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martedì 7 gennaio 2020

Di buoni propositi e come mantenerli


Allora: il fatto che io non abbia ancora pubblicato un post con i propositi per l’anno nuovo non significa che non ne abbia. Lo dico per non creare allarmismi, crisi di panico, isteria generale. 

É solo che in questa prima settimana di decennio sono stata, diciamo… un filino occupata. Sí, insomma, ho avuto il mio bel da fare a piazzare candeline su una torta per poi rendermi conto di non avere neanche un accendino; A fare autogol al calcio balilla in un locale meno nuovo di quanto pensassi (ma sono sempre stata così scarsa? Non rispondete). Ad  evitare caramelle lanciate come razzi alla cabalgata dei Re Magi. Ad imparare la ricetta degli avocado ripieni. A fare prove tecniche di convivenza guardando documentari sui fantasmi mentre sposto varie volte il divano. 



Impegnata in faccende importanti, sù. Serve mica stare qua a specificare.  





I guru della produttività, però, dicono che i propositi vadano condivisi. Pare che, se ne parli con qualcuno, ti crei in automatico dei testimoni. E, con essi, un maggior impegno a mantenerli. A nessuno piace sentirsi dire “AH AH AH avevi detto che l'avresti fatto e non ci sei riuscita cicca cicca", no? Appunto.

Dicono anche che, se vuoi DAVVERO portare a termine i tuoi obiettivi, non dovresti portene più di due o tre al massimo. L’ideale sarebbe fare un brainstorming con tutto quello che vorresti cambiare o migliorare nella tua vita, e dall’elenco risultante estrapolare solo le tre cose che per te hanno più importanza. 

A questo punto dovresti chiederti cosa puoi fare, in concreto, per ottenerle. Per esempio, se tra le tue priorità c’è trovare l’amore (vi chiedo scusa: da un po’ in qua sono troppo romantica) potresti pensare di uscire più spesso, di frequentare nuovi ambienti, persino di scaricarti qualche app di incontri, che so io. 
Se vuoi migliorare la tua salute, chiediti se forse non valga la pena provare a smettere di fumare, mangiare più frutta e fare attività fisica. 

L’obiettivo finale, quindi, sarà il piano d’azione più che il concetto astratto. Vale a dire: “smettere di fumare entro Dicembre 2020” e non “stare meglio”. “Perdere 5 kili entro il 30 Giugno” o “Rientrare nei vecchi Jeans comprati in saldo due anni fa per poterli indossare a Natale dell’anno prossimo” invece di un generico “dimagrire”. 

Sì, perché i guru della produttività dicono anche che i propositi dovrebbero essere S.M.A.R.T. 

Ovvero: 


Specific (specifici) - per l’appunto, chiarite a voi stessi che cosa volete veramente. Scrivere di più o avere un romanzo pronto da inviare alle case editrici entro Settembre?


Measurable (Misurabili) - dovete poter monitorare i vostri progressi. 

Attainable (Realistici) - buttate via quel foglietto con sù scritto “entrare in una nuova dimensione e sconfiggere i Demogorgoni”.

Relevant (rilevanti) - devono avere un impatto concreto sulla vostra vita 

Time based (fissati su una linea temporale) - datevi una data di scadenza o rischierete di non compierli mai. 



Io ci ho provato, a rispettare queste regole. Non dico che mi sia riuscito proprio benissimo, ma in definitiva per quest’anno mi propongo quanto segue: 

1) Leggere almeno 12 libri entro il 31 Dicembre. Uno al mese. Una media non solo accettabile, ma decisamente inferiore al ritmo di lettura abituale che seguivo quando vivevo a Monfalcone. I pro e i contro delle vite interessanti: mi sono bastati 20 giorni a casa dei miei per divorare 3 romanzi. Qui a Málaga, ci ho messo 3 mesi a finirne uno. 



Ve l’ho detto che sono impegnata. 

Ora, però, ho deciso di riprendere le vecchie abitudini. Anche perché più leggo, più mi viene voglia di scrivere. E non è per niente un dato trascurabile.


Per assicurarmi di raggiungere l’obiettivo ho aderito alla sfida di lettura di un sito spagnolo, per cui ogni mese devi leggere un libro che risponda a una caratteristica specifica: un libro che volevi leggere l’anno scorso, un libro scritto da una donna, un libro di un genere che non hai mai letto e così via. In questo modo non resterò mai a corto di stimoli e d'ispirazione. 


Il corriere Amazon mi ha appena recapitato “Io Odio Internet”, che dominava le mie Wishing List del 2019. Domani mi aspetta un viaggio in aereo, e credo proprio che lascerò a casa l’iPod. 

2) Sapermi destreggiare con Photoshop a Dicembre 2020. Dove per “destreggiare” si intende saper utilizzare le funzioni base di grafica e photo-editing necessarie a realizzare loghi e immagini non troppo elaborate per i social network. 

