mercoledì 21 dicembre 2011

Il passato, face to face.

Io una volta avevo un blog. Non questo, dico: un altro .Il primo. L'avevo aperto nel 2003, protetta dall'anonimato di un nickname. Ero soltanto una ragazzina, eppure ancora mi sorprende il successo che aveva. Certo, come tutto, c'era voluto un po' perchè prendesse piede. Ma ero molto paziente, all'epoca. Armata di un manuale che riportava l'elenco aggiornato dei blog più letti in Italia, ero passata a lasciare commenti mirati sotto ad ognuno dei loro ultimi post. Post che avevo letto davvero, e che davvero mi riuscivano ad interessare. Erano frasi brevi, profonde o ironiche a seconda della circostanza. La costanza aveva portato alla familiarità. La familiarità all'intriga. E forse era vero che non scrivevo male. Morale: con quel blog, in rete, ero quasi riuscita a farmi un nome.



Lo aggiornavo quotidianamente, alternando scritti lunghi ad illuminazioni twittere ante-litteram. Zero immagini. Carattere Times New Roman corpo 12. Interlinea inesistente. Eppure, avevo una media di 15 commenti a post. E non parlo di spam, badate. Non mi riferisco agli inutili “passa da me”. No. Quella era gente che mi leggeva, e lo faceva con attenzione. Su quel blog, tra quei commenti, erano arrivati a lasciare la loro firma scrittori di best sellers come Luca Bianchini, Federico Moccia (ebbene sì) o il duo emergente tutto al femminile Canevari e Fiume. Per non parlare delle cosiddette e pluripremiate blogstar: gente come l'autore di “e io che mi pensavo” , Squonk o Personalità Confusa passavano a dire la loro in più di un'occasione. Se non sbaglio, l'aveva fatto in un caso persino Macchianera in persona. Avevo anche inventato una fiction comico-fantasy a puntate, molto liberamente tratta dalle vicende che accadevano durante un corso di spagnolo all'università. Ogni puntata occupava in media 4 pagine di word, per dire. Eppure erano i post più apprezzati, in barba alla legge della brevità di cui tanto si riempiono la bocca gli esperti di comunicazione online. I lettori fissi li chiedevano a gran voce. Molti mi scrivevano in privato dicendo che s'erano stampati la puntata per poi leggersela a letto prima di andare a dormire. Lo giuro. Era qualcosa di incredibile, almeno a pensarci ora. Di estremamente gratificante, anche e soprattutto per la mia autostima.

Ma la cosa migliore era che non me ne importava. No. Per niente.

Io, quel posto, lo usavo per sfogarmi. Raccontavo delle mie cotte, dei miei pensieri, delle bizzarrie infinite della vita quotidiana. Il fatto che nessuno mi conoscesse (salvo qualche sporadica amica tra le più fidate) mi dava una libertà che, a conti fatti, m'accorgo oggi di non avere più. Perchè finchè la vita reale non fa irruzione nel tuo racconto, puoi fregartene delle convenzioni sociali. Se t'innamori lo scrivi. Se t'incazzi lo scrivi. Se conosci qualcuno che ti sta antipatico a pelle, beh, che cacchio! Anche quello lo scrivi. L'anonimato non ti obbliga a proteggere un ruolo davanti alle aziende che ti cercano su google, né tantomeno a tutelare gli altri dalle offese di una troppo cruda verità. Io non ero Ilaria, su quel vecchio blog. Eppure, forse, ero me stessa più di quanto ogni giorno, in faccia al mondo, io riesca ad essere mai.



Ricordo commenti del tipo “sei sicura che sia una buona idea?”, oppure, “parli di questo qui con troppa frequenza, non é che ti piace?”. E ricordo anche che io, puntualmente, mi ci incazzavo. Negavo, a me stessa prima ancora che a loro. Sempre. Pensavo che quella gente non mi conosceva. Che non avesse diritto di giudicarmi. Eppure, con il senno di poi, mi sono accorta di come quegli estranei avessero, incredibilmente, quasi sempre avuto ragione.

E poi c'era uno, che mi leggeva sempre. Se non ricordo male, amava la Spagna pure lui. Non mi aveva nemmeno mai vista in faccia, eppure ricordo con certa gratitudine il momento in cui mi disse che, soltanto per quello che scrivevo, per il mio modo d'essere, pensava che di una come me si sarebbe senz'altro innamorato. Ovviamente, lì per lì ero scappata terrorizzata. Troppa franchezza, troppa sfrontatezza. E chi diavolo sei? Ma è stato in quel momento, grazie a quelle poche parole, che ho deciso che essere se stessi è in fondo l'unica cosa che davvero paga.

