martedì 26 marzo 2013

Lezioni di stile da Charles.


Della mia ossessione adolescenziale per Baudelaire, a questo punto, dovreste essere già abbondantemente informati. Beh, a meno che non capitiate oggi sul blog per la prima volta.  In questo  caso: “Ciao, tanto piacere, mi chiamo Ilaria e sono un po' schizzata”. Niente che non si risolva con un cd nello stereo, ad ogni modo. Per il resto, vi basterà sapere che amo la Spagna. Che ho una vena groupie. E che a diciassette anni leggevo sotto banco Le Fleurs du Mal. Anche se, a parte i Fleurs, chiunque direbbe che con me c'entra poco. 



Ma, ora che siamo tutti più o meno aggiornati, direi che posso anche proseguire. L'elemento di novità – apparentemente insignificante – è che Domenica scorsa ho fatto un po' di pulizie di Primavera. Un modo come un altro per ricordarmi che stagione è, presumo. E, insomma: sposta un libro di qui, metti un libro di là, mi sono ritrovata per le mani “Il mio cuore messo a nudo”. Che detta così fa anche un po' cinema horror di infima categoria. Invece, non è che una delle letture che più sono state importanti nel corso della mia vita. Una raccolta di bozze e progetti di Charles, attuale oggi più che mai in quel suo essere frammentaria. Perchè magari io sarò anche un po' fissata, ma tutta quell'assenza di consequenzialità logico-narrativa a me ricorda tanto la comunicazione nell'era dei social network. Quella in cui parliamo di noi su facebook o twitter, affrontando su uno stesso spazio tematiche e linguaggi diversi. E se sfogliamo quei (neanche tanto) metaforici diari riusciamo a riviverci a tutto tondo. A rileggere la nostra storia, pur non avendo mai avuto in mente di scriverla.

Ecco, “Il mio cuore messo a nudo” è un po' così, come se fosse una sorta di profilo facebook di Baudelaire. E' un insieme di incipit senza conclusioni; di aforismi isolati dal contesto; di scalette dei temi da affrontare.  

E da lì, ormai molti anni addietro, ho tratto i migliori insegnamenti letterari che qualcuno mi potesse mai dare. Non che li abbia necessariamente messi in pratica nel modo corretto, intendiamoci. Di certo non l'ho fatto come avrebbe fatto lui. Anzi, probabilmente molti diranno che l'ho fatto male. Eppure, dall'età di diciassette anni, ogni volta che scrivo una frase pensando con cura alle parole da usare mi ripeto come un mantra:“sii sempre poeta, anche in prosa”. Ogni volta che mi assalgono i dubbi e mi chiedo perchè diavolo dovrei continuare a parlare di me, mi ricordo delle asserzioni sul conoscere se stessi per farne il soggetto più sincero che esista. Ed è tutto lì, tutto nero su bianco ne “Il mio cuore messo a nudo”. 

L'ho riaperto, facendo le pulizie. Ho accarezzato le vecchie sottolineature fatte con una matita evidentemente spuntata. E ho constatato incredula, una volta in più, come quelle frasi scritte a fine ottocento riescano ad essere ancor'oggi un ottimo corso di scrittura creativa. 

Le principali, le riporto a seguire.


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