Sono arrivata a definire quest’obiettivo partendo dalla premessa che vorrei uno stipendio più alto e meno precarietà in ambito professionale. Poter chiudere la partita Iva e avere un contratto più o meno fisso mi permetterebbe di stare più tranquilla, aspirare ad un appartamento più grande e concedermi qualche sfizio in più. 

Nel mio settore, purtroppo, gli annunci di lavoro che offrono queste garanzie richiedono tutti o quasi tutti le seguenti competenze: laurea in comunicazione/marketing (celo) , inglese (celo), seconda lingua (celo), esperienza in social media marketing (celo), copywriting (celo), photoshop (manca). 

La cosa positiva di quando non sai fare qualcosa è che puoi sempre impararla, però. Ergo eccomi qui, che tartasso l’anima a tutti i miei conoscenti nel disperato tentativo di trovare una versione ahumma ahumma del programma. O un modo per usare in loop la versione di prova. Qualcosa. Perché checcazPita, Adobe, 24 euro AL MESE?! Ma stiamo scherzando?!? 

Mi sono data un ultimatum: o trovo una soluzione economica entro la fine di questa settimana (il programmatore dell’azienda per cui lavoro avrà un asso nella manica, lo sento) o intanto mi cimento coi 7 giorni di prova. 


3) Lanciare un nuovo progetto personale entro l’1 Agosto 2020. Qui non vi posso dire di che si tratta, altrimenti vi rovinerei l’effetto sorpresa. L’ho detto sia ai miei che al mio ragazzo, però, quindi i testimoni ci sono. Oddio. Ora che ci penso mi hanno risposto entrambi “ah”, senza troppo entusiasmo. Dite che dovrei farmi qualche domanda? 


Naa. Ormai sono partita in quarta e ho una voglia matta di avviare ‘sta cosa a introito zero. 

Forse non sarà poi così rilevante nella mia vita (anzi, non lo sarà per niente), ma ho nelle orecchie la vocina di un’amica che mi dice “non capisco cosa aspetti” in un vocale su whatsapp, e il bisogno di dimostrare a me stessa che qualche idea la posso pure concretizzare. 



Che poi, alla fin fine, il mio problema è che sono disciplinata. Perché, sapete che c'è? Alla faccia dei guru della produttività, secondo me il miglior proposito rimane, in fondo, “non averne nessuno”. 

Quali sono i vostri obiettivi? 



lunedì 1 gennaio 2018

Buon Viaggio Nuovo




Gocce di pioggia sulla finestra. Un torpore ad alto tasso glicemico e il tunnel carpale da risposta agli auguri. É la giornata mondiale della Resaca. Della Citrosodina. Dei giochi in scatola a cui verosimilmente perderò. Un nuovo anno inizia e, come sempre, mi costringo a dargli il benvenuto sul blog. Come rituale è stupido, mi rendo conto. Si appoggia su frasi fatte e finte convinzioni. Eppure per qualche motivo continua a rassicurarmi, invitandomi a scrivere con costanza per tutti i dodici mesi a venire. Una promessa con me stessa che, del resto, non ho mai disatteso.


Quindi sì, potrei senz'altro fare dei propositi. Usare Bla Bla Car. Non guardare le mail di lavoro nel weekend. Imparare a non giustificare nessun no. La verità, però, è che da questo 2018 non voglio niente di diverso da quello che il 2017 mi ha già dato. Proprio a volerlo migliorare chiederei magari più calma, una maggiore stabilità, una frangetta più disciplinata e l'estinzione definitiva degli scarafaggi. Potrei rinunciare persino ad una casa vista mare in cambio della stessa salute, della stessa libertà, dell'identico senso senso di impagabile gioia. E vagonate di roba al pil pil. La mia vita sarà sempre perfetta, finchè sarà condita al pil pil. 

Per migliorarlo mi impegnerei semmai ad aumentare la quantità di letture, ché è stata per pochissimo inferiore al libro al mese, e non potete capire quanto mi faccia incazzare. Soprattutto, però, in questo 2018 vorrei viaggiare di più. Perchè il problema, quando vivi in una città che ami, è che non l'abbandoneresti mai. E invece io, Málaga o meno, voglio continuare ad esplorare il mondo come facevo prima che la base a cui tornare avesse un cielo così dannatamente blu. 

Propositi allora? Naah. Sono sopravvalutati. Questa volta preferisco sostituirli con la wishing list delle destinazioni ideali. Non riuscirò, ovviamente, a visitarle tutte in questi dodici mesi. Non senza una vincita alla lotteria o a un qualche tipo di sovvenzione esterna (partecipereste ad un crowdfunding per farmi girare il mondo? Dico sul serio). In ogni caso è una prima selezione. Una limitazione delle infinite possibilità offerte dal Pianeta. Un punto saldo a cui tornare quando le offerte delle compagnie aeree coincideranno con le vacanze e l'immaginario salvadanaio a forma di maialino suonerà abbastanza da poterlo spaccare. 

