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martedì 3 gennaio 2017

Gli eventi da non perdere in Spagna nel 2017 (secondo me)

Questo post nasce come personale promemoria degli eventi che non vorrei (anche se in certi casi, verosimilmente, mi toccherà) perdermi in Spagna nel 2017. Non sono tutti, e di certo non ho la pretesa che siano i più rilevanti in assoluto: lo sono, però, a vario titolo per me. Se ho deciso di pubblicarne l'elenco è perchè ho pensato che lì fuori, da qualche parte, dovrà pur esserci qualcuno che condivide i miei stessi interessi. E chissà che in questi primi giorni di propositi, progetti e frenetiche imbastiture organizzative annuali alcuni di essi non siano abbastanza forti da servire addirittura da pretesto a un viaggio in terra iberica. 

Tenete l'agenda sottomano, e preparatevi a prendere appunti! Mi darete ragione sul fatto che il 2017, in ogni caso, pinta bien. 


WeLoveFlamenco  (Siviglia, 12 - 16 Gennaio)







Giunta ormai alla sua quinta edizione, We Love Flamenco è la prima passerella di moda flamenca dell'anno. Gli addetti ai lavori vi guardano con interesse di anno in anno crescente in quanto tradizionalmente anticipa le tendenze di settore che verranno rivelate al ben più prestigioso SIMOF. I biglietti sono già in vendita a un prezzo di 10 euro a sfilata. 


SIMOF (Siviglia, 2-5 Febbraio)



Mettete assieme le Fashion Week di New York, Londra, Parigi e Milano e avrete un quadro approssimativo di cosa il SIMOF rappresenti per la moda flamenca. Punto di riferimento imprescindibile per ballerini, stilisti e blogger di tutto il mondo, qui ogni anno si danno appuntamento le firme più importanti del settore per dettare legge in merito a cosa vada o non vada indossato sui palchi dei teatri, nei tablao e - soprattutto - alla Feria de Abril. Su questo blog ne ho parlato spesso: per questo sarebbe (o sarà?) bellissimo, per una volta, potervene fare una cronaca live. Visitare gli stand degli espositori al FIBES costa 5 euro; assistere alle sfilate 10. 



Mobile World Congress (Barcellona, 27 Febbraio - 2 Marzo) 




L'altr'anno c'era Zuckerberg. Quello ancora prima, se non sbaglio, Tim Cook. Insomma: al Mobile World Congress di Barcellona la creme della creme della tecnologia c'è sempre, e basta dare un'occhiata all'elenco degli speakers per capire che quest'anno non farà eccezione. Tra i nomi di maggior richiamo spiccano quelli del CEO e Co-Founder di Netflix, dell'head of global strategies di AirBnB, di svariate alte cariche a Google o della head of creative agencies di (cuoricini) Twitter UK. Andarci sarebbe decisamente molto, molto figo, se non fosse che i prezzi dei pass vanno dai 799 ai 4999 euro. Hashtag pazzi. 
Però ci si può sempre appostare fuori dalla porta per cercare di stalkerare qualcuno. 

David Otero in concerto (Málaga, TBD)




Il 2017 ci porterà (gioiamo!) un nuovo album di David Otero, precedentemente noto come El Pescao e prima ancora come "chitarrista de El Canto del Loco". Le tappe del tour che seguirà sono state scelte dai fan tramite la piattaforma "Shows On Demand" e tra queste - in minima parte anche per merito mio - c'è Málaga. Data e location non sono ancora state rese note ma verranno aggiunte presto a quelle già ufficializzate qui. Manco a dirlo, premerò refresh in climax di impazienza pur di essere certa di non farmelo scappare. 


Festival de Málaga - Cine Español (Málaga, 17-26 Marzo) 


Ho sempre detto, e lo ripeterò fino alla morte, che il miglior periodo per visitare Málaga è durante il festival del cinema. Il clima è stupendo ma non ancora infernale, i prezzi di voli e hotel non vengono gonfiati come durante la Semana Santa o la Feria e la città viene coinvolta da decine di eventi che la rendono - se possibile - ancora più bella di quanto normalmente sia. Se non vi interessa assistere alle proiezioni dei film in concorso o appostarvi fuori dagli hotel a quattro stelle sperando in un selfie con qualche VIP, sarete comunque felici di godervi l'atmosfera festiva di calle Larios o una qualsiasi delle tante manifestazioni collaterali che, dalla gastronomia ai concerti passando per le mostre d'arte, vi aspettano per impedirvi ogni sorta di noia. Il programma completo sarà  prossimamente disponibile qui. 



Feria de Abril (Siviglia, 30 Aprile - 7 Maggio) 



Ma serve davvero una descrizione? La Feria de Abril è l'appuntamento per eccellenza per chiunque ami il flamenco. Balli, colori, festa e abiti meravigliosi vi aspettano in quella che, in estrema sintesi, si potrebbe definire come una cartolina dell'Andalusia trasformata in realtà. Ammetto con lo sguardo basso di non esserci mai stata. Chissà che non sia questa la volta buona. 

Dani Martín in concerto (Málaga, 28 Maggio)




Ammettiamolo: con una media che oscilla tra i 50 e i 60 euro in platea, i prezzi del nuovo tour spagnolo di Dani Martín stanno rasentando la follia. Con tutto quello che ha significato nella mia vita, però, capirete che non potevo perdermelo. Non in quella che adesso è la mia città. Non in una cornice da pelle d'oca come il Teatro Cervantes. Sono più di due anni, ormai, che non lo vedo dal vivo. Ho il posto in terza fila. Devo comprarmi un mascara waterproof. (Il concerto è sold out, ma se siete interessati tenete d'occhio l'evento ufficiale su Facebook: magari qualcuno che rivende il suo biglietto, da qui a Maggio, salta fuori). 