La migrazione di Splinder: è sempre colpa sua, se mi ritrovo oggi faccia a faccia col passato. Una mail promemoria. La decisione di lasciarlo andare....

E, di colpo, sono di nuovo lì. Al momento della svolta. Al mio tragico errore. Chè avevo commentato col nickname il post in cui un'amica parlava di me con nome e cognome. Mi sembra di riviverlo, adesso, il profondo terrore di quell'affermazione. Era l'ultima lezione di un corso universitario a Parma. Minuti di cazzeggio nell'aula d'informatica, coi piedi sanguinanti sotto le dannate scarpe nuove che dopo quel giorno non ho messo mai più. D'un tratto qualcuno, alle mie spalle, aveva iniziato a leggere a voce alta le prime righe del post di quell'amica. M'ero girata di scatto, il sudore sulla fronte, pensando tra me e me “Dio, per favore, fa che non legga i commenti!”. E poi invece l'aveva fatto. E poi aveva visto che, sotto a quel mio commento, c'era il link al blog.

Non ho mai saputo se al mio “smettila, ti prego, smettila, ti imploro perfavorepercaritàdidioperdiononcliccare” sia poi mai seguito l'effettivo clic. Di certo lui era rimasto in silenzio per qualche secondo, fissando lo schermo. E poi guardandomi stranito in virtù di una reazione che a chiunque , in effetti, sarebbe sembrata un filino esagerata. Anche perché non é che l'ultimo post in ordine cronologico fosse granchè rilevante, o personale, o spaventoso. Anzi, credo parlasse della bellezza di Parma in un giorno di primavera. Niente di che. Ma resta il fatto che non ero più riuscita a concentrarmi su nient'altro fino all'agognata fine di quella giornata.

Chè, lo sappiamo tutti: le notizie fanno in fretta a propagarsi. Studiando giornalismo lo sapevo, allora, soprattutto io. E in quel preciso istante, ci fosse stato o meno il clic, il mio segreto non era più al sicuro. La prima cosa che feci, appena arrivata a casa, fu andare su splinder e rendere privato quel blog. Seguì un sospiro di sollievo. Il giorno dopo, un'altra ragazza – mia compagna di corso – mi disse infatti, com'era prevedibile, di aver letto il mio messaggio fittizio di scuse. Quello che adesso appariva se, cliccando sotto al blog della mia amica, capitavi su quel mio vecchio blog. Per la serie, "l'avevo detto, io". 



Faccia a faccia con i post di quel periodo, mi sono trovata oggi a chiedermi cosa sarebbe successo se quel ragazzo, quel giorno, non avesse detto nulla. Forse, chissà, sarei riuscita con il tempo a diventare una blogstar anch'io. Però quanti danni....Dio, che caterva infinita di danni avrei finito con l'infliggere alla mia vita quotidiana! Perchè fregarsene delle convenzioni sociali, in fondo, va bene solamente finchè la società non entra in esse. Dopo, ci son soltanto casini. E poi,boh, magari è vero che qui sono un po' meno libera. Che scrivere mettendoci la faccia mi diverte meno che allora. Ma le opportunità che sono arrivate grazie a questo spazio; le persone che grazie a queste righe ho conosciuto...beh, non sono certo qualcosa che posso rinnegare. No. Io a questo posto devo troppo. Anche se non mi scrivono i “vip”, e i 15 commenti al giorno non li ho più. Forse soprattutto per questo. Perché oggi sí, che a cose come quelle darei peso.

Alla fine sono tornata su quel primo, vecchio blog. Nei circa 5 minuti di tempo in cui l'ho reso pubblico per esportarlo su di un'altra piattaforma ben 5 persone hanno visitato il mio profilo. Una a minuto, capite? Sono arrossita dietro allo schermo. Poi, al sicuro in un posto che non dirò, l'ho richiuso alle visite esterne.

E' una fetta del mio passato cui soltanto io posso oggi accedere. Ma il passato va affrontato, anche a scadenze regolari. Al passato io non ce l'ho avuto nemmeno stavolta, il coraggio di dare un definitivo addio.

2 commenti:

  1. ed hai fatto bene a conservarlo,sia pure solo per te stessa!è come un diario intimo da custodire sotto chiave e riaprirlo in momenti in cui ti sorprenderà.....e mi hai fatto pure venir voglia di riprendere il mio vecchio blog...pressochè sconosciuto,ma che mi piaceva tenere...
    grazie!
    besitos kit

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  2. Puoi sempre tenerlo anche tu come archivio da rileggere ogni tanto! :) E magari aprirne uno nuovo per continuare l'avventura! :D

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