Ecco, quindi, il risultato di un'attenta riflessione. Buon viaggio nuovo a tutti quelli che come me girano il mappamondo senza riuscire a smettere neanche un secondo di sognare. 

TRAVEL WISHING LIST 

Le mete più vicine: 

Caminito del Rey 



Al diavolo i perenni Sold Out sul sito: non si può vivere a Málaga senza percorrerlo almeno una volta. E, lo prometto, ci riuscirò. 

- Torcal de Antequera 




Idem come sopra. A dirla tutta, il parco naturale con i dolmen mi piacerebbe anche come cornice notturna per ammirare stelle impossibili da scorgere nell'inquinamento luminoso delle città. Concetto forse un po' troppo romantico in assenza di fidanzati, tuttavia. E allora niente, mi va bene anche di giorno. Scarpe comode e Domeniche diverse. Basta andare. 


- Comares




Non riesco a non pensarci da quando me ne ha parlato uno dei classici taxisti andalusi troppo loquaci mentre mi riportava a casa. Un pueblo blanco, affascinante nelle foto almeno quanto Frigiliana. Tanto vicino quanto difficile da raggiungere con i trasporti pubblici. Mendico passaggi in auto con gli occhi imploranti stile Gatto di Shrek. 


- Almeria e Deserto di Tabernas 





L'unico deserto d'Europa mi ha sempre affascinata, anche solo a immaginarlo nelle enormi distese ocra oltre ai finestrini di un aereo. Vicino c'è una città che non conosco, ed una spiaggia niente male. Tutti motivi più che sufficienti a farne il progetto di un qualche weekend. 


- Minas del Rio Tinto (Huelva)




Fiumi rossi, paesaggi marziani. Di questi scenari fuori dal comune avevo già scritto, ma non è stato sufficiente a trasformare l'interesse in azione. Fino ad ora.

- Setenil de Las Bodegas





.... Per non parlare di Setenil, con la sua inquietante roccia che attraversa e taglia in due il paese. Nella mia wishing list da troppo tempo per essere ancora qui a parlarne. 

Le mete appena un po' meno vicine: 

- Cáceres

Un'amica che ci vive é di per sé il miglior pretesto per visitare una città che non conosci.


- Fuerteventura











Ci suona Dani Martín il prossimo anno. A Settembre. Usare i concerti come scusa per viaggiare era una delle mie migliori abitudini del passato. In questo caso, la ripristinerei più che volentieri. 

- Islas CIES

I caraibi spagnoli, ad accesso limitato in segno di rispetto per la natura. Bastano le foto per capire perchè ci voglio andare. 

I luoghi in cui tornare:

- Londra







E' passato troppo tempo dall'ultima volta che ci sono stata. Di voli low cost da Málaga ce ne sono troppi per non approfittarne. 

- Córdoba 






Non ci rimetto piede dal 2009. E' letteralmente a due passi. Già solo per la mezquita vale la pena rimediare. 

- Parigi





Vedi Cáceres. Qui di amiche ne ho addirittura due o tre. E per quante volte io possa esserci già stata, a Parigi c'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. 


- Sicilia



Non una città ma una regione. Perchè la Sicilia e l'Andalusia condividono clima, gastronomia e paesaggi. E forse proprio per questo è uno dei posti d'Italia che più amo. 


I luoghi da scoprire (In Europa):


- Lisbona









Vintage e trendy. Lenta e frenetica. Malinconica e vivace. Lisbona mi sa di contrasti netti e tramonti da cartolina, per un tipo di metropoli diversa da tutte quelle che ho fino ad ora avuto modo di visitare.


- Atene




La Grecia più mitica, storica e continentale. Quasi un obbligo visitarla, per una che sui Miti ha pure scritto un libro. Sono sicura che potrei lasciarci il cuore.



- Praga





Tra tutte le città dell'Est Europa è da sempre quella che più mi affascina. In più, è anche relativamente low cost.

- Lubjana














A poco più di un'ora d'auto da Trieste. Riuscite a credere che non ci sono mai stata?


- Islanda 



Voglio vedere l'aurora boreale, almeno una volta nella vita. Lo voglio fortissimamente. Peccato che, con tutta probabilità, finirei ibernata appena due secondi dopo averci messo piede. 


Le mete extra-europee: 


- San Francisco





La California è ormai per me ben più di una destinazione: é il progetto mai portato a termine, l'essenza stessa del sogno da coronare. Ho visto, letto, e sognato talmente tante cose su San Francisco che mi sembra di esserci già stata. Quando finalmente ci andrò lo farò con l'emozione del Viaggio della Vita. Perchè è un Quando, non un Se. Me lo ripeto mentalmente ogni volta che ascolto quel dannato brano di M-Clan. 


- New York






Mille film che diventano città. Il luogo in cui, una volta nella vita, DEVI assolutamente andare. Uno di quei giochini idioti su Facebook diceva che sarebbe stata la mia destinazione del 2018. Posso solo incrociare le dita e borbottare "speriamo".

domenica 1 gennaio 2017

Il primo post dell'anno.