The Killers in Concerto (BBK Live Festival Bilbao, 6-8 Luglio)





La band di Brandon Flowers darà un unico concerto in Spagna, quest'anno, e sarà nella cornice del festival BBK a Bilbao. Non mancherei, se non fosse che il 3 Luglio i loro concittadini Imagine Dragons suonano all'Arena di Verona: i soldi, ahimè, non crescono sugli alberi e le priorità sono priorità. Anche perchè dai, a voi non vengono già i brividi solo all'idea di sentire Radioactive nella cornice dell'Arena?! Se non volete privarvi di niente, in ogni caso, potete comprare i biglietti a questo link. E, se ancora non vi bastasse, sappiate che poco dopo, al FIB (dal 13 al 16 Luglio a Benicassim), suonano nientemeno che i Red Hot Chili Peppers! 



Talking About Twitter (Granada, TBD)






Abbreviato in TAT, il Talking About Twitter si presenta come il più grande evento interamente dedicato a Twitter nel mondo, e non a caso si celebra ormai da quattro anni a due passi dalla cittadina di Jun, in cui tutto funziona attraverso il social network dei 140 caratteri. Per di lì sono passati l'ex CEO dell'azienda Dick Costolo, il ricercatore del MIT e Chief Media Scientist di Twitter Deb Roy, il programmatore Diego Buendía, responsabile del progetto che ha trasformato il Don Chisciotte in 17.000 tweets, ma anche sportivi di alto livello, twitstar spagnole o personaggi dello spettacolo come il dj Carlos Jean. Non sono ancora state rese note le date della nuova edizione, che in genere ha luogo a Giugno. In ogni caso, mi sa che io mi accampo lì.


Feria de Málaga (Málaga, 12-19 Agosto)




La grande festa della città. E sarà pure, a volte, un'ode agli eccessi; potrà pur trasformarsi in un macro- botellón a cielo aperto ma l'atmosfera che si respira a Málaga durante la feria non si può descrivere: va decisamente vissuta, almeno una volta nella vita, facendo la spola tra il centro di giorno e le casetas del Real la sera. Se per caso passate, vi aspetto per un Cartojal. 




martedì 27 dicembre 2016

ITALO-SPAGNOLA AWARDS 2016: Puntualmente in clamoroso ritardo



Credevo di essere in clamoroso ritardo. Poi ho scoperto che anche l'altr'anno ero in clamoroso ritardo. A questo punto mi sembra piuttosto sensato fare del clamoroso ritardo uno stile di vita. Se siamo tutti d'accordo, fisserei quindi stabilmente al Ventisette Dicembre l'annuncio delle nomination ai premi più attesi del web italo-iberico. Più che altro perchè, almeno che io sappia, sono ancora gli unici.






Nati ormai diversi anni fa (sono troppo pigra per andare a reperire quanti) gli Italo-Spagnola Awards hanno l'unico fine di far conoscere i siti, i blog e gli account social più interessanti per noi che viviamo in bilico tra queste due Nazioni al contempo così simili e diverse tra loro. L'iniziativa è diventata nel tempo una tradizione irrinunciabile di questo blog ed ogni anno, puntuale nel suo clamoroso ritardo, porta con sé almeno una novità.

Per il 2016 ho voluto dare più risalto ai contenuti che alle piattaforme attraverso cui vengono veicolati. Ecco allora che categorie come "miglior account Instagram", "miglior account Twitter", "Miglior canale Youtube" o "Miglior pagina Facebook" spariscono per lasciare spazio a sezioni tematiche con focus su musica, cultura, moda e design. Nell'anno in cui mi sono ri-trasferita a Málaga non poteva poi mancare uno spazio dedicato ai siti e canali social italiani che hanno come protagonista l'Andalusia.

Invariate rimangono invece le categorie storiche e la struttura di base dei premi, suddivisi come sempre nelle due macro-sezioni "generale" e relativa ai soli contenuti di questo blog.

Perché il voto risulti valido dovete esprimere la vostra preferenza per almeno tre voci: Miglior Realtà Italo-Spagnola, Miglior New Entry Italo-Spagnola sul web e Miglior post di Italo-Spagnola. Naturalmente, però, io vi invito a farlo per tutte quelle presenti nel modulo di votazione qui sotto: non è richiesta alcuna registrazione, è gratis, e l'anonimato è garantito.

Potete anche incorporare il modulo di votazione sul vostro blog o sito web utilizzando il seguente codice: 


<iframe src="https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSeZJYEV7zBNMMfrhQ1GW4jorBGTbNy767v0MpM2ksEat_g_Sw/viewform?embedded=true" width="760" height="500" frameborder="0" marginheight="0" marginwidth="0">Caricamento in corso...</iframe>

Ma adesso bando alle ciance! Avete tempo fino alle 23.59 del 27 Gennaio per supportare il vostro blog o la vostra community preferita. Buon divertimento. E, come sempre, che vinca il più itagnol! 


