domenica 2 marzo 2014

Melendi e gli altri: l'inspiegabile mania delle versioni in italiano.

Ora: io non sono una guru del marketing, ma certe cose si dovrebbero capire con la logica. Per esempio, che se alcuni cantanti spagnoli hanno un discreto seguito in Italia, forse- e dico forse-  è proprio perchè cantano in spagnolo. Prendi gente come gli Estopa, Melendi o Alejandro Sanz. Sono tra i più seguiti, da noi, almeno se ci si limita al sottoinsieme di quelli per niente o poco considerati dai circuiti top 40 nazionali. Cos'hanno in comune? Le sonorità. Gli esordi marcati da echi pseudo-flamenchi, che tanto evocano (consciamente o meno) lo stereotipo tutto italico di ibericità. Il castigliano fa parte del pacchetto. E' una delle ragioni, se non la principale, della nostra ammirazione. Ebbene: come reagireste se vi dicessi che due dei tre nomi che ho citato hanno realizzato una versione in italiano di qualche loro brano? Inorridireste, giusto? Ecco. E non avete neanche ascoltato il risultato.

Che poi basta pensarci, accidenti.  I pochi spagnoli che hanno avuto successo da noi – Miguel Bosé a parte – chi sono? Vado a memoria. Enrique Iglesias, che si é fatto conoscere con bailamos. Lingua: spanglish. Las Ketchup, tormentone estivo con Aserejé. Lingua: spagnolo misto nonsense. Miguel Angel Muñoz, emerso dal successo di Paso Adelante con tú dirás que estoy loco. Lingua: spagnolo. Se torniamo indietro nel tempo ci sono i Gipsy King, che cantavano in spagnolo. E, piú avanti, David Bisbal, che ha fatto una meteorica comparsa al Festivalbar di Trieste (io c'ero!) cantando nella sua lingua madre. O ancora Bebe, fortunatissima con Malo. Lingua: spagnolo. Persino il caso piú eclatante, Jarabe De Palo, nonostante i numerosi duetti e pezzi in italiano, s'é fatto conoscere in terra italica con La Flaca. La stessa Depende, tra i suoi brani di maggior successo, é stata piú apprezzata in lingua castigliana che nella versione tradotta da Jovanotti. 

E' solo una piccola case history raccimolata a memoria. Niente di che, a confronto di quella facilmente rintracciabile da chiunque abbia accesso agli archivi di una major. Ma allora, perché ostinarsi a tradurre? Io capisco il contrario, intendiamoci. Lo spagnolo medio, di per sé, ascolta musica spagnola o musica cantata in inglese. Punto. Difficilmente, oggi come oggi, si comprerebbe un cd di musica italiana cantato in italiano. Li abbiamo abituati noi, da Ramazzotti in avanti (ma anche indietro, a dire il vero). Quindi capisco – e in certi casi approvo – che i nostri cantanti gli si continuino a proporre in versione castigliana. Il contrario, peró, mi sembra totalmente privo di senso. 

L'italiano, la musica spagnola, l'ascolta eccome. C'é tutta una fetta di ascoltatori latineggianti che stravedono per le sonoritá di quella lingua. Non sará una fetta maggioritaria, d'accordo. Ma nel momento in cui decidi di importare un cantante spagnolo nel nostro mercato, per pura logica é a quella fetta che devi puntare. Perché quella del pubblico che ascolta solo musica italiana, della tua canzoncina con l'accento marcato, l'impostazione forzata e la percezione di assoluta artificialitá, beh, mi spiace dirtelo ma se ne fregherá altamente. E chi ascolta musica straniera sará escluso a priori, cosa che non accadrebbe nel primo caso. 

Mi sfugge la difficoltá di questo processo deduttivo, sul serio. Com'é possibile che si arrivi a rendersi conto che a una discreta fetta di italiani piace un certo cantante spagnolo, si decida di rischiare a conquistare quel mercato, e per farlo – anziché portare le canzoni cosí come sono – se ne realizzi una versione in italiano? 

Versione in italiano che immancabilmente non viene cagata, del resto, perché l'errore di target piú banale e ripetuto del mondo porta a far sí che gli unici a comprarla siano i fan pre-esistenti, ma quasi tutti al grido di “preferivo l'originale”. Gli altri italiani non faranno altro che coglierne ogni privazione intrinseca di autenticitá, la pronuncia innaturale, la resa mediocre. Ribadisco, a costo di essere noiosa: chi ama la musica spagnola non la comprerá perché non é in spagnolo. Chi ama la musica straniera non la comprerá perché non é straniera. Risultato? Il pezzo non andrá nelle radio, i dischi rimarranno invenduti nel negozio, il cantante s'é perso ogni chance di tentare una carriera da noi. Con conseguente perdita di denaro da parte della discografica di riferimento, che nel frattempo avrá speso fior fior di quattrini in traduttori, produttori, studi di registrazione, re-incisione dei dischi e campagne promozionali varie.