Buon anno a tutti, anche alla mia partita IVA. Mi attende in Spagna - simbolo suo malgrado - con tutto l'onere del mettere radici. Mi torna in mente ogni tanto, nelle lievi fitte d'ansia che mi prendono di notte nel bel mezzo di un countdown. Tanto voler tornare, un poco no. Stato letargico di abusi calorici. Le feste. Il piumone. Il coma della sveglia che non suona più. Premere pausa nel gran disco della vita, è questo il mio adesso. E allora io ci penso, all'incertezza sullo stato della mia mini-pianta comprata all'IKEA ("si chiama Gina"); A quando le parlavo, all'amica a cui l'ho affidata, ai fiori rossi che chissà se rifarà. Sul petto ho tutto il peso dei sassi lasciati da decorare all'ingresso. L'astio del fuori controllo riassunto nei panni ancora chiusi nella lavatrice KO. La nostalgia delle foto affollate. Il loop infinito dei messaggi su whatsapp, l'eternità dei "no te preocupes" andalusi che spazientiscono di pigrizia e posposto quello che resta del mio essere italiana del Nord.

Buon anno. Ché è iniziato senza troppa voglia d'eccessi, sulle note di un classico rock come Smoke On The Water. Discorsi d'arte, fuochi artificiali riflessi sulle finestre, il timer dell'iphone impostato male e il sorriso di bambina che ti scappa dentro alle bollicine del rosé. Buon anno inconsapevolmente accompagnato da sincronie augurali di "tanti soldi", che da brava italo-spagnola ho cercato di propiziarmi con un piatto di lenticchie seguito da dodici chicchi d'uva. Perchè saranno pure materiali, quegli auguri, ma sono ahimé l'unica via d'accesso ai viaggi e ai concerti con cui voglio cercare di dare ancora più senso alla mia nuova vita vista mare. 



E non sarà facile, lo so. Perchè sarà l'anno in cui cercare casa nelle complicazioni dell'estate. In cui gettare le basi per un futuro vero, senza scadenze trimestrali per Natale. La nostalgia sarà più dura. Le rinunce più importanti. Ma il mio istinto, l'uno Gennaio, a quanto pare sbaglia poco; E, nella premonizione dei dispari controcorrente, il diciassette mi ha sempre portato bene.

D'altro canto, se qualcosa mi ha insegnato lo schifo universale a cui abbiamo appena detto addio, è che persino nelle circostanze più tragiche c'è spazio per il riscatto finale. Perchè è quando piangi tutte le lacrime del mondo che trovi il coraggio di prendere la decisione che rimandi da una vita. 
É quando un pretesto impone una deadline a un obiettivo che lo porti a termine. É quando la follia del Pianeta ti mette di fronte alla fragilità della vita che tu - per dispetto e per amore, tutto in maiuscolo - VIVI. 

E allora sono qui, ancora una volta, a rileggere i propositi fatti all'inizio del duemilasedici. Per qualche strano gioco del Destino, la radio passa Buon Viaggio di Cesare Cremonini proprio mentre i miei occhi si posano su quella citazione. Ne sa, sí. Dio, eccome. 

Ne ho rispettati cinque su nove. La maggioranza. Una buona media. Gli altri me li porterò dietro come uno strascico, sperando di sporcarli di sabbia e non di fango sul bagnasciuga pieno di conchiglie sotto la mia casa andalusa. E a questo duemiladiciassette, per il resto, chiederò soltanto le solite cose. Le più importanti, da sempre. Le promesse che ogni anno, grazie al cielo, continuo a rispettare:

Vedere almeno un posto in cui non sono mai stata (grazie Amsterdam, grazie Roma); conoscere almeno una persona che attualmente non conosco (grazie Alice, grazie Laura, grazie Veronica; e grazie Davide, e Simone, e Pablo, e Pedro, e Francesco, e Javi, e Luisa, e Isa, e Carmen, e Andrea, e un appello lunghissimo che è meraviglia di infiniti eccetera). Ma, soprattutto, essere felice. 





Postilla: ieri sera, poco dopo mezzanotte, ho aperto Twitter per rispondere a una notifica di auguri. Era ancora il mio compleanno, in Colombia e negli States. Oltre alle emoji coi coriandoli, però, mi è apparsa davanti agli occhi la notizia della Turchia. Mi è tornata in mente quella ragazza di Istanbul conosciuta ad una serata di scambio linguistico in una tetería del centro. Quella che aveva una paura matta - e però doveva, di lì a poco - tornare a casa. Una mia coetanea, innamorata della Spagna e della libertà. Un'insegnante. Una sognatrice. Ho pensato a tutti i suoi progetti, al fatto che si stava per sposare. E l'organizzazione del viaggio di nozze a Cuba, e l'amico di una vita in cui aveva dopo anni scoperto l'amore. E le sere in cui usciva con la sua compagnia di amici, in qualche bar. Era iniziato un nuovo anno, ci si aspettava che io fossi felice, e tutto quello a cui riuscivo a pensare era che avrei voluto avere il suo numero, un cognome per cercarla su Facebook, un cavolo di contatto che mi permettesse di sapere come stava.