PS: Grazie al Cielo la comunità italo-spagnola online è di anno in anno sempre più vasta. É perciò praticamente inevitabile che io non conosca o abbia dimenticato qualche sito o account di nuova o vecchia data che sarebbe stato altrettanto meritevole di nomination. Nel chiedervi, ancora una volta, perdono vi prego di segnalarmelo nei commenti così da poterlo includere nella prossima edizione dei premi. 


sabato 15 ottobre 2016

Visita parenti con pappagallini.


Una settimana senza aggiornare il blog continua a sembrarmi un tempo ingiustificabile. 
A mia discolpa, traslochi e visite parenti tendono a richiedere energia. 

Meno male che c'era mamma, però, ieri mattina. Con il tecnico di Internet è stata essenziale. Ché "avvisa quando passi", e mille "certo", poi ti butta giù dal letto alle nove del mattino.

Destreggiarsi, allora. Tra lui, il caffè, la doccia, la catatonia del fissare le scale coi residui del trucco della sera prima ancora incollati agli angoli degli occhi, tanto per ricordarti che in qualche momento sei stata un po' più decente di così. Il cellulare che squilla. Il padrone di casa. Diceva di averne bisogno per aprire una porta in legno, poi ("ma devo davvero venire?") salta fuori che per collegare i cavi bastava il portellino all'ingresso che aveva già aperto circa venti ore fa. Strada in più. Campanelli che si potevano evitare. Il leggero infarto del "qui non si può fare nulla" col contratto già firmato in calce a un foglio con sù scritto Vodafone. Poco importa, se davvero oggi può risolvere tutto. Nuove droghe, nuove esigenze. Prima ancora della saliera, ho un disperato bisogno del wifi. Oggi è Venerdì. Il Venerdì della Svolta. Il Venerdì che, dopo due notti di pioggia fuori luogo, ha finalmente ripristinato il Pantone azzurro acceso della Costa del Sol. (Ho visto gente spaesata nell'analizzare ombrelli, strade troppo lisce anche per ospitare pozzanghere, persone intontite dai due centimetri d'acqua improvvisamente comparsi sul letto del fiume). 




Ho un colloquio di lavoro, il primo qui. Ho scelto un look informale ma non troppo, con la camicetta bianca, i pantaloni neri e il portatile a ingobbirmi sulla spalla destra, stivato con amore nella borsa prestatami da Grace.

Non ci fosse stata mamma, con chi l'avrei lasciato il tecnico mentre armeggiava in casa? Così, invece, sono potuta anche fuggire via. A bordo di un autobus, e poi sulla scia della gente che camminava a passo medio-lento nelle viuzze del centro città. L'ufficio era in un edificio nuovo, primo piano, porta senza nessuna targa a confermare l'esattezza delle mie indicazioni. Dentro, in un sorriso, due ragazzi che, documentatisi al dettaglio sul mio conto, si preparavano a darmi il benvenuto nel loro incredibile staff.

L'azienda organizza tour gastronomici di Málaga. Il mio compito, qualora andasse bene, sarebbe accompagnare i turisti tra locali, degustazioni e corsi di cucina. L'ideale per integrare lo stipendio, forse non troppo per mantenere la linea. Mi danno appuntamento alla settimana prossima. Un giro di prova, poi chissà.

Esco da lì con il sorriso scemo di chi sente di aver iniziato a dare una qualche forma al suo futuro. Mi sento una versione molto meno ordinata di Monica di Friends, rafforzata dal fatto che davanti alla mia finestra vive un tizio che ha la tendenza a girare (mezzo) nudo per casa. Sorrido da sola, anche se il tecnico, dall'altra parte della cornetta, dice che la linea c'è, ma il mio router non funziona. Passo a chiedere lumi alla Vodafone. Mi danno il numero dell'assistenza clienti. Una tizia che mi chiama "cariño" con esagerata frequenza cerca di piazzarmi l'ennesima tessera di cui non ho bisogno alcuno. Da Starbucks, poi, la connessione é lenta da far schifo. Ma neanche questo importa. Oggi potrebbe cagarmi addosso un piccione - dritto sulla camicia bianca-  e sarei comunque, inderogabilmente, felice. 

In risposta al mio sorriso, il mondo gira come deve. Col router che invece funziona, in barba al tecnico e alle lamentele borbottate da una scala; con i gambas a la plancha di Casa Vicente, a cui darei il Nobel per la pace, la certificazione dell'Unesco come patrimonio dell'Umanità, la Presidenza del Governo, lo status di Paradiso terreno; con i graffiti nascosti in quegli angoli di Soho che trovi solo se ti perdi; con i pappagallini che squarciano in stormi di verde il cielo terso e meraviglioso del Paseo Maritimo di fronte a casa mia. Che lo guardo e penso che di quella passeggiata potrei fare un'abitudine domenicale. Che lo annuso, dietro al suo fumé di espetos, e penso sia buono da farne indigestione. Che lo ascolto, nelle chiacchiere lontane dei pochi bagnanti, nelle scarpe da corsa degli amanti dello jogging, dei ragazzi che si rinfrescano lanciandosi bottigliette d'acqua, e penso che abbia il suono della più completa allegria. 





Sullo sfondo, Málaga si staglia biancastra tra le gru del porto e le sue alture, confine di un mare calmo che sembra avere il potere di trasformare in speranze anche le impossibilità. 

E di colpo sento che ne è valsa la pena, di fare tutto quello di cui in questa settimana non vi ho ancora raccontato. Compreso strascicarsi un sacco di plastica enorme con le provviste per un reggimento prese in trip da prezzi bassi al Mercadona. Compreso bloccare le uscite dell'autobus con le mani stracolme di lenzuola e cuscini arancioni. Compreso passare 48 ore consecutive a lucidare anche gli angoli più remoti di una casa da rendere mia. Con Dani Martín che urla nasale dalle casse del Mac e io che gli vado dietro usando l'asta del mocio come microfono. 