Una cosa del genere era successa anche con La Oreja de Van Gogh e il loro triste invenduto a palate sugli scaffali della defunta Ricordi di Parma. E non credo che il mancato successo di “Guapa” da noi fosse dovuto soltanto al fatto che Amaia Montero lasció il gruppo più o meno al momento del lancio. 



Poi non si considera l'Italia come un mercato favorevole agli spagnoli. Poi si dice che gli artisti spagnoli non hanno successo mediatico da noi. Dico, pare brutto chiedersi perchè?

Ché l'ho scoperto per caso, il singolo in italiano di Melendi. Doveva uscire nel 2013 ma, ovviamente, se n'é persa ogni traccia. Io spero davvero che i signori della Warner, a questo punto, non si stiano arrovellando nel cercare di capire cosa sia andato storto. Perché, dai, a me Melendi generalmente non dispiace affatto. Ma 'sta cosa nella nostra lingua é un obrobrio come pochi se ne ricordano negli annali della discografia mondiale. Roba che definire “inascoltabile” è poco. Siamo seri.




Mancano addirittura le basi; il promemoria universale per cui la musica é innanzitutto suono. E il suono di “no se asuste señorita, nadie le ha hablado de boda” é fatto di vocali morbide. Tonde. Dolci. Niente a che vedere con le v e con le z del pur letterale “non si spaventi ragazza, non parlo di nozze ancora”. Duro. Forzato. Totalmente stridente nei confronti della melodia. Senza contare la solita forzatura, l'artifizio papabile di chi é costretto ad esprimersi in una lingua che né conosce né tanto meno gli appartiene. La scelta stessa del brano, pure quella é assurda! Ché presentare Melendi all'Italia come quello che scrive del “tuo giardino coi nanetti” fa sembrare ridicolo un autore che, nell'arco della sua carriera, ha scritto invece testi di tutto rispetto. 

E poi c'é Alejandro Sanz, che in italiano – mi segnalano – ha fatto a quanto pare un disco intero. Non é un mistero: a differenza di Melendi, a me Sanz non convince nemmeno in spagnolo. Ma almeno nell'originale ha una sua ragion d'essere. Almeno, non risulta finto e forzato. Almeno non é come “se tu mi guardi”, Santo Cielo! 




Per cui, se qualche addetto ai lavori incappasse per puro caso in questo mio post, spero accolga la mia accorata (e infervoratissima) preghiera: gli spagnoli, in spagnolo. Sempre. Fatelo per noi filo-ispanici. Per la mia pressione arteriosa. Per il benessere di chi è costretto a sorbirsi i miei papiri.

PS: A proposito degli Estopa, trovo questo riadattamento amatoriale in italiano di "Ya no me acuerdo" a cura di un certo Giuseppe Liberatore di gran lunga migliore di tutti quelli ufficiali. E E lo dico nonostante le sue imperfezioni. Il motivo? Oltre al mio personale amore per le voci un po' roche, canta nella sua lingua madre. 



4 commenti:

  1. Anche il contrario é piuttosto deludente... Elisa ha una voce 100.000 volte migliore... https://www.youtube.com/watch?v=B1hFjvl3cX4

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  2. Indubbiamente. Anche se in molti casi, da filo-ispanica, certe canzoni le preferisco in spagnolo (v. Pausini) è il concetto di per sè ad essere sbagliato: cantare in una lingua non tua rende tutto più artificiale e forzato, il che ostacola quella che secondo me è l'essenza stessa della musica, ovvero essere un veicolo per la trasmissione di emozioni e sensazioni.

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  3. Di italiani che cantano in spagnolo ce ne sono un sacco, come pure canzoni italiane tradotte in spagnolo e cantante da artisti madrelingua.. Una curiosità: come sono visti i cantanti italiani che cantano in Spagnolo? A parte Laura Pausini, agli spagnoli piacciono altri cantanti/canzoni?

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  4. Che io sappia la Pausini, Ferro, Ramazzotti e Nek sono molto apprezzati in Spagna con i brani cantati in spagnolo. A parte loro, peró, non ho sentito grandi elogi di altri artisti che, negli anni, hanno provato a tradurre le loro creazioni per quel mercato. Ad esempio, ricordo che avevano tradotto alcune cose di Giusy Ferreri o di Povia (ebbene sí) ma io nelle radio iberiche non li ho mai sentiti. Come del resto la stessa Elisa o i Negrita (che adoro ma che hanno un accento spagnolo abbastanza raccapricciante, non me ne voglia nessuno).
    Ci sono invece italiani come Jovanotti o gli Zero Assoluto che sono abbastanza apprezzati in Spagna, ma con i brani in lingua originale.

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