Il punto è che ovunque nel mondo c'è qualcuno come lei. Come te. Qualcuno con cui, se solo ti capitasse di parlarci un giorno al tavolo di una tetería, scopriresti di avere un sacco in comune. E allora nessun posto è più abbastanza lontano. Nessuna notizia è più abbastanza indifferente. Nè potrà esserlo mai. 

Ho chiuso Twitter. Ho fatto finta di non aver letto niente per non rovinare la serata agli altri. Ma l'amarezza - maledetti, maledetti, maledetti - rimane come il sottofondo di una canzone brutta e fastidiosa. 



venerdì 1 gennaio 2016

Chi scrive il primo dell'anno (Propositi)

Incredibile, amici! Sono lieta di comunicarvi che nel 2015, per la prima volta nella storia, ho rispettato tutti i propositi fatti ad inizio anno. Sí, vabbè, erano un po' all'insegna del "Ti piace vincere facile? (PotsiPotsiPopopo)", ma lasciatemi crogiolare un attimo nella soddisfazione. 

Perchè dicono che tocchi già farne di nuovi. Dicono - anzi, lo dico io - che quello che fai il primo Gennaio marchi indissolubilmente il tuo percorso nei dodici mesi a venire. Non so come dovrei prenderla, dato che alle due e mezza di notte mi sono messa a modificare delle robe di lavoro. So, però, che come sempre mi è sembrato doveroso scrivere. 



Devo essere sincera: non è che abbia tutte queste gran aspettative, in merito al duemilasedici. Voglio dire, intanto suona male. Duemilasedici. Dosmildieciseis. Dai, si incastra sulla lingua. Biascica e sospira. Non può essere un bene. Poi sono sempre stata dell'idea che, per qualche strana legge dell'equilibrio cosmico, gli anni belli e quelli brutti tendano ad alternarsi con regolare perfezione. E, nonostante qualche inevitabile scossone, il 
mio 2015 è stato splendido. Il 2015, a me, è spiaciuto sul serio lasciarlo andare. 

L'ho fatto in famiglia. Evento che non accadeva - credo - da più di dieci anni. E devo dire che è stato bello, nonostante l'età media superiore ai sessanta, il liscio e le canzoni folkloristiche del ristorante scelto per cornice. Anzi, forse è stato bello proprio per quello. Perchè, per una volta, non sentivo la pressione del dovermi divertire a tutti i costi. Anche mentre ti stai congelando con due gradi sotto zero in piazza. Anche se stai crollando di sonno e male ai piedi sulla pista di una discoteca dove gente ubriachissima si dimena inebetita al ritmo di un insopportabile tunz tunz. Ché magari hai anche speso 80 euro, per entrarci. Che ti tocca spararti i selfie col sorriso a mezzanotte fingendo che sia la serata più supermegameravigliosa della tua vita a beneficio dei tuoi follower su Instagram. Che ti tocca bere anche quando vorresti solo una tisana calda. Perchè a capodanno ci si spacca, raga, devasto. Sennò che festa è? 

Ok, forse sto solo diventando vecchia e bacchettona. Però pensavo ai propositi per l'anno nuovo, ieri pomeriggio. E mi sono resa conto che più che sapere come vorrei che andasse, so con esattezza cosa NON voglio che accada. E NON voglio più - MAI PIU' - passare la giornata del mio compleanno ad angosciarmi in cerca di locali e programmi per la serata. Che non sono più disposta a sentirmi chiedere 75 euro per un cenone più ingresso in una discoteca qualsiasi del Friuli Venezia Giulia sapendo che nella mia Málaga ne chiedevano appena 35 per una cena completa sulla terrazza panoramica dell'AC Larios. E cioè, con tutta probabilità, uno dei posti più raffinati e con la vista più bella sulla città. 



L'anno prossimo lo voglio trascorrere lì, il 31 Dicembre. O comunque in viaggio. Dove il capodanno sembrerà solo un'attrazione turistica tra tante anzichè una squallida forzatura.

Eccoli, quindi, i miei propositi per il 2016. Un anno che un po' mi sta sulle palle, ma che forse - come molte antipatie di primo acchito -  potrebbe rivelarsi invece un grande amore. In fondo ospiterà un sacco di decennali importanti, e dovrebbe vedere l'uscita di dischi interessanti. Tipo Il Cile. Tipo El Pescao. Tipo Dani Martín. Mal che vada, il 2 Marzo trasmettono nei cinema, one night only, un concerto degli Imagine Dragons. Insomma, magari non sarà poi così male.

 


In ogni caso, questi sono i miei obiettivi. Decisamente meno "ti piace vincere facile?". Ma spero comunque di saperli rispettare.