Ché viene un giorno in cui tutta la fatica, dopo il Venerdí della svolta, si rilassa in soddisfazione. E mentre crolli sul tuo letto a due piazze, con tua madre ad approvarti nella stanza accanto, pensi a quanto sia immensamente bello poter dire che questa é la tua città. 






martedì 30 agosto 2016

"Distanza significa molto più che stare lontano"


C'è un post che è rimbalzato sul mio newsfeed decine di volte negli ultimi giorni. L'amplificava l'eco emotiva di tanti nomadi moderni: gente come me, che ha lasciato il proprio Paese per costruirsi un futuro altrove. Mi ci sono ritrovata. Di più, ho rivissuto con assurda nitidezza le sensazioni smorzate che, a distanza di anni, mi hanno convinta adesso a voler ripartire. Dovevo tradurlo in italiano, quel post: un po' perchè permette a chi legge di capirmi un po' meglio;  molto perchè chiunque dovrebbe capire - come dice il titolo - che la distanza non è solo questione di kilometri. Grazie all'autrice, allora, per la forza che nemmeno sa di avermi infuso. Il suo testo, nell'originale spagnolo, potete leggerlo cliccando qui.  


Distanza significa molto più che stare lontano



Distanza è saper dare valore ad un caffè con gli amici. Con quelli di sempre. O a una birra sotto il sole. É sentire la mancanza di piccoli dettagli e aneddoti che stando vicino ai tuoi non ti mancherebbero così tanto. É sapere che sapore ha un abbraccio di bentornato, anche se solo per pochi giorni, e che quel sapore diventi il tuo preferito. O che gli addii abbiano il gusto più amaro che tu abbia mai assaggiato. 

Distanza è affrontare il mondo, un giorno, fare le valige e andarsene. É non sapere bene cosa stai facendo finché non sarà passato qualche mese. E quando inizierai ad essere davvero cosciente della decisione che hai preso, andare avanti. Perché sí. Con due palle grosse così. Perchè la distanza è questo: rischiare. Avere coraggio. Giocartela senza mai essere sicuro. Avere un piede in un luogo e l'altro in un altro. É, molte volte, vivere una lotta interiore tra i tuoi sogni e i tuoi sentimenti. 

Distanza è passare dei giorni in cui vorresti poterti teletrasportare, ancora di più di quando eri piccola. E credere che prima o poi, anche se non sai quando o come, potrai farlo davvero. Perchè anche se la tua testa ti dice che è impossibile, la volontà ha più potere di qualsiasi altra cosa al mondo. 


Distanza sono le sorprese e i dettagli. Sono i messaggi vocali eterni, la differenza di orari, i compleanni su Skype e i mille "mi manchi" su whatsapp. É ricordarsi di un'altra persona ogni volta che vedi o ascolti qualsiasi cosa, e non poter evitare di dirglielo. Distanza é accettare di essere l'amica che non c'é mai e che tua madre accetti che tu sia la sua figlia invisibile, cosa che costa ancora piú fatica... 


Distanza è imparare a vivere per se stessi, ad essere e basta. É passare giornate bruttissime ed altre bellissime. Sono giorni in cui vorresti mollare tutto e giorni in cui vorresti rimanere lì per sempre. É sentirsi completamente solo e di colpo rendersi conto che la tua gente è lì con te, anche se lontana. E imparare che questo significa che in realtà non sarai MAI solo, perchè a volte il cuore va fin dove la voce non arriva. 

Perchè la distanza separa corpi, non cuori. E di sicuro non ci è riuscita con i nostri, cari amici. Sapete che dei 365 giorni che ha un anno, noi abbiamo bisogno di voi per 366. Che ci si spezza l'anima ogni volta che sappiamo che qualcuno di voi non è in un buon momento e non possiamo stare al vostro fianco; e che cerchiamo di prendere la distanza meglio che possiamo. 



A tutti quelli che sono lontani: continuate ad essere coraggiosi come lo siete stati fino ad ora. 

E alla nostra gente che ci sta aspettando a casa: non vediamo l'ora di vedervi. Preparate i vostri abbracci, ne abbiamo bisogno. 




domenica 28 agosto 2016

"Ho visto cose che voi umani...": una rubrica necessaria.

A volte è per lavoro, altre è per piacere. In ogni caso, la grande quantità di tempo che passo sul web mi mette spesso di fronte a notizie bizzarre, post curiosi, video bellissimi, tweet che nel migliore dei casi mi fanno strabuzzare gli occhi mormorando un incredulo "maccheccazz?". Mi è sembrato, quindi,  giusto e doveroso raccogliere i migliori della settimana in una nuova rubrica. Che non sarà proprio sempre a cadenza settimanale, ma insomma, ecco, ogni tanto ricomparirà.

"Ho visto cose che voi umani...", come Rutger Hauer in Blade Runner . Solo che, dato che siamo nel 2016, le ho anche retwittate, condivise, cuoricinate e messaggiate su whatsapp. A certe ho persino regalato la reazione "ahahaha" di Facebook, che tra parentesi mi ha sempre fatto pensare ad un tizio strafatto di acidi che sbaglia la mira nel volerti dare un cinque mentre biascica "bella zio!" ("Love" invece è chiaramente un hippie con gli occhiali da sole tondi che fa il segno della pace, ma di questo parlerò un altra volta)

La mia selezione piùomenocirca settimanale di chicche dal web si presenterà, come vedrete, suddivisa in micro-categorie. A quelle di matrice italo-spagnola, manco a dirlo, è riservata la massima importanza; poi, però, ci sono anche gli outsider internazionali.

