora mi é sempre andata bene”.

E qui ci sono io, a dimostrare quanto abbia dannatamente ragione.

(To be continued) 

4 commenti:

  1. bellissimo!ed è giustamente comprensibile che questa esperienza resti intimamente non condivisa,ma l'emozione si coglie..eccome se si coglie,grazie alle tue ottime parole,messe come sempre in sequenza splendida...e senza foto o video,sembra di star lì...e si coglie l'essere grande,umano,sensibile e umile di Dani!
    enhorabuena kit

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  2. Grazie kit, sempre troppo buona!! :)

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  3. Ciao Ilaria, ho scoperto per caso il tuo blog proprio adesso, e curiosando un po' sono arrivato a questo post. Davvero ben scritto, complimenti. Ti andrebbe di raccontare la "tua" Spagna sul mio blog? Un saluto! :)

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  4. Ciao e grazie mille dei complimenti !!! Raccontare la Spagna mi va sempre...daró un'occhiata anche al tuo blog e poi ci si puó accordare piú che voltentieri! :)

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