PROPOSITI PER IL 2016


- Organizzare il capodanno per tempo in modo da non passare più la giornata del mio compleanno a innervosirmi sui programmi last minute (vedi sopra).

- Imparare a dire di NO quando non mi va di fare qualcosa, senza dare spiegazioni o preoccuparmi del fatto che la gente possa restarci male. Non può essere così difficile, andiamo. Sono solo due lettere. Solo una N seguita da una O.

- Non ridurre la mia vita al lavoro, per quanto mi piaccia. Quindi uscire di più, impegnarmi per finire prima, non guardare le mail nei weekend.

- "Coraggio, lasciare tutto indietro e andare; partire per ricominciare...". Ché Cremonini ne sa.

- Scrivere un nuovo libro o, per lo meno, trovare una trama valida.

- Organizzare il raduno per i 10 anni del Fanclub de El Canto del Loco (e portare a compimento tutti gli altri progetti annessi e connessi che ho in mente) 

- Visitare Roma (a volte ritornano)

Infine, gli immancabili classici:

- Vedere almeno un posto in cui non sono mai stata. 

- Conoscere almeno una persona che attualmente non conosco.

E voi, cosa vi proponete per questo duemilasedici



sabato 3 gennaio 2015

Ah, già: i propositi!

Sono ancora in tempo per i propositi, vero? Ché mi sveglio tardi, stranamente attratta dall'improvvisazione. Ché il duemilaquattordici, sulla carta, prometteva bene. Cifra pari, cadenza mondiale, cornice del mio cambio di decennio anagrafico. Irripetibile coincidenza nell'uscita dei nuovi dischi di tutti (e dico tutti!) i musicisti che seguo piú da vicino. Per non parlare degli scrittori. La Kinsella. Nick Hornby. E ancora i viaggi, i ritorni, i live. 

Invece.

Invece é stato un anno senza estate. Un anno di ospedali. Di preoccupazioni. L'anno che ha messo in discussione alcuni punti fermi, certi anche stupidi, cambiando molto piú di un taglio di capelli su di me. Ecco perché non voglio farne un bilancio: perché rischierei di penalizzarne i pur numerosi aspetti positivi. Il consolidamento di alcune amicizie. Le gratificazioni. I weekend fuori porta. La mia adorata Spagna, che mi appiccica sempre addosso sorrisi. Non faccio bilanci perché, dei propositi d'inizio anno, ne ho rispettati stavolta solo due su sei. Eppure, tutto sommato (tranne in un caso),non m'importa piú granché. Farne, peró, é una tradizione, cosí come lo é condividerli con voi. Mi piace rispettarla. Amo la sensazione di fruscio di pagina che ha impostare gli obiettivi di un anno da riempire di vita. Eccoli, perció. Soltanto quattro, per non rischiare di cambiare idea. Per non esigere troppo a me stessa. Perché sono ormai da anni, ad eccezione dell'ultimo, le fondamenta indiscusse del mio approccio al futuro. Ma, soprattutto, perché mi piace vincere facile potsi potsi popopo. (In realtà esiste anche un quinto proposito, condiviso con un gruppo di amiche, ma quello – almeno per ora - rimarrá dominio di una ristretta cerchia pro-scaramanzia).




PROPOSITI PER IL 2015

1. Visitare almeno un posto che non ho mai visto
2. Conoscere almeno una persona che attualmente non conosco
3. Tornare in Spagna
4. Andare ad un concerto de El Pescao

Al solito, siete chiamati a condividere i vostri qui sotto. Come sempre, ammesso che vi vada. 



lunedì 30 dicembre 2013

Il solito post con i propositi.

Devo averlo letto da qualche parte. O magari, invece, l'ho solo sentito pronunciare. Il punto è che c'è questo concetto, a girarmi nella testa da un po' in qua: dice che un anno può considerarsi vissuto se ti ha portato a conoscere almeno un posto e una persona nuova. Metrica ragionevole, al momento dei bilanci. Perchè se l'utilizzo (di più: se mi ci baso) non posso non pensare a Bilbao. Ad Arezzo. All'Albufera, persino a qualche scorcio di Parigi. Alle nuove amicizie che si sono intrufolate a riempirmi di più la vita. Non contenta, ci aggiungo i re-incontri. Le Grandi Svolte di cui sono stata alternativamente spettatrice o partecipe. I concerti, ancora: mai così tanti, mai così vari. E scopro che il 2013, malgrado le scarse aspettative del suo esordio, alla fine é davvero valso la pena.


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I nuovi luoghi del mio 2013

Me lo ricordano i soliti riepiloghi: piattaforme social, apposite app, video riassuntivi che faccio ma non condivido solamente per differenziarmi un po'. Hanno ragione, nel loro mero assemblaggio di statistiche. Chè questo è stato l'anno dei cupcake. Della promozione di #Odissea. Del lavoro. Ma anche l'anno dei live. Delle passioni musicali nuove e ritrovate. Dei viaggi. Dei matrimoni. Della sensazione, al contempo spaventosa e elettrizzante, che sia giunto il momento di crescere davvero.