Buona lettura, visione, o quel che è. Dalla prossima puntata in poi si accettano segnalazioni. 

Ho visto cose che voi umani...

ITALO-SPAGNOLE

1) L'epic fail - detto anche figuradimmerda - della tizia che accusa il sindaco di Barcellona di parlare solo in... catalano (?!). Io ve lo dico, ragà: questa cosa del secessionismo vi sta un attimo sfuggendo di mano.





2) Quello che spara a uno perchè gli serve la tortilla de patatas senza cipolle. In effetti, non si può dire che non sia un sacrilegio.

Via: Twitter / @monaparroquia


3) Il video- riassunto della feria de Málaga pubblicato da Artclub. Ok, non fa ridere, però è bellissimissimo. 



WTF?

1) A Londra hanno inaugurato la prima mostra d'arte per cani. Sì, per cani. Shhhht, non fate domande. É tutto spiegato qui.  Credo che per comprare un quadro paghino in crocchette: lo scelgono facendo "bau bau" e poi se lo appendono nella cuccia. Intenditori. 






TECHIES


1) Zuckerberg pubblica un post in cui annuncia la sua prossima visita in Italia esprimendo solidarietà ai terremotati. Come al solito, il meglio arriva dai commenti.

Ci sono quelli che danno consigli utili:






Quelli impegnati:




Quelli che fanno domande importanti: 


Quelli che ci fanno sapere che si può avere un'intera classifica di 'miliardari tecnologici preferiti'. 


 E I MARÓ?!?!?!?!





Per questa settimana è tutto. La linea a voi, studio.

sabato 9 gennaio 2016

Perchè dovreste leggere Verne su El País (e i miei 10 post preferiti)

Può darsi che di Verne vi abbia già parlato. Magari en passant, tra le righe di un post o ai margini di una conversazione. Trattasi di blog. Un blog belliiiiissiiiimo a cui potete facilmente accedere dall'edizione online de El País. Lì, la Spagna e il mondo vengono raccontati attraverso i social network, i fenomeni virali e un approfondimento costante sui nuovi linguaggi dell'era - lo so, termine abusato - due punto zero. Il tutto con un tono frizzante, abbondante uso di meme, ed una buona dose di ironia. Ma, se è vero che la tecnologia è il focus principale, altrettanto vero è che non è l'unico: su Verne c'è spazio anche per le analisi etimologiche e le inchieste fuori dal comune, come quella che ha portato la redazione in visita alla fabbrica dei Playmobil con l'obiettivo di risolvere finalmente l'annoso quesito del perchè 'sti poveri giocattolini siano privi di ginocchia e gomiti. Oppure l'intervista con un tizio che, risvegliatosi dopo 15 anni di coma, credeva che il mondo fosse impazzito. 




Quel blog è diventato col tempo una delle mie consultazioni fisse in Rete, oltre che la fonte dichiarata a cui ho attinto per alcuni dei miei pezzi su Total Free Magazine. Se ho deciso, adesso, di dedicargli un post intero, è perchè credo valga la pena lo conosciate meglio anche voi. Specie se, come me, siete costretti alla noia da un cielo grigio e piovoso che si addice sempre troppo poco al weekend. Tra le mie "sezioni" preferite ci sono - manco a dirlo! - Lengua, Visto en Twitter, Héroes del Internet e Esto no es serio. 
Limitarmi a dirvi questo, però, mi sarebbe sembrato riduttivo. Così, per facilitarvi l'esplorazione, ho elencato qui sotto i miei 10 post preferiti. Con la speranza, come sempre, che piacciano anche a voi.

Buona lettura! 


Se avete studiato spagnolo solo sui banchi di scuola, iniziare a seguire i madrelingua su Twitter potrebbe causarvi, lì per lì, un attacco isterico. Vi troverete di fronte a gente che scrive Holi anzichè Hola. Besis anzichè besos. Ojalá senza che venga seguito da una forma verbale. Possibile? Sí, e non è ancora tutto. Strabuzzerete gli occhi davanti agli "es bien", i "ke ase", i superlativi inesistenti e gli errori di ortografia fatti volutamente con intento umoristico. Ebbene, c'è chi l'evoluzione della lingua castigliana su Twitter l'ha studiata in dettaglio, spiegandone ragioni e processi. Verne ne ha parlato, incorporando esempi concreti in un post secondo me interessantissimo. 



Caña, tercio, litrona, botellín... La guida definitiva. Un'infografica di straordinaria utilità da stampare, incorniciare e portare con voi al prossimo viaggio in "patria".

3. Il rapporto tra la tuta e l'aglio e l'incredibile origine di altre 26 parole 



Sapevate che siesta deriva dalla sexta ora latina, quella che indicava il mezzogiorno? Che chulo è un termine itagnolissimo? Che la broma (oggi "scherzo") era in origine un mollusco marino che perfora il legno immerso in acqua? Nel XVI secolo, a causa del peso delle navi attaccate dalle bromas si iniziò ad utilizzare la parola nel senso metaforico di cosa pesante o fastidiosa. Tutto questo e molto altro (compresa la faccenda dell'aglio e della tuta) nell'articolo in questione.

