lunedì 19 dicembre 2011

Fare la fashion blogger non é cosa per me.

Volevo fingermi una fashion blogger. Sì, insomma, pensavo che un vernissage importante come quello di Sabato scorso non avrebbe spinto solo me a mettere sottosopra gli armadi. Talmente sottosopra che stanotte ho sognato che me ne regalavano uno per Natale, tra l'altro. Eppure, a quanto pare, mi sbagliavo.



Per caritá, magari é anche un po' colpa mia. Io l'avevo presa sul serio, questa mia inedita missione di scrutare la folla alla ricerca dei nuovi trend di stagione. Molto sul serio, lo giuro. Ma ho il problema di distrarmi con troppa facilitá. Del tipo che sto filmando il discorso dei soci fondatori di una Galleria d'Arte, con il preciso intento di pubblicarlo posteriormente sulla pagina facebook aziendale. Voglio dire, doveva essere una cosa seria. Solo che, dopo circa due secondi di riprese, hanno 'sta bella idea di passarmi davanti con del cibo. Capirete, non ho saputo resistere.

Il video in questione – che credo non vedrete mai – riecheggia la mia voce un po' stridula mentre urlo “uuuuuuuuuuuh, ma é arrivato il cotto”. Segue primo piano zoommato di due invitanti tartine di prosciutto ricoperte da scagliette di rafano. Vabbé. Tra l'altro l'avevo conosciuto poco prima,il tizio che affettava il prosciutto. Mi aveva trattenuta per circa dieci minuti abbondanti spiegandomi che una volta gli era scivolato il coltello provocando tre punti di sutura sulla mano di un cliente affamato. Io, col cappellino zorresco del Garrotín, mi sento vagamente giustiziera mascherata. Ma, nonostante questo, me la sono data a gambe con ben poca dignitá.



Comunque, distrazione o no, resta il fatto che di look particolarmente degni di menzione, io non ne ho mica visti granché. L'affluenza alla mostra di Zigaina si é mantenuta nel consueto standard di sobria eleganza senza eccessi, nella sua stragrande maggioranza in tutto simile ai manichini in vetrina per le vie del centro. D'altra parte, é pur vero che le trend setter si muovono in genere nelle grandi metropoli. Non certo nelle cittadine di provincia d'uno sperduto (ma, va detto, molto ben illuminato) Nord Est.

Peccato, peró. Ché io le fashion blogger le ammiro. Dico davvero. Se ne vanno in giro con quest'aria di lieve saccenza glamour, sollevate dal resto dell'umanitá dai dodici centimetri di tacco che qualche rinomata azienda ha loro gentilmente ceduto a cambio di pubblicitá. Rispettate dagli stilisti. Venerate come dive dai media del settore. Tendenzialmente antipatiche a pelle e altrettanto tendenzialmente (forse non a caso) strafighe, le fashion bloggers risolvono il post quotidiano con due righe e una foto. Al massimo ci aggiungono un video in cui parlano sbattendo le ciglia, proprio a volersi sprecare. Eppure, quasi sempre, vengono sommerse da contratti di pubblicazione. Le vedi ai talk shows, atteggiate a maestre di vita, mentre parlano di effimero spacciandolo per profonditá.

Nonostante o a causa della mia profonda invidia, avrei voluto per un giorno sentirmi un po' come loro. Ma, ad essere sincera, non saprei nemmeno da che parte cominciare.

Magari dalla mia, di mise. Ché quella gonna irregolare, tutta pizzo e intarsi oro, io la adoro come fosse una figlia.

Te sempre gitana, eh? ”, mi é stato detto.
Peró con eleganza”, ho aggiunto col sorriso.



O magari dal look in assoluto piú osannato, composto da: linee a palloncino di una gonna lunga, scaldacuore con scollo a sbuffo, maxibag Luis Vuitton, mix sovrabbondante di collane e sciarpine, sdrammatizzazione sotterranea di un paio di anfibi. Il tutto, rigorosamente, sulle tinte del marrone.
Peró, vedete? Non ho neanche una foto da apporre a dimostrazione. E non ce l'ho nemmeno dell'altro paio di abbigliamenti che la mia iride ingenua ha fotografato dentro sé. Il primo total black, ché non si sbaglia mai. Gonna sotto al ginocchio, scampanata. Senza le pieghette, ma comunque un po' da collegiale. Stivali rasoterra, morbidi e alti. Maglioncino tinta unita sopra all'intramontabile camicia. Collana in perle grandi, sempre nera, ad arricchirlo un po'.

Il secondo total gray, se poi mai si potrá dire. Col mini-dress (notare il dominio della terminologia specifica, acquisito a furia di guardare “Ma come ti vesti?” su Real Time ) che si apre svasato appena sotto al decolleté. Lungi dal provocare, si veste di romanticismo con le quattro roselline in stoffa tono su tono che sopra di esso sono cucite.



Ad essere sincera, peró, io allo sguardo d'insieme ho sempre preferito il dettaglio. E, allora, di tutta quella passerella improvvisata, scelgo ancora una volta gli accessori. Due, in concreto: un cappotto pseudo desigual con decori rossi su grigio, e una collana di colorati fiori in feltro a conferire allegria a un vestito. Non a caso, due capi che ho – o potrei indossare – anch'io. D'altra parte, credo fermamente che la moda sia solo questione d'interpretazione. Non si tratta di seguire una corrente, e tantomeno di anticiparne una. No. Io credo che lo stile giusto sia, in ogni occasione, quello che sa rispecchiarti l'anima.



Per questo, a ben vedere, amo la mia gonna d'eleganza gitana. Anche per questo, forse, quello della fashion blogger non sarebbe il mestiere per me.


2 commenti:

  1. ma io direi proprio di s'!ti ci vedo come fashion blog....e il tuo look è strepitosissimo!
    besitos
    kit

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  2. Grazie mille fashion kit! peró mi manca comunque il leggero dettaglio di essere una stangona bionda e strafiga, per fare la fashion blogger di professione! :D hihihi

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