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I concerti del mio 2013

Ancora una volta, come é ormai tradizione, sono andata a ripescarmi i propositi di cui andavo cianciando lo scorso Gennaio. Ne ho rispettati due su sei. Non grandi cose, visto che due dei quattro rimanenti me li trascino dietro come una zavorra da tempi ormai immemori. Eppure, se penso a quel che é stato, sono soddisfatta lo stesso. E, giusto perchè va fatto, propongo con gli auguri le mie ambizioni per il 2014: anno già troppo gonfio di aspettative in virtù dei miei trent'anni, dei dischi in uscita e- soprattutto-  del suo essere pari.  

PROPOSITI PER IL 2014

1. Scrivere un nuovo libro. 
L'idea c'è, la voglia pure. Non resta che rimboccarsi le maniche. 

2. Organizzare la famosa Bella Festa per Capodanno. 
Lo dico da anni, e non lo faccio mai. Il fatto che il 31 Dicembre 2014 io compia i fatidici trenta mi fornisce, questa volta, il pretesto ideale. Ho già in mente chi invitare. Ho già ben chiaro il programma. Mi manca solo la location. Ma, se mi organizzo per tempo, potrebbe non essere un problema. 

3. Tornare a Madrid
Che diamine, ci sono rientrata una volta all'anno dal 2007 al 2012: non mi perdono la mia assenza dalla Capital per più di dodici mesi! Ad ogni modo, ho già comprato il biglietto per il concerto di Dani Martín al Palacio de Los Deportes, quindi inserirlo nei propositi sa molto di “ti piace vincere facile?!” potsi potsi popopo.

4. Cercare un modo per rendermi economicamente indipendente. 
Perché é vero che rientrare nella categoria “bamboccioni” non é quasi mai una scelta; é vero che stare a casa dei genitori comporta svariati vantaggi, ma la crisi non puó durare per sempre, né per sempre puó valermi come scusa. 

5. Pensare un po' piú a me, e un po' meno agli altri [Reprise] 
La seconda parte della frase si puó anche leggere come: fregatene degli altrui malumori, delle critiche, di ogni dubbio che non avevi e poi ti é stato infuso. Intendiamoci: inizio a credere di esserne fisicamente incapace. Peró tentar non nuoce. E, come la festa di Capodanno, questo proposito é un grande classico a cui inizio ad essere persino affezionata. 

6. Conoscere almeno un posto e una persona nuova. 
Perché quella metrica mi ha soddisfatta troppo per non utilizzarla ancora.

Ovviamente, se volete svelarmi i vostri propositi, siete i benvenuti. Tanto si sa, che sono patologicamente curiosa. 

martedì 1 gennaio 2013

Día Cero: immancabili propositi per l'anno nuovo.


Chi scrive il primo dell'anno eccetera. Ergo, non potevo esimermi dal post. Anche perchè, parliamoci chiaro: sono in ritardo. Con i propositi, voglio dire. Li avevo sempre elencati attorno al ventinove Dicembre e guarda ora. Mannaggia a me! Oltrettutto, condividere quelli per il 2012 sul blog mi aveva anche portato bene. Non che li abbia realizzati tutti, intendiamoci. E' anche abbastanza palese. Insomma, di certo non vivo in Spagna, e tantomeno ho visto Roma. Sui Maya, in compenso, ho infierito abbastanza.

Però, però, però.

L'anno trascorso è stato fenomenale, diciamocela tutta. Indigestione di viaggi e note dal vivo. Sogni di una vita che di botto si fanno realtà. Tutti. Anche quelli che sembravano impossibili. Anche un concerto privato di Dani Martìn. Anche la possibilità sempre più concreta di una sua collaborazione italiana. E mica una a caso. Un libro col mio nome, persino quello mi ha regalato la vita. Cos'altro potrei chiederle, ora? Ci ho provato. E le candeline sulla torta si son spente al primo soffio, come mai era accaduto prima.




Ho buone vibrazioni, per questo duemilatredici. Anche se l'ho iniziato con le lacrime a fior d'occhi. Con l'assenza di quei piccoli gesti a cui mi ero abituata. Quelli su cui, stupida, contavo. Non importa. “Sarà l'anno dei cambiamenti”, dice Paolo Fox. E, se penso a matrimoni, dischi e librerie, inizio quasi a credere che abbia ragione.

I miei propositi, seppur in ritardo, ve li elenco a seguire.

  1. Scrivere e viaggiare almeno quanto l'anno scorso. Se riesco a produrre un altro libro è meglio. Se visito almeno un posto nuovo, lo sarà ancora di più.
  1. Organizzare una rimpatriata con gli ex compagni di Università a Parma. Che diamine! Quella città è stata cornice di uno dei miei periodi più felici, eppure sono due anni che non ci metto piede. Più di ventiquattro mesi senza abbracci di persone che mi hanno fatta sorridere. Non può essere ammissibile. Non lo è per niente, dannazione.