4. Bravo por Vos: così sarebbe una rivista per adolescenti nel medioevo



Medieval Bravo è una pagina Facebook che ricrea lo stile delle riviste per adolescenti (l'ispirazione è, appunto, Bravo, simile al nostro Cioè) sostituendo alle popstar i personaggi storici. Serve che lo dica? É tutto molto, mooolto #Odissea

5. 9 parole che suonano uguali in arabo e in spagnolo



Azúcar, hasta, guitarra, alacrán...un video virale su Facebook dimostra che arabi e spagnoli hanno in comune più di quanto si creda. Se non altro, a livello lessicale. Da guardare!

6. Cosa pensa l'inventore delle emoji dell'uso che ne facciamo (e della flamenca di whatsapp!) 



Verne ha parlato con il giapponese Shigetaka Kurita, inventore delle emoji, per gettare uno sguardo sulla storia del linguaggio del secolo, sul suo uso attuale, sulle evoluzioni future e - perché no? - anche per capire il significato di certe icone non facilmente comprensibili agli occidentali. Insomma, scoprirete finalmente cosa vorrebbero rappresentare i due pesci aggrappati all'asta di una bandiera. E anche che la "flamenca" che tutti usiamo in realtà è vestita da salsa.

7. In difesa delle beliebers: 13 foto che dimostrano che essere fan è universale. 



In difesa anche un po' mia, a dire il vero. Un articolo tutto da guardare, più che da leggere, dove una brillante associazione di immagini vi farà mordere la lingua prima di criticare l'ennesima ragazzina urlante in prima fila sotto a un palco. Sono davvero tanto diversi quelli che passano la notte fuori da un palasport e quelli che si accampano davanti all'Apple store per accaparrarsi il primo dei nuovi modelli di iphone? Sono davvero così lontani il mondo dei fan musicali e quello degli ultras, dei fanatici di Star Wars e dei devoti religiosi? Forse non tanto come pensate.



Prima delle elezioni del 20 Dicembre scorso erano state analizzate le parole più twittate dai principali candidati spagnoli, e Verne le ha prontamente raccolte. Curioso il fatto che, prendendo le prime 3 di ciascuno, si riesce a capire esattamente a chi appartengono. Non ci credete? Allora indovinate chi ha cinguettato "país, gente, cambio" e chi "presidente, Moncloa, españoles"...!


9. I migliori tweet di humor del 2015

 Qui non c'è molto da spiegare: dice già tutto il titolo. Dateci un'occhiata, perchè certi sono davvero stellari!

10. Le sfide di lettura a cui puoi unirti nel 2016 


Mark Zuckerberg insegna. Se i post di Verne non vi bastassero (e, francamente, spero sia così!), qui ci sono svariati modi in cui portare a compimento il proposito di leggere di più: dai più classici accorgimenti per riuscire a portare a termine 50 (o 10, o 20) libri in un anno alle liste per argomenti, sarà impossibile restare a corto di ispirazione! 



mercoledì 5 giugno 2013

75 consigli per diventare una twitstar

E va bene: il post é un po' nerd, e forse non fará ridere tutti. Se, peró, avete qualche – pur vaga- esperienza col mondo dei cinguettiii, assicuro che vi ci divertirete da morire. La versione originale é stata pubblicata sull'edizione spagnola di GQ, e potete consultarla a questo link. Qui, mi limito a tradurla per i non ispanoablanti, convinta che davvero ne valga la pena. Ah! E ringrazio Anto, l'amica spagnola che me l'ha fatta scoprire.

75 consigli per diventare una twitstar

Guida rapida a Twitter per novellini ambiziosi.


Non sapere cos'é Twitter nel 2013 dovrebbe essere motivo sufficiente perchè chiunque ti circondi pensi tu sia stato cresciuto in mezzo ai lupi. Perché, in meno di un lustro, questo social network é diventato lo strumento perfetto per fare amici, informarsi, rimorchiare, raccontare barzellette, mettersi d'accordo con mezza Spagna per accamparsi in una piazza, inventare pettegolezzi e addirittura rovesciare dittature.


Il suo funzionamento, per quanto apparentemente semplice, nasconde molti piú misteri di quelli che il novellino potrebbe prevedere; ma una volta dominato con maestria, puó far sí che un ragazzo di Villanueva de los Corchos, provincia di Zamora, con i brufoli, una nuca indurita dagli schiaffi dei compagni di scuola e un po' asociale sia diventato un leader delle masse a cui piovono addosso fan, offerte di lavoro, bigliettoni da 500 euro, sassi, reggiseni e persino proposte indecenti. E' una twitstar. E anche tu puoi esserlo. Per questo su GQ ti presentiamo la guida definitiva: 75 consigli che faranno sí che ti trasformi in twitstar senza esserti neppure ancora iscritto a Twitter. Prendi nota.



FUNZIONAMENTO DI BASE.

1. Hai 140 caratteri da usare. Ricorda, hai il potere di modificare il tuo messaggio, non la grammatica castigliana.
2. La @ iniziale dei nomi é muta, come l'acca o tua madre quando ha conosciuto la tua nuova fidanzata cubista di Torremolinos. 
3. La Timeline (TL) é dove vedi cosa scrive la gente che segui. La parete di un bagno pubblico, in pratica, ma piú raffinata. 
4. Se vuoi scrivere a qualcuno, gli fai una menzione. Per farlo, metti la @ e il suo nome all'inizio della frase; per esempio @tizio, ciao! 
5. @tizio non é un utente che io conosca. Non stressatelo. 
6. Non scrivere neanche a qualcuno “ciao”, é un po' da loser. 
7. Puoi anche non mettere il suo nome all'inizio del messaggio, e lo leggerá chiunque ti segua. Sempre che giá ti segua qualcuno. 
8. Puoi vedere chi ti ha scritto cliccando sulla finestra “connetti”, ma non é consigliabile che tu lo faccia nei primi 5 mesi. Non senza Prozac, almeno. 
9. I DM (altrimenti noti come MD o messaggi diretti) sono messaggi privati tra utenti. 
10. La principale funzione dei DM é criticare altri utenti o spettegolare. 
11. Servono anche per passare a qualcuno il tuo numero di telefono, e cosí spettegolare ulteriormente su Whatsapp. 
12. Non puoi mandare un DM a qualcuno che non ti segue, quindi lascia in pace @BarRafaeli. 
13. Con il tasto Retweet tutti i tuoi fans vedranno quel tweet che a te ha fatto tanto ridere, anche se non seguono la persona che l'ha scritto. 
14. Magari a loro non fará tanto ridere, attento; ma di questo parleremo dopo. 
15. Il tasto FAV serve, principalmente, per dare una pacca sulla spalla o per ricordare in un futuro quel determinato tweet. Quest'ultima cosa non avviene mai. 
16. Un hashtag ha davanti a sé un cancelletto (#) e serve per raggruppare tweets che parlano di una stessa cosa, anche se i loro creatori non si seguono tra loro. I piú popolari sono i Trending Topics. 
17. In realtá servono solo per parlare di Justin Bieber o degli One Direction. 
18. I bots sono account robot che lanciano pubblicitá su twitter. 
19. I bots are made for walking. 

PREPARATI A TRIONFARE



20. Se vuoi andare sul sicuro, scegli un avatar in bianco e nero di un attore classico. 
21. Se metti una foto della tua faccia, devi essere bello e la foto dev'essere artistica. 
22. Artistica non vuol dire che devi apparire nudo. 
23. Puoi anche mettere una foto di House. 
24. O di Brad Pitt in Fight Club. 
25. Il tuo nome utente dev'essere di una sola parola. Non mettere il tuo nome, né la tua data di nascita, né la tua etá e men che meno il tuo indirizzo di casa, perché non ci sta. 
26. La tua bio dev'essere una sola frase, il piú corta possibile e senza che ti definisca come un appassionato di qualcosa. 
27. Non va bene per la tua immagine pubblica neanche che tu sia “cittadino del mondo”. 
28. Se vuoi mettere il tuo curriculum, creati un profilo su Linkedin, non cercare di mettere tutto su twitter o non ti seguiranno manco i bots. 

ARGOMENTI SU TWITTER. 

29. A nessuno interessa cosa mangi a colazione. 
30. A meno che non mangi bambini. Forse quello potrebbe interessare alla @polizia. 
31. La gente che non é seguita da nessuno (da qui in poi: “pochifollowers”) é solita dare il buon giorno e il benvenuto alle stagioni. 
32. Ci sono 52 lunedí all'anno. Tutti sono uno schifo. Il resto del mondo lo sa giá. 
33. Ogni tanto piove. E' un fenomeno atmosferico curioso, ma che tutto il mondo soffre. Non sei Roberto Brasero. 
34. Puó anche essere che faccia caldo. Non serve che lo commenti, ma se twitti “ONDATA DI CALORE” puó essere che la gente inizi a pensare che tu sia un figo. 
35. I reality shows sono il combustibile di Twitter. Se vuoi avere argomenti di conversazione che portino molte interazioni, non puoi perdertene manco uno. 
36. Anche dalle notizie di Antena 3 vengono fuori tweets molto popolari, soprattutto da quelle trasmesse dalla metá del tg in poi. 
37. A chi non piace una fiera delle tapas a Huelva? 
38. Qualunque tema da monologo puó diventare un tweet popolare. 
39. Tweets su come foderare una trapunta o sulle chiamate del 1004 possono spianare la tua strada verso il successo su twitter. 
40. Va alla grande lo humor nero, anche se dovrai rassegnarti al fatto che ti piovano addosso piú sberle che a Bill Gates a scuola. 
41. It gets better. 
42. Sono anche molto popolari i tweets con conversazioni fittizie e umoristiche. Fanno molto 2010, ma continuano a funzionare, come gli occhiali wayfarer. 
43. Qualunque cosa, per irrilevante che sembri, puó diventare un buon tweet se la racconti in modo spiritoso. 
44. Non tutti sono spiritosi. 
45. Se non sei spiritoso fuori da twitter, non lo sarai nemmeno su twitter. Fattene una ragione. 
46. Scrivi a proposito di argomenti di attualitá. Il tempismo é molto importante su twitter e le mode passano piú veloci di uno spacciatore in un rave. 
47. I padri e i nonni sono una fonte inesauribile di ispirazione per tweet di qualitá. 
48. “Creiamo un Trending Topic”, forse non é tanto una bella idea come ti sembra. 

RAPPORTO CON ALTRI UTENTI. 