  2. Riprendere ad aggiornare la mia rubrica su Total Free Magazine. Sono stati così carini da promuovermi il libro. Mi hanno fatto gli auguri di Buon Compleanno. Eppure ancora latito. Qui urge rimediare.

  3. Smetterla di dare troppa importanza a persone che, tutto sommato, forse non sono poi così indispensabili. Come ovvia conseguenza, basta con le invidie. Le ossessioni per sciocchezze. I musi lunghi. Basta cercare: adesso voglio essere cercata.
     
  4. Iniziare a darci forma, a questo benedetto Capodanno dei miei sogni. Una festa filo-ispanica in cui radunare gli amici più cari. Menù di tapas varie o di Paella. Sangría a fiumi. Dodici chicchi d'uva in un bicchiere e , a mezzanotte, il countdown si fa con tve. La bandiera rossogialla farebbe da arredamento. Magari qualcuno ballerebbe flamenco, chissá. Ci sarebbe musica. Ci sarebbero risate. Ci sarebbero giochi da tavola. Da anni ci penso come alla serata ideale. Da anni mi arrendo prima di provare a metterla in piedi. Ché non c'é il posto. Ché i miei amici, quelli piú cari, sono sparsi ai quattro angoli del globo. Ché la gente, da fuori, non ci verrebbe mai, nello sperduto Nord Est. E peró, se non ci provo, cosa mai ne posso sapere?
  5. Riprendere ad ascoltare le radio spagnole. Ché ultimamente sono piú aggiornata sull'attualitá musicale nostrana che su quella d'oltre Pirenei. E non va bene. Cioé, forse va anche bene. Peró non é da me.

A proposito, c'é un altro rito a contraddistinguere i miei capodanni. Se mi seguite da un po' dovreste saperlo. E allora urge informare: la prima canzone che il caso ha voluto ascoltassi in questo 2013 é Día Cero, de “La Oreja de Van Gogh”. Piú adatta che mai ai nuovi inizi, giá a partire dal titolo. Tanto adatta che, in giri reinterpretativi tutti miei, una parte del testo é tutto quello a cui pensavo stamattina. E allora Veo las sombras de algunas palabras: me miran, se ríen, me culpan, señalan,me arañan con rabia al volar... No volverá a pasar.”




Buon anno a tutti voi, amici miei. 

giovedì 29 dicembre 2011

Propositi per il 2012

Nonostante tutto – e lo dicevo- li amo. Ecco perché, nell'inedita speranza di reperirli tra una dozzina di mesi, decido questa volta di sostituire un foglio con i tag. C'è una regola che seguo, una soltanto: non dev'esserci in mezzo niente di realmente impossibile. Niente capatine sulla Luna, Jet Privati, o matrimoni con aspiranti sosia di Jhonny Depp. No. Solo una sfida con me stessa. Un'intenzione ferma di sbarrare caselline. Così, quasi a dar ragione allo spot di una nota marca di scarpe sportive (ma poi, era Adidas o Nike?), ecco i miei propositi per il 2012. In attesa di leggere i vostri con certa malcelata - e neanche tanto lieve- curiosità.


1. Andare a trovare un'amica a Parigi.


2. Trovare il modo di vivere in Spagna a costo zero, foss'anche solo per qualche mese. Benaccetti programmi Leonardo, Servizio di Volontariato Europeo, concorsi del Ministero degli Affari Esteri, corrispondenze per conto di media nazionali, generose ospitalità prolungate. 



3. Riordinare l'armadio. 




4. Uscire di più, almeno nei weekend. 

5. Terminare il mio annoso progetto di programma radiofonico e iniziare a proporlo (anche gratis) alle piccole emittenti locali. 


6. Mandare mie recensioni e pezzi di costume a riviste nazionali di certa risonanza. 



7. Non tenere aperta la schermata di twitter quando devo fare qualcosa di importante al pc. (imprescindibile per la realizzazione dei punti 5 e 6).


8. Vedere Roma.




9. Riuscire a far interessare qualche booking agency italiana a Dani Martín. Possibilmente senza ricorrere alle minigonne inguinali.


10. Organizzare una festa di capodanno filoispanica. 



11. Organizzare almeno due raduni ad alta affluenza di “Locura Italiana”. 


12. Imparare ASSOLUTAMENTE a ballare le sevillanas (credo di essere l'unica persona al mondo che, pur studiando flamenco da ormai quattro anni, lo ignora) 



13. Giocare almeno una volta al Superenalotto o Win For Life. Altrimenti, come faccio a sperare di vincere?

14. Fare il caffé aggiungendo un po' di cioccolato in polvere nel filtro. Cosí, tanto per vedere che ne esce. 

15. Trovare una risposta spiazzante alla domanda “cosa fai nella vita?”. 

16. Sopravvivere alla profezia dei Maya salutando il 2013 con un sonoro “TIÉ”.