49. Seguire famosi é molto da “pochifollowers”. 
50. Tranne seguire @eva_hache, che é molto simpatica. Ciao Eva!
51. Cerca gente con interessi simili ai tuoi e scrivile apportando qualcosa ai suoi tweet. 
52. “ahahahah” non é apportare. 
53. Neanche “Amen” é apportare. 
54. Chiedere a qualcuno che ti segua é l'equivalente di gridare a una bella tipa “baciami” in una discoteca. Devi conquistartelo. 
55. Tra l'altro, é molto da sfigato. 
56. Gli sfigati non arrivano ad essere twitstar. 
57. Piú di cinque menzioni al giorno a una persona che non ti segue é stalking. 
58. Meno di cinque menzioni al giorno, ma avere il suo avatar stampato e appeso a tutte le pareti della tua stanza é comunque preoccupante. Stalking non lo so, non sono mica avvocato. 
59. La gente in genere capisce i tweet che lei stessa ha scritto, non serve che glieli spieghi. 
60. Non si risponde ai tweet di persone che non segui che non sono rivolti a te. Fuori dal contesto potresti essere preso per un imbecille. 
61. Puó anche darsi che tu lo sia e semplicemente lo dimostri al mondo. 
62. Questo secondo caso é parecchio peggiore. 
63. Si dice “unfollowback” quando un utente che ti seguiva smette di seguirti e immediatamente smetti di seguirlo anche tu. 
64. L'unfollowback é il “beh, se tu sei arrabbiato, adesso mi arrabbio io” virtuale. Proprio di un bambino di 7 anni. 
65. Un bambino di 7 anni non deve usare twitter. 

FAV e RETWEETS

66. I Retweets, come l'amore, non si chiedono, si danno. 
67. Si retwitta quello che credi che possa far ridere i tuoi followers. 
68. Retwittare conversazioni a cui tu non partecipi é un po' come vivere con tua madre a 45 anni e che lei ti compri i calzini di Spongebob. 
69. I Fav possono significare: 
- A me fa ridere, ma ai miei followers no. 
- Sono d'accordo. 
- Ti appoggio in questa discussione. 
- Ho visto come ci provi, birbantello!
- Non so cosa risponderti a questa menzione, ma non voglio essere scortese. 
- Mi annoio con questa conversazione e non ti risponderó oltre. Fine. 

UNA VOLTA RAGGIUNTO IL SUCCESSO

70. Non rispondere a tutte le menzioni, é impossibile. Tom Cruise risponde a tutti gli sconosciuti che gli parlano per strada? No. E tu non sei da meno di Tom Cruise. 
71. Se qualcuno ti insulta, rispondigli con un punto davanti perché tutti possano vedere come te ne strafreghi di lui. Per esempio “.@tizio cosa dici, signor Nessuno?”. 
72. Per favore, non insultate @tizio, che non so chi sia. 
73. Retwitta il giusto. Non sia mai che altri si portino via il tuo successo. 
74. Distribuisci ogni tanto un po' di fav tra i pochifollowers. Bisogna fare l'elemosina. 
75. Goditi il successo. Comprati una casa e vivi come Hugh Hefner. Te lo sei guadagnato, campione.





lunedì 7 gennaio 2013

Ask: il social network delle domande (e dei tamarri).


Io, ai Social Network, farei prima a farci l'abbonamento. Tuttavia, credo che Ask.fm abbia davvero una grande potenzialità. Insomma, in fondo viene a sostituire quei lunghissimi test da duemila domande l'uno che nella mia immediata post-adolescenza mi divertivo spesso a compilare. Con la differenza che a fartele, quelle domande, sono altre persone. Gente in carne ed ossa, più o meno pettegola, che esprime reali curiosità. Il che lo rende giorno dopo giorno sempre nuovo, e un po' più ricco di stimoli.



Forse, però, dovrei cominciare dall'inizio. E cioè dallo spiegarvi in che cosa consista, 'sto benedetto Ask. Non che del resto ci sia molto altro da aggiungere. Voglio dire, ti crei un profilo. Ne condividi il link. E chiunque lo voglia, in un paio di click, può farti una domanda in modo anonimo. A tua discrezione se rispondere e quando. Ma, se lo farai, sappi che la risposta (con relativo quesito) apparirà in pubblico a chiunque, iscritto o meno al social, decidesse di farsi un po' di affari tuoi. Insomma: è una sorta di continua intervista a mille voci rivolta a persone non famose. Interessante per il marketing. Interessante per gli studi sociologici. Ma soprattutto, interessante per me. Ché, lo ripeto: adoro rispondere a domande nei miei (seppur rari) momenti di noia.

Il problema è che, fino ad ora, Ask – per la sua stessa struttura basata sull'anonimato – sembra essere territorio principe della curiosità morbosa e del gossip sfrenato. Basti pensare a come io l'ho scoperto: colpa della sua diffusione in un ambiente groupie esasperato da eccessive gelosie. L'odio, l'invidia, la necessità assurda di criticarsi gli uni con gli altri ha trovato lì il giusto sfogo. La cornice perfetta a insulti, contrattacchi, insinuazioni. Per contro, sembra anche essere dominio incontrastato di esibizionisti e gente un po' tamarra, almeno a giudicare dalle attività più popolari.

Ma nonostante questo...oh, a me piace.
Mi piace perché, come sempre, un mezzo è solo un mezzo. Poi sta a te decidere che uso farne.
E lì a me chiedono del libro. Dei viaggi. Dei miei progetti personali e professionali.

Su ask mi aiutano a raccontare cose che magari a volte ho dato per scontate. O che, se non altro, non pensavo potessero interessare. Questo sì: devo ancora lavorare sulla sintesi.

Mentre ci provo, se lo volete, potete chiedermi qualcosa anche voi. Basta andare a questo link.